sabato 5 dicembre 2009

Visualizzare la nebbia come portale per altri mondi


Avrei voluto scrivere questa visualizzazione a novembre, che nella mia zona rappresenta il mese della nebbia per eccellenza, ma purtroppo non ce l'ho proprio fatta.

In ogni caso, eccoci ai primi di dicembre di quest'anno. Sono giornate umide, piovose, e spesso non ancora freddissime.

L'altro sabato mattina però, mentre portavamo giù i nostri cani, uscendo dalla porta di casa ci siamo trovati immersi in una densa bruma misteriosa che confondeva e mutava tutto il paesaggio circostante. Le case nei paraggi erano del tutto scomparse. Si distingueva a malapena la ringhiera. La densità dell'aria si poteva tastare distintamente. E non faceva così freddo, anzi, per essere alla fine di novembre la temperatura si poteva quasi definire gradevole.  Regnava uno strano silenzio. La nebbia mi stava invitando in una sorta di intimo abbraccio.

Mi venne in mente la scena di "Amarcord" di Fellini, quando il nonno varca il cancello e si trova immerso in un'atmosfera fatata. Comincia a camminare borbottando e dopo pochi passi perde l'orientamento, per poi ritrovarsi ancora a due passi da casa sua. Sì, perchè quando ti trovi in mezzo alla nebbia più fitta, in un'ora in cui non c'è in giro anima viva, potresti essere dovunque: in città come in aperta campagna, in riva al mare o sul ciglio di un burrone. A malapena riesci a distinguere i suoni lontani, perchè anch'essi vengono attutiti.

Nonostante la nebbia generi quasi sempre un senso di insicurezza, io la trovo estremamente seducente, e ho voluto incorporarla nelle mie pratiche di visualizzazione. Il suo scopo è principalmente quello di fungere da portale per penetrare in nuovi mondi: spesso si ricorre a immagini evocative tipo una porta misteriosa, un tronco d'albero cavo, una scala  a chiocciola discendente o ascendente, a seconda delle circostanze... la nebbia, con la sua mutevole densità, ha la capacità di celare e di mostrare all'improvviso nuovi luoghi, reali o immaginari.

Ora vi descriverò la visualizzazione che uso in vari tipi di meditazioni ed esercizi per raggiungere gradualmente il mio luogo incantato: una spelonca in cima a una montagna con al centro un focolare fatto di pietre. Quando lo raggiungo, che sia notte o che sia giorno, accendo il fuoco, o se lo trovo già acceso... ma questa è un'altra storia, qui vi descriverò solo il tragitto che compio  immersa nella nebbia. 

Siccome il percorso che faccio per raggiungere il mio luogo segreto è molto accidentato, di solito mi faccio accompagnare da un animale (la scelta dell'animale dipende dal mio stato d'animo o da esigenze rituali particolari). In questa visualizzazione è molto importante la presenza di questo elemento: l'animale in realtà non è solo un di più. Egli rappresenta essenzialmente una parte di noi, ovviamente la parte più intuitiva, più vicina all'essenza primordiale dell'Universo. Il farci guidare da un cane, da un lupo, da una lepre o da ciò che preferiamo ci metterà nelle condizioni migliori per seguire il nostro Sé nei suoi viaggi, lasciando da parte il nostro intelletto (la parte più critica e razionale). In questa visualizzazione partirò da casa mia da sola, per poi incontrare un asinello durante il cammino. La casa da cui parto non è quella attuale: è il grigio condominio dove abitavo da bambina. Ciò renderà meglio l'idea di come, grazie alla visualizzazione della nebbia, si possa facilmente passare da un posto all'altro, anche se diversissimi tra loro.


In viaggio verso il luogo fatato

Esco di casa, un condominio uguale a tanti altri nella periferia di una cittadina di provincia uguale a tante altre. Lascio che il portone si chiuda sbattendo alle mie spalle. Mi trovo improvvisamente immersa in una nebbia densa e inquietante, che s'insinua all'interno dei portici e confonde le prospettive. E' primo mattino: in giro non c'è anima viva. Inizio a incamminarmi sotto il portico, per poi dirigermi verso un marciapiede scoperto; e via così verso un incrocio, dove nella nebbia riesco appena a distinguere il lampeggiare intermittente di uno dei pochi semafori rimasti. Mentre cammino la nebbia s'infittisce ancor di più. Posso rendermi conto di dove sono solo perchè sento l'intenso e gradevolissimo profumo del pane provenire da un forno nelle vicinanze. Sto passando davanti al portone semiaperto di una di quelle case vecchie di cortile, da cui in lontananza si sente, attutito, il canto solitario di un gallo. 

Mentre continuo ad addentrarmi in quella cortina impenetrabile di vapore, fiancheggio una ringhiera di ferro battuto, i cui eleganti ornamenti cesellati mi sorprendono un poco. Da quando nella via Xxxx ci sono cancellate così belle? Arrivo a quello che sembra essere il cancello principale e lo trovo aperto: capisco di essermi persa, ma l'entrata è così invitante che, senza esitazione, decido di scoprire che cosa c'è dall'altra parte. La nebbia si dirada un pochino, ma io continuo a procedere con cautela su un bel selciato. Dopo qualche decina di metri il viale inizia a mostrarsi nel suo aspetto trascurato; posso distinguere solo poche spanne davanti a me, ma i miei passi incespicano su un viottolo disconnesso e rovinato dalle intemperie. I ciottoli si fanno sempre più rari, e lasciano gradualmente il posto a una strada sterrata in salita. In tutto questo vacuo biancore riesco appena a intravedere i cespugli di more che fiancheggiano il sentiero, invadendolo prepotentemente. Il profumo di terra umida, di funghi, di foglie marce e di sottobosco autunnale è inebriante, e mi rendo conto di essermi inoltrata in aperta campagna. Piccoli tratti di boschetti si alternano ai campi aperti, ma la bruma si fa sempre più fitta. 

Con un brivido sottile mi metto a fantasticare sulla sensazione che si prova a starsene in un grande prato, circondati da questo mare di nebbia: niente sentieri, niente alberi, nessun riferimento... Ed ecco che proprio in quel momento sento un respiro umido e caldo sopra la mia spalla. Mi volto. Con piacevole sorpresa mi trovo ad ammirare da vicino il bel testone di un giovane somaro, in vena di scorribande per la campagna. Curioso mi annusa, sporgendo i labbroni grigi e vellutati, e incomincia ad affiancarmi in questo misterioso cammino. 

La salita si fa sempre più irta. Quel poco di paesaggio che posso distinguere intorno a noi è sempre più selvatico e incontaminato... i profumi della terra arrivano a deliziare le mie narici sempre più sensibili... il non sapere dove sto andando non mi preoccupa più di tanto: il mio compagno sembra perfettamente consapevole del tragitto da percorrere. Il fatto che quando rallento per la stanchezza lui si fermi ad aspettarmi con aria amichevole mi dice di seguirlo senza farmi troppe domande. Nella fitta nebbia spiccano i suoi occhi grandi, pazienti, saggi come quelli di un vecchio eremita e nel contempo vivaci e fiduciosi come quelli di un cucciolo. Sono occhi antichi come l'Universo. Mi parlano, e io riesco a comprendere ogni cosa. Mi sento al sicuro con l'asinello. Osservo le gocce di condensa sul suo ispido mantello, e provo un grande senso di aspettativa. 

Intanto si è fatto buio. La Luna è alta nel cielo, e si riflette nel luminoso mare di nebbia bianco latte, che ci avvolge come un abbraccio misterioso. A volte riesco appena a intravederla fra i rami spogli degli alberi che circondano il tracciato. Stiamo salendo su una montagna. Quando il terreno si fa più aspro e scosceso, l'asinello mi fa salire in groppa. Quando il sentiero è più agibile, gli dico di farmi scendere perchè voglio camminare al suo fianco. 

Intorno a noi sempre la nebbia, ambigua, che a tratti si dirada e a tratti torna densa, quasi fossimo immersi in un mare di nuvole. Rocce, arbusti e alberi si intravedono a tratti... Improvvisamente, in alto e in lontananza (ma molto più vicino di quanto mi aspettassi), riesco a scorgere una lieve bagliore. All'inizio ho l'impressione di confondermi, ma mentre continuiamo a inerpicarci la luce s'ingrandisce, penetra il muro di nebbia sempre più distintamente. Mi chiedo se per caso stiamo raggiungendo qualche paesino di montagna, ma la fonte di quel bagliore è l'unica visibile. Ormai siamo abbastanza vicini per capire che si tratta dello sfavillare di un falò. So che la nostra meta è proprio quella. Mancano pochi passi, ed ecco che arriviamo a un pianoro su cui si affaccia una spelonca scavata nella roccia. Quando entriamo veniamo avvolti dalla luce calda del fuoco, dallo sfavillare delle sue fiamme e dalla fragranza della legna che arde. Sfiniti, ci lasciamo alle spalle quella misteriosa nebbia incantata, che forse, con la sua costante presenza, ci ha trasportati fino al nostro luogo fatato.


La prima immagine di questo post è una foto scattata da Roccol'ho scaricata da Picasa, e s'intitola "La nebbia nasconde la città di Cassino allo sguardo di chi la cerca". La seconda immagine è una foto scattata da Imerio, e s'intitola"La Val d'Ossola ripresa dal Lusentino in una giornata di nebbia". Anch'essa è su Picasa. La terza immagine è una foto scaricata dall'album di Talba e s'intitola "Sunset by the small river". La quarta immagine è una foto scattata da Goaluca, s'intitola "La riposa", ed anch'essa, come la prima, è disponibile su Picasa. L'ultima foto l'ho scattata io, in una nebbiosa notte di Luna Piena.

4 commenti:

  1. Bellissima la sensazione che mi hai indotto,poi bravissima della descrizione dettagliata,mi è bastato lasciarmi andare,per poter sentire e vedere le sensazioni,quasi ho potuto seguirti in questo percorso.
    Complimenti davvero!

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  2. Grazie davvero, volevo modificarla perchè pensavo che il ritmo della descrizione non fosse abbastanza rallentato per una adeguata visualizzazione, specialmente nella parte finale... ma se mi dici così la lascio com'è!

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  3. La nebbia come fluido onirico ma anche come strumento per inquadrare selettivamente le immagini che ti si presentano, cercarne nuove inquadrature, nuovi inaspettati significati. Molto interessante. Pilotare in qualche modo il proprio universo onirico... Il tuo sforzo, la tua capacità. Ti invidio.

    Italo/Talba

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  4. Hai una capacità di visualizzazione davvero impressionante! Complimenti! Anche questa visualizzazione è meravigliosa.
    Secondo me, va benissimo il ritmo che hai dato. Penso che lasci spazio alle persone di aggiungere dei particolari a loro più consoni. Del resto, in fin dei conti dovrebbe essere solo uno spunto per creare una propria visualizzazione. Una più personale, insomma!
    Comunque, davvero bravissima... Come sempre!

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