tag:blogger.com,1999:blog-19456503151028120932024-01-23T19:48:46.860+01:00Il Vecchio FocolareUn luogo intimo per contemplare le fiamme scambiandosi storie, segreti e rimedi antichi.
Dove lasciarsi attirare dall'incanto del Fuoco per ritrovare le proprie radici.Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.comBlogger29125tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-90729240829763322862010-03-26T22:25:00.037+01:002012-12-30T11:04:55.597+01:00Visualizzazione: Pioggia di primavera<span style="font-size: 130%;"><b><br /></b></span>
<span style="font-size: 130%;"><b>E</b></span> siamo in primavera.<br />
Quante volte in questa stagione si sente dire<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5456588348322112530" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSJPQV_lVj6b4DdmeQSrkyXlg81ImoPVQpu-jVpNtplHzCiVwh6lpvhNaP80Y21TpI6rN3VGXVsXFSxnrDyUbJhNDRoy5Ku6VcBPW2paqc8_-F1J9XYvKosE52Mr2gthnPPiJ6k33z7qk/s320/Pruno+con+gocce+di+pioggia.JPG" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 240px; margin: 0 0 10px 10px; width: 320px;" /> "Ancora pioggia! Ma che primavera è questa?", o addirittura "Che tempaccio! E' tornato l'inverno!"...<br />
Eppure una delle caratteristiche principali della primavera, oltre all'innalzamento della temperatura rispetto agli ultimi giorni di febbraio, è proprio il continuo ripresentarsi della pioggia. Giornate incerte e giornate piovose, non c'è niente di strano.<br />
Ed è proprio così che deve essere questa stagione: non ci potrebbe essere primavera senza pioggia. E' in questo periodo che la natura si prepara a prorompere con tutto il suo vigore, che le gemme sono gonfie di vita, che i terreni devono essere nutriti e dissetati... La pioggia per la Terra è come il latte materno per un neonato: la vegetazione non potrebbe farne a meno nel periodo in cui rinasce dopo il lungo sonno invernale.<br />
Sarà che io ho un debole per le precipitazioni in generale, ma trovo che la pioggia primaverile sia nello stesso tempo rilassante e corroborante.<br />
E poi, dove andrebbe a finire il fascino di certe grandi città senza la pioggia? Persino in certe cittadine della nostra zona le giornate di primavera piovose rendono l'ambientazione molto seducente... Posti di lago come Arona, Verbania, Intra, Orta, io le trovo molto più belle in questo<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5456608048274854706" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-8mwSM-VvoXQI_XeU8H3op5CBpLRafKiTib3ic5eg9-aVeEpq4bscrVP93oLHzlq7qibgZu83a5zMQcFS6bysMQwGn91xXrKO8MHHoSHMN4PwnR01txc4BzSauo1ZW-H_D2DW0nGo66U/s200/Le+parapluie+de+l%27ammore+di+Talba.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 150px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" /> periodo che nelle sfolgoranti giornate di sole estive. Sarà anche perchè c'è meno gente in giro e per le strade si riesce a camminare... Ombrelli colorati, gente nei bar all'aperto delle belle piazzole, riparati dai tendoni o dalle verandine che permettono di vedere il via-vai al di fuori...<br />
E la pioggia che riempie l'aria della sua voce, a volte più impetuosa, a volte delicata. La sento picchiettare sui ferri battuti dei cancelli e dei portoni, la sento sciacquettare nelle pozzanghere e nelle fontanelle, la sento scrosciare sulla superficie cupa del lago che manda il suo misterioso forte odore, la sento gocciolare dalle grondaie... e dai giardini e dietro i muriccioli di pietra fa capolino qualche ramo nuovo, di caprifoglio o di roseto con le sue foglioline verdissime, o i tozzi boccioli dei primi fiori di glicine che guardano verso il cielo plumbeo, come bambini che tirano fuori la lingua per acchiappare ogni singola goccia d'acqua...<br />
Per questo ho voluto pensare a una visualizzazione sulla pioggia di primavera. Non ha un preciso scopo terapeutico, ma mi piace pensare di poter in qualche modo onorare questa manifestazione, che su di me ha sempre un effetto calmante e rassicurante.<br />
La ambienterò non in una cittadina di lago, ma nei campi aperti, dove la pioggia è essenziale per la crescita delle piante, degli alberi e delle sementi.<br />
<br />
<br />
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5456606454804596434" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid9wlqfCo2aA9wV0KPK20PNpxbhsuk-C9DZXkqRSbaqXLjV98Zxld-14rQBW9vhFUsCZylHhjLCZZV34_J2CZYsbyDbLBraiOxyif2rQmieOnPFuPzz0tA-pf2NyM5XE9wTXE6zVxpleE/s320/recinto+5.JPG" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 320px; margin: 0 0 10px 10px; width: 240px;" /><i><b><span style="font-size: 130%;">Pioggia di primavera</span></b></i><br />
<i><b><span style="font-size: 130%;"><br /></span></b></i>
<span style="font-size: 130%;"><b>C</b></span>ammino per i campi. La temperatura è piacevolmente mite.<br />
Si alza una brezza leggera, e per nulla fastidiosa. Il canto degli uccelli sembra farsi sempre più concitato, e alzando gli occhi al cielo vedo che la nuvolaglia si raddensa. Il sole fa capolino solo ogni tanto, gettando sui prati qualche pallido raggio che taglia la prospettiva delle colline in lontananza, e crea degli interessanti giochi di luce. Sulla guancia mi cade una prima goccia.<br />
Per nulla infastidita, continuo la mia camminata con calma. <br />
Comincia davvero a piovere, una pioggia delicata che stende il suo velo su tutta la campagna circostante. Mi guardo intorno piacevolmente sorpresa dal cambiamento della tonalità dei colori. Il colore della prima erba primaverile fra i campi brulli è ora più vivido e audace. Il cielo ha diverse tonalità a seconda della densità delle nuvole, e la sua superficie plumbea inonda il paesaggio circostante di una tinta verdognola.<br />
La pioggia diventa sempre più fitta.<br />
Il profumo che sale dalla terra mi inonda le narici, indefinibile: sa di muffa, di ferro, di muschio, di radici, a volte una zaffata di odore di letame maturo.... ed è buonissimo.<br />
Mi guardo intorno, giro su me stessa e mi stendo sul prato a faccia in su. Con l'aiuto di questa pioggia primaverile mi fonderò con la Terra.<br />
Sento la pioggia picchiettare sul mio corpo. La sento penetrare. La sento mentre m'impregna come una spugna. <br />
Il mio corpo si scioglie piano piano, come fosse fatto di fango. E sciogliendosi diventa una cosa sola con tutto ciò che c'è nel punto in cui ero stesa poco prima.<br />
La mia coscienza si espande, si dilata.<br />
Sono una gemma gonfia, che aspetta il momento di aprirsi.<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5456591817028540274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZi8Ua6u3jvYxVKYR_YDaiIgeSYrLEYP26g7Dfhfsig4WYJSw3moFJ1GdQmZczeYXKAL3btKo3yk5xX1szZbAB9MREETym56iQPVJrvYFMsqK1xxFZKtuna_rgyakadiaeB7fNV-Qt6tw/s320/Caprifoglio+con+gocce+di+pioggia+-+Copia.JPG" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 320px; margin: 0 0 10px 10px; width: 240px;" /><br />
Sono una foglia, che assorbe l'acqua attraverso ogni sua fibra.<br />
Sono uno stelo d'erba, verde e lucido di pioggia.<br />
Sono un lombrico che scava e si attorciglia, ed ammorbidisce il terreno umido.<br />
Sono un seme turgido a sette centimetri di profondità, pronto ad esplodere alla vita.<br />
Sono la radice di un albero centenario che attraversa la Terra in profondità e in larghezza, e che beve e risucchia tutta l'acqua che può, in queste preziose ore di pioggia.<br />
Sono la Terra stessa, che sotto lo scroscio della pioggia di primavera si disseta, si crogiola e si rinvigorisce.<br />
Resto un po' in questo stato di espansione. <br />
Pian piano la pioggia si fa sempre meno fitta, finchè non smette del tutto. Potrebbe succedere gradualmente come all'improvviso. La nuvolaglia si rarefà, e il sole si affaccia timidamente da un ultimo nembo.<br />
La Terra s'asciuga, e man mano che s'asciuga il mio corpo disciolto riprende forma, si solidifica. La mia coscienza gradualmente si contrae e torna a identificarsi con il corpo.<br />
Mi alzo vivificata, mi guardo intorno e riprendo completamente coscienza di me stessa e di ciò<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5456605149672047218" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipEEbRrhQq7oR4Ar0-f65TflcZIhm_ypPA7VpV0xvKR9XpbUeaJIMOmPK8LGqOZFjtvZN9bb3hvcflTuVyZL_kP85XC8d_XuddhrwGGhBcu_Nho8d474SMwXKQa5-O9PVSymP0oD7ZnSQ/s320/da+sopra+il+pergolato+-+Copia+-+Copia.JPG" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 182px; margin: 0 0 10px 10px; width: 320px;" /> che mi circonda. Tutto sembra trasformato rispetto a prima della pioggia: l'arrivo della nuova stagione è imminente.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: 78%;">Le foto di questo post sono state scattate tutte da me, tranne la seconda: s'intitola <a href="http://www.flickr.com/photos/talba/3395464833/">"Le parapluie de l'"ammore""</a>, l'autore è <a href="http://www.flickr.com/photos/talba/">Talba</a> e proviene dal suo bellissimo album su Flickr.</span>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-45227637619915618342010-03-16T21:12:00.080+01:002011-05-22T21:25:18.420+02:00Cantare quando si ha voglia di piangere, sorridere quando si ha voglia di gridare... ma perchè mai?!<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5449370556492663794" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhf6Ffs-uwm5Ibx3u-fGwAvtrs5zNH7KpHiIJ2h2RdjVkpVtUZud3vIku9eT2_b5-k9vM8ilJb4pwfCJSSyVWsLzJkHLT3E-T2b0-8DjPVLTKT18YZ4MYBcxSD9Vjp1hmrfbiK7RukNovs/s200/Another+world+talba.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 150px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" /><br />
L'otto marzo è ormai trascorso da una settimana, ma solo negli ultimi giorni ho deciso di scrivere questo post.<br />
In genere tutti gli anni, in occasione della festa della donna, vedo questo messaggio spuntare un po' dappertutto... mi arriva tramite sms da parte di questa o quella conoscente, lo vedo scritto su innumerevoli siti, blog e forum di vario genere. Quasi sempre siti, blog e forum al femminile. Il messaggio suona più o meno così:<br />
<i>Una donna ha una forza che sorprende l'uomo. Può controllare guai. Cresce i propri figli, sopporta le difficoltà, porta carichi pesanti. Mantiene gioia ed amore. Sorride quando ha voglia di gridare. Canta quando ha voglia di piangere. Piange quando è felice. Ride quando è spaventata. Il suo amore è immenso. L'unica cosa di sbagliato in lei è che a volte dimentica quanto vale.</i><br />
Non so chi abbia inventato questo messaggio così "poetico", e non è così importante saperlo. Ma trovo abbastanza preoccupante il fatto che riscuota un incredibile successo fra tante donne, le quali sembrano identificarsi e compiacersi di quest'auto-celebrazione.<br />
Ciò che più mi colpisce di questo messaggio è la parte centrale: <i>Sorride quando ha voglia di</i><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5449729174503138050" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjlWsrkQrOqb1vzadIETq6hwHTB1VTvv9ULxDko_mUcEPqCXI3SBOLz-zu5ZtXxg6Fjs2kh9fRyGuxIUTvv0pabCyaFlndUXSzNdEVr0Nl8sMtRTSs0z2hIhV55vUTVOOChur7viqCS3A/s200/lanterne+rosse+(sonja).jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 200px; margin: 0 0 10px 10px; width: 196px;" /><i> gridare </i>(in certe versioni addirittura <i><u>tace</u></i><i> </i>(!) <i>quando ha voglia di</i><i> gridare</i>)<i>. Canta quando ha voglia di piangere. Piange quando è felice. Ride quando è spaventata. </i>Anzi, spesso quando si legge la versione abbreviata di questa poesiola, si nota che le parti più sensate ("può controllare guai, sopporta le difficoltà, porta carichi pesanti, mantiene gioia ed amore") vengono sacrificate per indulgere in questo giochetto di parole, che personalmente mi fa davvero accapponare la pelle, ma che a quanto pare piace parecchio.<i><br />
</i><br />
In quante si riconoscono in questa serie di affermazioni? Perchè una donna che prova uno stato d'animo e ne simula un altro suscita tanta ammirazione? Perchè dovrebbe essere presa come modello ideale?<br />
In queste quattro e apparentemente innocue frasette si celebra proprio quel modello di donna per superare il quale sono state fatte tante battaglie civili, dagli inizi del novecento in poi.<br />
Quel tipo di donna a cui non era permesso esternare i propri sentimenti, quella donna da cui ci si aspettava sempre e comunque una dissimulazione dei propri stati d'animo. Una donna che senza batter ciglio accettava di portare sulle spalle non solo il carico pesante dei suoi doveri (e dei doveri altrui), ma anche quello di... fingere.<br />
In queste frasi si elogia la donna che preferisce indossare una maschera sorridente quando sente<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5449370250270071730" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6gbtP36kbAWd2dxpSBtZRNUyR2tkgfjf3IlcW0zjSZzys0v5sPK4nw5Klr3DAjcKg0x_WXTgtxgi8el29GxgKalSJlM0LRdby288IX5FmaWg_eRa8aiuwqNqi_fNAtZ_RAhwRyIbtoP8/s200/black+pride+di+Talba.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 200px; margin: 0 0 10px 10px; width: 146px;" /> il bisogno di esternare la sua rabbia (ma quanta ipocrisia ci sarà in quel sorriso?), e che nei momenti in cui ha il sacrosanto diritto di sfogare il suo dolore in un pianto liberatorio... si mette a canticchiare, per fingere che tutto stia andando alla perfezione anche se il mondo le sta crollando addosso.<br />
Una donna che per non turbare l'andamento normale delle cose deve camminare nel mondo in punta di piedi.<br />
In questo messaggio non si accenna nemmeno una volta a una risata spontanea. Al massimo, quando la donna è felice le si concede di piangere. Perchè la donna, secondo questa poesiola, ride solo quando è spaventata. O tutt'al più quando è nervosa, in qualche altra versione. Per il resto tutto è basto, tutto è carico da soma. Tutto è sopportazione, docile e paziente.<br />
Non fraintendetemi... la capacità di sopportare le difficoltà è una qualità notevole. E tanto di cappello alle donne che sopportano le difficoltà e fanno sacrifici per crescere i propri figli. Ma questo non deve essere l'unico pregio che si prende in considerazione in una donna... anche perchè chi si abitua troppo a sopportare, ad accettare ogni cosa e a sacrificarsi sempre e comunque, finisce per perdere l'allenamento a reagire. E comincia a trovare nella sopportazione una soluzione comoda, perchè non deve prendere iniziative e decisioni di alcun genere. Perchè ci sarà sempre qualcuno che le darà dei basti da portare... Se davvero sono queste le quattro frasi che colpiscono favorevolmente la gran parte delle donne, non mi stupisce che, fino agli inizi del novecento, la donna abbia sempre avuto un ruolo marginale nella storia della civiltà. E sospetto che qualcuna di noi, in fondo in fondo, voglia mantenerlo ancora adesso.<br />
Solo in questo starebbe la forza della donna? Nel sorprendere l'uomo con la sua forza di sopportazione? E perchè mai quest'esigenza di sorprendere, di stupire <img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5450110131294835858" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-PUB83rqHw-bdSMVioatvo7Y41ZHeY9cG1mFpaQd27NgWOVqJBh61uitEJwS4w5j4hooZ6Opz1W6AcafxChINgED6EhQtcDXrkiasibSr-iGhuGbZEqYl_RHSbVYwjCm8rPC_6P8uiYA/s320/sorriso+tilda+2.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 214px; margin: 0 0 10px 10px; width: 320px;" />l'altra metà del genere umano in qualche modo? Non basta essere? Non basta crescere, vivere, andare avanti ed evolversi? E' proprio necessario, ancora oggi, dimostrare qualcosa al sesso opposto? Vantarsi di fronte agli uomini della propria capacità di sottomettersi stoicamente al resto del mondo?<br />
Anzi, a ben pensarci anche sui pezzi che all'inizio mi sembravano più sensati ora mi sorge qualche dubbio.<br />
<i>Mantiene gioia e amore.</i> La donna non può permettersi di provare odio o di esternare la sua rabbia. Deve mantenere gioia e amore. E anche se non è così, ancora una volta piuttosto deve fingere, perchè non sta bene per una donna ostentare liberamente il proprio odio per qualcuno o qualcosa. Se lo fa è una zitella, è acida, è fastidiosa. E' preferibile una donna che si profonde in smancerie anche quando nel proprio intimo odia: è più accettabile dal resto del clan.<br />
Ecco perchè anche in passato, quando una donna decideva di rivoluzionare i valori precostituiti,<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5449724320934020306" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5LIWnQRFDJ9zIxRWtAdEN47YgL3qcNEo1u7Eo-dm0f4tmgLwLgxihp_Pfc5fpZAfJ9q98izlT0tYURw6CHExf-1hpLZGNa19CnG2fi4mMgdCEm8HrZg9Fq6KSy7Zdg4u-ejXwGvhTYIg/s200/Street+Dancers+talba.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 189px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" /> non solo dava fastidio agli uomini ma anche alle altre donne della famiglia... Quante storie di donne che hanno subito violenze domestiche a causa del silenzio-assenso delle parenti più accomodanti, o denigrate, disprezzate, rinnegate e denunciate da altre donne, magari in seguito a un banale litigio, perchè si erano dimostrate troppo poco docili, troppo indipendenti e troppo diverse?<br />
Se le cose stessero davvero come in questa poesiola, mi chiederei fino a che punto in passato fosse davvero stato solo l'uomo a soggiogare la donna, o se fosse stato anche un certo tipo di donna a voler lasciarsi sottomettere... e a pretendere che anche tutte le altre si sottomettessero insieme a lei, la donna modello.<br />
Amore e odio sono parte integrante di ogni persona... che senso ha dire "Le donne sono così e cosà, provano questo e quello, fanno questo e quest'altro"? E' così che si elogia una donna?<br />
<i>L'unica cosa di sbagliato in lei è che a volte dimentica quanto vale. </i><br />
Insomma, una donna vale per tutte queste cose. Vale perchè sopporta, perchè finge e perchè cresce i propri figli. E se si dimentica di valere e di vivere per queste cose, se rinuncia a rispecchiare questi "valori", se per caso un giorno le dovesse saltare in mente che vale anche quando odia, che vale anche quando decide di smettere di sopportare, quando grida se sente il bisogno di gridare, quando piange se ha voglia di piangere e quando ride perchè è felice, o infine perchè ha scelto di non avere figli... è meno donna?<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5450111073636660738" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLlFw_wEnb6IHRNRXeSkw5Yr4ia5rbo529wfOSv0BT6Irt1dRkIunQer7v6MyTIiL0fIjHNuwvdcpnxGbp_F4DlaaVt_ByhLUJzt-PhgaQwPXGMNf_UMaTWNJOUmpd6L_46DDHgae-P9w/s320/The+big+sister+talba.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 214px; margin: 0 0 10px 10px; width: 320px;" /><br />
Bel modo di auto-celebrarci, specialmente nel XXI secolo.<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: 78%;"><br />
</span><br />
<span style="font-size: 78%;"><br />
</span><br />
<span style="font-size: 78%;">Le foto che compaiono in questo articolo sono le seguenti: la prima è di Talba, tratta dall'<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/">album di Talba</a> su Flickr, e s'intitola "<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/3230628539/">Another world</a>"; la seconda è un primo piano di Gong Li, dal film Lanterne Rosse (emblematica rappresentazione della vita meschina che conducevano le concubine in Cina, ancora nel 1920. Nella storia la protagonista, esasperata dal sistema vigente nella casa in cui è relegata, arriva a fingersi incinta per ottenere le attenzioni del marito e il rispetto delle altre mogli, e persino della servitù); la terza, ancora di Talba, s'intitola "<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/3249067856/">Black Pride</a>"; la quarta è un primo piano di Tilda Swinton (nell'ultima inquadratuta del film "Orlando"), attrice scozzese ribelle e anticonformista: una figura androgina che sarebbe piaciuta molto a Virginia Wolf... La quinta è un'altro belliissimo scatto di Talba intitolato "<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/2284706312/">Street dancers</a>"; l'ultima, infine, è sempre di Talba, e s'intitola "<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/2051778595/">The big sister</a>". Come sempre... grazie mille Talba!!!</span>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-8594001517208625922010-02-21T22:03:00.016+01:002010-03-15T23:27:13.475+01:00Due storie di montagna<p><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p><p><em>Sommario:</em><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-Fumne fumne, andè a durmì!</em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-Il Gamber</em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p><p><span style="font-size:130%;"><strong>O</strong></span>ggi vorrei raccontarvi due aneddoti presi dalla viva voce di un'anziana signora di Ivrea, che mia mamma conobbe ai tempi in cui era degente in ospedale. Sono due storielle semplici , che il papà di questa signora a sua volta raccontò a lei e ai suoi fratelli, e che probabilmente vennero tramandate da qualche nonno.</p><p>Entrambe mostrano uno spaccato di vita quotidiana, quando la gente di montagna ancora viveva in una realtà agro-pastorale, e la sera le famiglie si raccoglievano per narrarsi qualche storia divertente. Mia mamma, mentre la sua compagna di stanza raccontava, riuscì a scrivere tutto per filo e per segno, comprese le espressioni dialettali (della cui provenienza, però, non siamo del tutto sicure). Io voglio trascriverle così, tali e quali a come furono raccontate.</p><p><br /></p><p><span style="font-size:130%;"><strong><em>Fumne Fumne andè a durmì!</em></strong></span></p><p>Una volta c'erano solo gli uomini che lavoravano fuori: le donne lavoravano in casa, accudivano i bambini, le bestie che avevano lì.</p><p>'Sti uomini stavano via dal lunedì e magari tornavano al venerdì. Allora le donne si trovavano tutte sole e alla sera si radunavano nelle case, una sera in una, una sera in un'altra, e preparavano i dolci con la farina, le uova, il latte... e magari, se avevano le vigne, bevevano anche il vino, o se no bevevano il vino di mele (ad pumm).</p><p>Uno di questi uomini è ritornato prima del solito e si è accorto di queste festicciole e pensava: noi siamo fuori a lavorare tutta la settimana e loro sono qui che fanno le festicciole.</p><p>Allora è andato a dirglielo agli altri uomini: </p><p>"Nui 'nduma lauré cume asu, dì e noĉ e lur is las spassu benone. Mangiu e i beivu a nosce spalle. De', i sun pescaie mi, che mangiavu e i beivivu! (Noi andiamo a lavorare come asini giorno e notte e loro se la passano benone. Mangiano e bavono alle nostre spalle. De', le ho pescate io, che mangiavano e bevevano!)"</p><p>"Ma va', ai cherduma nen! Perchè i g'an tant da fe': i g'an da vardé i matoit, e i bestie. Alura a la seira i eu strache.(Ma va', non ti crediamo! Perchè loro hanno tanto da fare: devono guardare i bambini e le bestie. Allora la sera sono stanche)"</p><p>"I cherdé nen? I fag ugghe mi! (Non mi credete? Vi faccio vedere io!)"</p><p>"Fuma 'na roba: i finisciuma un' ura o due prima e i iu pìuma sul faĉ! (Facciamo una cosa; finiamo una o due sere prima e le prendiamo sul fatto!)"</p><p>Allora alla sera sono arrivati e lì nelle case non c'erano le stufe, ma il camino, e loro erano riunite intorno al camino e mangiavano i loro dolcetti e mentre i bambini erano a dormire, se la spassavano a farsi i loro racconti.</p><p>Quello che le aveva pescate, gli ha detto con gli altri mariti: "Non ci credete? Adesso vi faccio vedere io!"</p><p>E c'era uno che aveva una gamba di legno e gli ha detto:"Gava 'n po' 'sta gamba! (Tirati via la gamba!)"</p><p>E allora gli altri si sono nascosti dietro a un cespuglio per vedere la scena e lui è andato sul tetto (di pietre) e ha incominciato a dire:</p><p>"Fumne fumne andé a durmì... (Donne donne andate a dormire...)"</p><p>E una: "T'è sentù? (Hai sentito?)"</p><p>E l'altra: "Mi no (Io no)"</p><p>E quella: "Sum sentù 'na vusc da omm (Ho sentito una voce di uomo)".</p><p>"Ma no, t'è sbaglià, t'è... (Ma no, hai sbagliato, hai...)"</p><p>"Spécia, spécia, parluma più, che sentuma sa gh'è ancù... (Aspetta aspetta, non parliamo più, che sentiamo se c'è ancora...)</p><p>E una è uscita per vedere ma non ha visto niente. Allora hanno ripreso il loro festino, e ancora più forte:</p><p>"Fumne fumne andé a durmì che 'l Signùr a vlu manda da dì!... (Donne donne andate a dormire che il Signore ve lo manda a dire!"</p><p>E allora le altre donne dicono che lo hanno sentito anche loro ed essendo credenti si sono spaventate. E avevano paura anche di uscire.</p><p>E l'uomo ancora più forte:</p><p>"Fumne fumne andé a durmì! 'Chè si cherdé nen che Diu cumanda, ecco qui la santa gamba! (donne donne andate a dormire, che se non credete che Dio comanda, ecco qui la santa gamba!) "</p><p>Sai loro lo spavento, sì che son partite di corsa per andare ognuna a casa sua. </p><p>E da quel giorno di festini non ne hanno fatti più.</p><p><br /></p><p><span style="font-size:130%;"><strong><em>Il Gamber</em></strong></span></p><p>C'era una volta un uomo grande e grosso, tipo un gigante, con quei cappelli grossi, neri, quei mantelli, sai, neri e lunghi che si buttavano sulla spalla, era latitante perchè aveva violentato - dicevano - una ragazza, e allora era scappato sulle montagne, e viveva da una stalla all'altra, di quelle dove andavano le mucche, i greggi; e quest'uomo si chiamava "Gamber", forse perchè camminava molto lo avranno soprannominato così. Allora le donne avevano tutte paura di lui, perchè lui se trovava delle donne sole non è che non gli faceva proprio niente.</p><p>Era vagante, e come la gente lo vedeva arrivare gli offrivano da mangiare e da bere purchè se ne andasse via, perchè nessuno lo ospitava. Perchè lui non era proprio cattivo, però alle donne faceva paura.</p><p>La nonna, di cent'anni, l'aveva conosciuto e lui aveva sempre rispetto per lei e la sua famiglia: forse erano state le malelingue a mettere in giro questa diceria, e poi lui era timido, non era persona che parlasse tanto, e così alimentava la diceria: sai com'era, alla sera, quando la gente si riuniva nelle stalle a raccontare al caldo, a ricamare, cucire e raccontare delle storie ai bambini.</p><p>Mio papà quand'era piccolo andava a pascolare come tanti altri ragazzini in montagna: e gli davano da mangiare latte, gremma, mascarpa, e formaggio, e grulle col latte.</p><p>Alla sera raccontavano le storie paurose e gli raccomandavano: "Attento a Gamber, se lo vedi vieni ad avvertirci!". E lui una sera che aveva bisogno di fare la pipì è uscito per andarla a fare nel prato.</p><p>Com'è uscito si è trovato di fronte quest'uomo gigante tutto nero, figurati! Allora è tornato indietro di corsa, senza dire niente, mentre il Gamber è entrato e gli uomini gli hanno offerto da mangiare e da bere. E lui, mio papà, per la paura non s'è più mosso. Alla fine, quando il Gamber ha fatto per uscire, gli è passato vicino e gli ha messo una mano in testa, scompigliandogli i capelli e dicendo: "Ciao bel matalìn!"</p><p>E lui, quando quello è uscito, si è trovato i calzoni tutti pieni, e non solo di pipì, e non sapeva come fare: non osava spogliarsi davanti agli altri. Per fortuna non l'aveva fatta tanto molle, così quando tutti sono andati a letto lui ha tolto col fieno quello che c'era di grosso e ha nascosto la sua popò insieme a quella delle mucche.</p><p>Questa cosa gli è rimasta impressa tanto che la raccontava sempre a noi suoi figli. E noi gli dicevamo: "Ma non avevi da cambiarti?" E lui rispondeva: "Ma se non avevamo neanche le mutande! La sporcizia? Aiutava a tenerci insieme: non son mica morto per quello! Sun ancù qui!"</p><p>E com'è andato a finire quel Gamber? Non l'han trovato più. Forse l'ha ucciso qualche uomo perchè lui avrà importunato qualche donna o qualche ragazza. Sarà finito in qualche canalone. Chissà.<br /></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-91686604893772385312010-02-14T21:17:00.023+01:002010-02-17T18:40:28.450+01:00Libri per approfondire lo studio delle erbe<p><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>Sommario:</em></span><br /></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-Per avvicinarsi all'erboristeria</em></span></p><br /><p><span style="font-size:85%;"><em>-Coltivazione delle aromatiche e delle erbe medicinali</em></span></p><br /><p><span style="font-size:85%;"><em>-La ricerca in natura</em></span></p><br /><p><span style="font-size:85%;"><em>-Per approfondire la storia e il folklore</em></span></p><br /><p><span style="font-size:85%;"><em>-"I Giardini Incantati" di Devon Scott</em></span></p><br /><p> </p><strong><span style="font-size:130%;">N</span></strong>ell'articolo precedente ho descritto un tipo di approccio che secondo me può essere utile a una Strega Verde nel suo avvicinamento allo studio e alla comprensione delle erbe magiche. Ora vorrei indicarvi qualche libro di erboristeria, di folklore e sulla coltivazione delle aromatiche, giusto per dare qualche dritta a chi fosse interessato a questo genere di percorso. Ovviamente di libri validi ce ne sono tantissimi: in questo post parlerò di quelli che ho letto e consultato io, e che mi sono stati indispensabili nella pratica e nella ricerca.<p><em><strong><span style="font-size:130%;"><br /></span></strong></em></p><p><em><strong><span style="font-size:130%;">Per avvicinarsi all'erboristeria</span></strong></em><br /></p><p><img style="MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 138px; FLOAT: right; HEIGHT: 200px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5438196991202001458" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqJeOu8s2d57BNvYgF0hOt9LW-kgZVGGcZnzZhB986UnB5c1tF-D3dXXQILU8R9UHtBFX6GpxRaiXvaOVW8xkE8zvDpHdO2FDmgWs0DKck1TaG65t-pNsh07NfYs4WrcOc2mtYnossmlI/s200/img074.jpg" />Il primo libro che mi fece appassionare, e che ancora apprezzo e utilizzo più di tutti, è <strong>"Curarsi con le erbe", edizioni Demetra</strong>. Mi piace molto com'è organizzato.<br />La metà superiore delle pagine è dedicata alle schede delle singole erbe, suddivise in diverse sezioni (riconoscimento, proprietà, impiego, avvertenze, curiosità), con delle belle foto grandi che aiutano a riconoscere le erbe anche dal punto di vista visivo, e con una tabella in cui vengono indicate le parti da usare e il periodo balsamico di ognuna di esse.<br />La metà inferiore di ogni pagina è dedicata ai ricettari (quelli riguardanti la salute sono suddivisi a seconda degli apparati del corpo umano): tisane, oli, unguenti, impacchi, pomate, tinture, grappe e ricette culinarie, descritte proprio come le avrebbero potute preparare le nostre antenate, con ingredienti casalinghi e strumenti facili da reperire. Non mancano anche le ricette culinarie, di grappe ed elisir: c'è davvero di che sbizzarrirsi!<br />Inoltre all'inizio c'è un capitolo ben articolato, che introduce le basi dell'erboristeria fatta in casa, con tutte le dovute precauzioni.<br />Infine c'è un glossario e diversi indici che facilitano la consultazione (dei nomi delle piante, dei sintomi, delle malattie, degli organi, delle ricette in cucina).<br /></p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 141px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhf_bsof6Wx6HcxmzfjQDdD8lqsW7z76LOaMAQdX0bNJlAcDikJVGLZMYyaTg2oAVK08eERl133WALmMbi0nLvkowITdnmm2PFnesMwEVHaL7Jpr7nC2JzZTi3LFvYMASnkFUnF3qQYt8s/s200/img077.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5438203964104883458" />Un altro libro che ho trovato molto utile è <strong>"Enciclopedia delle erbe e delle piante medicinali", di Tina Cecchini, De Vecchi editore</strong>.E' un volume strutturato proprio come un'enciclopedia. Qui le erbe (e gli ortaggi che hanno proprietà medicinali) ci sono proprio tutte, anche quelle velenose. Anche il miele fa la sua comparsa, visto che è un ingrediente naturale esclusivo, dalle mille preziose proprietà. Ovviamente sotto la descrizione di ogni erba o pianta medicinale ci sono svariate ricette, che si riferiscono ai vari disturbi del corpo umano. E' bello perchè c'è anche una sezione dedicata agli animali. L'unica pecca è che ci sono poche foto e pochi disegni.<br /></p><p><br /></p><span style="font-size:130%;"><strong><em>Coltivazione delle aromatiche e delle erbe medicinali</em></strong></span><br /><br /><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 142px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfi1uZzx8cEc9_r4uYNQlkopCdcehr2CDGw6SqE9zbcrUyYfPSOEgzDUDO4t-Eo80WhyphenhyphenBTo5blJvR0NzgBTLclJI-Jcbu_-SQQ6VtKv7A4nfj0anrJFgW9w0uU16Hnslw0csjwTct_XHY/s200/img075.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5438204757918036322" />Per chi è interessato a dedicarsi personalmente alla coltivazione delle aromatiche, ancora la <strong>Giunti </strong><strong>Demetra </strong>ha pubblicato un bel volumetto, <strong>"Il giardino delle piante aromatiche medicinali"</strong>, dove potrete trovare molte delle erbe già ampiamente descritte in "Curarsi con le erbe", ma dove la sezione medicinale viene trattata in modo più sintetico per concentrarsi maggiormente sulla parte della coltivazione. Quindi per ogni erba verranno elencati brevemente i principi attivi, le caratteristiche, l'uso in erboristeria e in cucina, quindi, in modo più dettagliato, le modalità della semina, della riproduzione tramite talea, delle temperature ideali per la germinazione, dell'esposizione alla luce, della raccolta e della conservazione. Anche questo libro è corredato di foto, grandi e a colori.</p><br /><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 137px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxkJ8OvyOWwkr-JtX1pkfAB7ppmktE7YIPlpy7LQ2XIX9VeIfy5NprVJ8kUzqskNxZKA3_MCuPWeoj6gtA-AgHOM4XznOxMmgFT-R8GJqH4T3jkusoaSNN8Alm9dYD2VIdEzoR2mqmGgQ/s200/img078.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5438205431783695858" />Un altro libro interessante per cimentarsi nella coltivazione delle piante medicinali è <strong>"Come coltivare le piante medicinali" di Lucia Mocchetti (De Vecchi Editore)</strong>, dove, oltre alle aromatiche più comuni, vengono descritte una per una in modo completo (quindi anche in questo caso sia dal punto di vista erboristico che della coltivazione) molte specie, talune abbastanza rare, suddivise in tre categorie: piante medicinali alimentari, erbe medicinali, piante medicinali ornamentali (fra cui anche piante velenose come ad esempio l'oleandro, il mughetto e lo stramonio). Degno di nota è il primo capitolo, dove si parla in modo approfondito di tecniche colturali specifiche come la semina a dimora e il ripicchettaggio, di riproduzione mediante talee, propaggini e stoloni, di terricci e composte particolari, nonchè dei periodi balsamici delle varie piante, dei metodi di preparazione, di essiccamento e conservazione.</p><p><em><strong><span style="font-size:130%;"><br /></span></strong></em></p><p><em><strong><span style="font-size:130%;">La ricerca in natura</span></strong></em><br /></p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 134px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEja8fV0W-4iZTuQqb96h6WUMKI79RK2-Y7V6U5mrD20hzVfb8rBUv5Dpby2-nhQw7tqepObIpezamzVRQQcy3nIwLoDiR8kV1WQKDiyuYKqXX8REu80u9DydWZwSIr9tOLjFTrFobX2Sjs/s200/img071.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5438208122491927186" />Per chi invece vuole dedicarsi alla ricerca delle specie nostrane, consiglio un piccolo libro intitolato <strong>"Erbette di prati e boschi. Conoscerle e raccoglierle" di Monia Marin ((Gribaudo Tempolibro)</strong>. E' una sorta di quadernetto ideale da portarsi dietro durante le passeggiate, con la descrizione dettagliata di tutte quelle erbe utili a cui spesso non facciamo caso... erbe che crescono nel sottobosco, sul limitare dei campi, nei prati, che fuoriescono dai muriccioli di pietra o che fanno capolino sui cigli delle strade sterrate. Non ci sono foto, ma disegni. Portarsi dietro un libriccino come questo, oltre ad aiutarci a diventare abili nel riconoscimento delle erbe, ci permetterà anche di conoscere l'habitat naturale di molte piante che invece spesso ci limitiamo a comprare in erboristeria. Anche qui troverete qualche semplice ricetta di infusi o decotti, e ovviamente le caratteristiche e i principi attivi di ogni erbetta.</p><br /><p><em><strong><span style="font-size:130%;">Per approfondire la storia e il folklore</span></strong></em></p><p>Passiamo ora ai libri sulle piante dove potremo trovare informazioni sull'aspetto storico e folkloristico delle erbe e delle piante magiche.<br /></p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 142px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg45YNYP8YJH6x5sjVnUqHgnsXFYcbC0tQknNsBxTJCWFzPWgoKNPYVJOe7y610aP2uM_71ICASamDZAdOQm65qOqTB8XeVewjcG9a14CkVfYrOI_v3JEzSotggJG1rc8c47MVL1cMzw_A/s200/img072.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5438208853325777538" />Un libro che è una vera miniera di storie, leggende e antiche credenze sulle erbe magiche e medicinali è <strong>"La Magia delle Erbe" di T.F. Thiselton-Dyer (Elfi Edizioni)</strong>. Io l'ho trovato davvero favoloso. Tanto per darvi un'idea della vastità di argomenti che vengono trattati, vi menzionerò alcuni capitoli che mi hanno affascinato in modo particolare, come: Storia e folklore vegetale; Riti e miti vegetali; Le piante del fulmine; Stregoneria vegetale; La demonologia e le piante; Piante, sogni e futuro; Il tempo e le piante; Il linguaggio delle piante; Le piante nella medicina popolare; Storie e leggende. Altri argomenti trattati sono l'uso cerimoniale delle erbe, o la teoria delle segnature, le piante negli incantesimi d'amore... L'unica pecca di questo libro è che non esiste un indice analitico, per cui se si cercano informazioni specifiche su una singola pianta in un dato momento, senza aver già letto il libro per intero non la si troverà tanto facilmente: insomma, non è adatto per una rapida consultazione . D'altra parte questa è anche una buona cosa: se davvero interessa approfondire l'aspetto folkloristico delle erbe magiche è sempre meglio studiarlo in modo articolato e approfondito, e non nozionistico.</p><br /><p>In molti altri libri, anche se non dedicati esclusivamente alle piante magiche, ho trovato parecchie informazioni interessanti sulle tradizioni e le leggende riguardanti le erbe, gli alberi e i fiori magici. Per esempio, nei capitoli <em>"Fiori alpini"</em> e <em>"Alberi e spiriti dei boschi"</em> del libro <strong>"Leggende delle Alpi" di Maria Savi Lopez (editrice Il Punto-Piemonte in Bancarella)</strong>, di cui avevo già scritto una breve recensione qualche tempo fa nell'articolo <a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/12/letture-di-natale-magia-mistero-e.html">Letture di Natale: magia, mistero e brividi</a>; nell'ultima parte del bellissimo <strong>"Dalla parte delle Streghe" di Vanna De Angelis (Piemme edizioni)</strong>, un libro-denuncia sulle innumerevoli ingiustizie perpetrate alle streghe e alle guaritrici di ogni tempo; nel capitolo <em>"Il cerchio sacro dei simboli annuali"</em> del libro <strong>"Il Vischio e la Quercia. Spiritualità celtica nell'Europa druidica" di Riccardo Taraglio (Edizioni L'Età dell'Acquario)</strong>, un libro che ho amato in modo particolare. Inoltre ho trovato diverse informazioni sparse anche in <strong>"Streghe, Esseri Fatati ed Incantesimi nell'Italia del Nord. La Magia popolare delle saghe italiane dagli Etruschi all'800" </strong>e <strong>"Antichi Incantesimi. Rituali, magie d'amore e di guarigione, aneddoti, storie", entrambi di Charles G. Leland (entrambi della Elfi Edizioni)</strong>: due libri a cui sono molto affezionata, sicuramente meno famosi de "Il Vangelo di Aradia", ma che io ho apprezzato molto di più perchè più ricchi di argomenti e meglio documentati.</p><p><em><strong><span style="font-size:130%;"><br /></span></strong></em></p><p><em><strong><span style="font-size:130%;">"I Giardini Incantati" di Devon Scott</span></strong></em><br /></p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 132px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8piKK6oQctgW6ynXOyrslenn11-bhDzmy4HfL81vZHxr0A0gylzItpVyMgmote84Pc_oMUuM1ipkSUT1b9K_uxmtvyKFHZUzWMYZjh2Un6LV9tVz042BAoUVm5UdcIbPq4QHjO3ewFWw/s200/img073.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5438209484462978114" />Infine vorrei consigliarvi caldamente <strong>"I Giardini Incantati. Le Piante e la Magia Lunare" di Devon Scott (edizione Venexia)</strong>, un testo completo di Stregoneria dedicato in modo particolare alla magia delle piante e della Luna, e alla grande influenza che il pianeta delle Streghe per eccellenza (che nel libro viene introdotto sia dal punto di vista astronomico che astrologico) ha sulla coltivazione delle erbe e il loro utilizzo in ambito magico. </p><p>In questo testo lo studio delle piante viene sviluppato sia dal punto di vista erboristico che storico e folkloristico. </p><p>Quest'autrice ha davvero fatto un lavoro meraviglioso: ha scritto un libro pieno di passione, che stimola ad esplorare il mondo delle erbe e a lavorare con esse. <br /></p><p>I capitoli che mi hanno affascinato di più sono <em>"Il giardino: uno spazio magico"</em>, dove si parla della sacralità che la vegetazione ha sempre goduto presso i popoli di ogni tempo, e dove c'è un paragrafo dedicato alla costruzione del nostro giardino esoterico; <em>"Piante sacre, magiche e medicinali"</em>, dove si parla appunto di storia e di folklore; <em>"La nostra dispensa naturale"</em>, dove vengono descritti con semplicità i metodi di raccolta e di conservazione delle erbe; <em>"Come usare le piante"</em>, dove oltre ai classici infusi e decotti l'autrice spiega come fare incensi, creme, maschere e tonici di bellezza, cuscinetti e saponi. Sono stati proprio questi capitoli che mi hanno stimolata ad approfondire la mia pratica con gli oli da massaggio e le tinture. </p>Nella seconda parte del libro si entra poi nel campo prettamente magico, con capitoli dedicati agli strumenti e al corredo della Strega, alle dimore lunari, ai rituali e agli incantesimi per l'amore, la prosperità, la forza vitale e il coraggio, i poteri mentali, la salute e la protezione: anche qui la presenza delle piante magiche resta sempre una costante. Un capitolo di grande interesse in questa sezione è quello intitolato <em>"L'Anno Magico"</em> in cui l'autrice parla in modo approfondito del ciclo annuale, delle feste che scandiscono ogni stagione e dei rituali per onorare la trasformazione della Natura in ogni mese.<br /><p>Un altro aspetto che ho trovato interessante è che in questo libro viene data molta importanza anche alle tradizioni magico-iniziatiche dell’Europa Occidentale e dell’area mediterranea, tradizioni che spesso, quando si parla di Magia Verde, vengono trascurate da molti altri autori che prediligono la sfera celtica e nord-europea.<br /></p><p>Insomma, "I Giardini incantati" è un libro che consiglio caldamente a tutti, anche a chi di Stregoneria non s'interessa più di tanto. Perchè non è solo un libro che parla di pratiche esoteriche. E' un libro che, attraverso un viaggio nel mondo della Magia Naturale, invita alla ricerca di una nuova armonia fra il microcosmo e il macrocosmo, di un'empatia fra l'essere umano e la vita pulsante della Terra che, dal momento della nostra nascita a quello del nostro dissolvimento nel Tutto, ci genera, ci nutre, ci fa crescere e ci ri-accoglie, in un ciclo di eterna trasformazione. </p><p><br /></p><p><span style="font-size:78%;">Le immagini di questo post sono state scannerizzate dalle copertine di alcuni dei libri da me recensiti.</span></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-89526529107857446962010-01-31T12:52:00.042+01:002011-01-24T13:36:23.608+01:00Le erbe in magia: imparare a capirle e a utilizzarle<p><br /></p><p>Frequentare i forum di neopaganesimo può essere utile per molti aspetti, perchè anche se le persone non ti vengono sempre a raccontare come praticano in privato, ci si rende conto di quanto certi campi, come la magia delle erbe e l'erboristeria, vengano presi sul serio.</p><p>Leggendo diverse discussioni mi sono resa conto che il più delle volte molte persone parlano di incantesimi e di sacchettini fatti con le erbe senza nemmeno averle viste in natura, averle odorate e toccate con mano. La tendenza generale è quella di cercare sui libri e sui siti gli usi magici di certi ingredienti, taluni anche esotici e difficili da reperire nella zona dove abitiamo, e di copiare ciecamente nei quadernetti e nei cosiddetti "Libri delle Ombre" una sfilza di nomi e di<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 307px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg25xzOvH8xuq4ROjpmneP3CNmh3W1MveLsQC1yxn-v4wxr9_Tw6NqhAi1SQhmyjzpMu_MB4u8Lbf_Q0RsEYtoYOHW9kSt8bhAUobCyknoga8hVOfVZb3SViVu7OnJC7OHFHpDSGSBuxE/s320/img069+-+Copia.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5433763365455930034" /> liste, senza però essere in grado di verificare come e perchè una tale erba è utile per la prosperità e una tal altra per un rito di protezione o d'amore. </p><p>Come fare a capire l'utilizzo magico di un'erba, una pianta o un fiore?</p><p>Innanzitutto, a mio parere, è bene cominciare a utilizzare le erbe e i fiori della nostra zona. Non dico che ci sia qualcosa di male nel ricorrere anche a specie un po' più esotiche, ma per iniziare è utile conoscere da vicino ciò che abbiamo intorno a noi, capire come vive e cresce nel suo ambiente naturale e da che tipo di energie è stato circondato e nutrito ogni giorno. </p><p>Infatti, se crediamo in una filosofia olistica, dobbiamo comprendere che i poteri di una pianta, sia medicamentosi che magici, derivano anche dalla terra in cui ha messo radici, dall'aria che ha respirato, dall'acqua con cui si è dissetata e dal tipo di sole (o ombra) sotto cui è cresciuta e ha sviluppato i suoi oli essenziali e i suoi principi attivi. Insomma, ogni pianta porta dentro di sè l'essenza del <em>Genius Loci </em>che l'ha protetta e salvaguardata, che si è preso cura di lei dal momento in cui è nata.</p><p>In fondo una Strega Verde, per fare dei rituali efficaci, può disporre anche solo di poche specie locali. Sarebbe una buona idea coltivare le erbe da sè, ma mi rendo conto che, nonostante le aromatiche richiedano poca manutenzione, non sempre questo è possibile a chiunque.</p><p>L'altra volta abbiamo parlato in lungo e in largo del rosmarino... questa pianta ha degli innumerevoli usi, che vanno dai rituali d'amore a quelli di protezione, da quelli di purificazione a quelli di guarigione. E così abbiamo anche l'ortica, la salvia, l'aglio, il timo, il basilico, l'origano, il peperoncino e molte delle piante ed aromi che usiamo in cucina... siamo sicuri di aver preso in considerazione <em>tutti</em> i loro usi magici prima di rivolgerci a piante più esotiche o dai nomi più intriganti?</p><p>In secondo luogo, non credo abbia senso mettersi a pasticciare con le erbe senza aver alcuna idea dei loro usi erboristici. E' proprio con l'erboristeria che probabilmente certe nostre antenate (molte delle quali prima che streghe erano guaritrici) si accorsero che i poteri medicamentosi di una pianta avevano una corrispondenza anche sul piano invisibile. </p><p>Come ho già accennato in passato, ho sempre pensato che per imparare ad apprezzare una pianta dal punto di vista magico bisogna approfondire la sua conoscenza anche dal punto di vista erboristico, perchè anche nelle piante, come in tutti gli esseri viventi, la dimensione fisica, energetica e spirituale sono strettamente legate, se non una cosa sola.</p><p>Oltretutto, sarebbe utile dare una rispolverata anche alle tradizioni e alle leggende dei vari popoli sulle piante di ogni genere, per capire come l'erba che ci accingiamo a utilizzare sia entrata nella storia e nella memoria dei nostri antenati. Insomma, <em>le erbe sono da conoscere sotto tutti gli aspetti: tramite l'esperienza diretta, nell'ambito della guarigione e dal punto di vista folkloristico.</em></p><p><em><br /></em></p><p><span style="font-size:130%;"><strong><em>P</em></strong></span>er cominciare a capire una pianta dal punto di vista magico l'ideale sarebbe avvicinarci a un esemplare in natura e metterci con calma a... fare conoscenza con lei. Possiamo metterci ad osservarla, a guardare il suo colore, la sua forma e le sue foglie, il suo profumo e la sua consistenza. Facendoci guidare dai nostri sensi, proviamo a sentire le vibrazioni eteriche che essa emana: l'esercizio che avevamo sperimentato con il rosmarino per sintonizzarci con la sua energia è molto utile a questo scopo (vedi <a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/10/il-rosmarino-una-delle-piante-magiche_8977.html">Il rosmarino: una delle piante magiche per eccellenza</a> ). </p><p>Dopo esserci fatti un'idea della qualità delle caratteristiche energetiche che essa emana, proviamo a definire le nostre sensazioni con parole semplici, usando l'associazione d'idee. </p><p>Ora procuriamoci un bel libro di erboristeria e confrontiamo le impressioni che abbiamo raccolto con i principi attivi e con gli usi medicamentosi elencati nella sezione della pianta in questione. </p><p>Ciò che troviamo scritto si accorda almeno in parte con le impressioni che abbiamo raccolto durante la nostra conoscenza diretta? Per esempio, annusandola potremmo aver percepito un aroma intenso che apre le nostre vie respiratorie, ed ora guardando sul libro troviamo che quest'erba contiene degli oli balsamici. Oppure potremmo aver trovato il suo aroma particolarmente forte e pungente, e ora leggendo scopriamo che essa ha delle proprietà antibatteriche. </p><p>Se consideriamo queste caratteristiche su un piano eterico, possiamo già intuire che nel primo caso la nostra piantina potrebbe avere degli usi magici nell'ambito della purificazione, mentre nel secondo caso è ottima per la protezione e l'esorcismo.</p><p><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 182px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkOSsxYin0puTNFcfLfYgrbKjru8TPRsENY2ti5Hu3o_OTfU4Wj4F0l1MVNCXpYbcJDlLRUkZAt39toP_jm5Gv1zwqpsNVLIjR2m9i8WeDQDSydXux6aQ3oZ61IIvuqWjlQAr0bcg9th8/s200/img068+-+Copia.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5433767888582781282" />Infine, per comprendere appieno l'uso magico di una pianta, completiamo la nostra conoscenza e cerchiamo qualche notizia di tipo folkloristico. Raccogliamo materiale di vario genere: leggende, superstizioni, proverbi... e cerchiamo di capire come le credenze dei nostri antenati trovano riscontro con le proprietà fisiche, mediche ed energetiche che sono emerse dalla nostra osservazione.</p><p>E' noto, per esempio, che l'<strong>aglio</strong> è l'ingrediente che per antonomasia tiene lontani i vampiri e gli spiriti malvagi in generale. E guarda caso, oltre ad essere uno degli antisettici e antitumorali più potenti in natura, l'aglio è un'ottima soluzione per tenere lontane pulci ed altri parassiti dai cani (vedi <a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/11/alcuni-rimedi-naturali-per-la-salute.html">Alcuni rimedi naturali per la salute dei nostri cani </a>), che al pari dei leggendari vampiri sono anch'essi dei succhiasangue. In magia l'aglio è una delle piante più potenti nei rituali di protezione e per scongiurare il male.</p><p>Il nome del <strong>basilico </strong>in greco significa "degno della casa del re", in chiaro riferimento al suo aroma gradevole. In effetti il basilico ha un profumo meraviglioso (l'infuso per fare i gargarismi è un ottimo rimedio per l'alito cattivo), e fra i suoi usi magici c'è quello favorire dei rapporti armoniosi con il vicinato: basterà piantarlo vicino al confine.</p><p>La <strong>salvia, </strong>rustica e resistente, dal profumo gradevole e intenso e dalle belle foglie vellutate,<strong> </strong>presso molti popoli era considerata un'erba purificatrice (le fumigazioni ne sono un chiaro esempio). In effetti, guardando il nostro libro di erboristeria, vediamo che fra le sue tante proprietà sono annoverate quella espettorante e quella diuretica. E' sempre stata considerata una pianta afrodisiaca (in erboristeria è tonica del sistema nervoso e stimolante), di conseguenza può essere utilizzata negli incantesimi riguardanti la sessualità. Inoltre, forse per via del fatto che è una pianta perenne e sempreverde, gli Egiziani la associavano all'immortalità, e in passato le si attribuiva il potere di stimolare la memoria e di garantire la longevità.</p><p>L'<strong>ortica</strong>, con la sua peluria che contiene il caratteristico succo urticante, se preparata in infuso è ottima come antiparassitario per le piante, e in magia è l'ideale per la protezione e per sconfiggere il malocchio.</p><p>Per non parlare del <strong>rosmarino</strong>, delle cui innumerevoli proprietà e numerose leggende ho parlato nell'articolo che vi ho linkato sopra. Anch'esso perenne e sempreverde, anch'esso balsamico e rinvigorente, viene utilizzato in molti rimedi erboristici e in moltissimi rituali magici, tanto che è una delle piante magiche per eccellenza: si dice che possa sostituire qualsiasi ingrediente mancante... eppure, forse per il fatto che l'abbiamo sotto il naso tutti i giorni, molte streghe ignorano le sue grandi potenzialità e lo considerano giusto un aroma ideale per condire gli arrosti!</p><p><br /></p><p><span style="font-size:130%;"><strong><em>D</em></strong></span>elle piante che ho nominato sopra si potrebbe parlare per ore: sia delle loro proprietà medicamentose, sia dei loro usi magici, sia delle leggende che sono giunte fino a noi, a testimoniare la sacralità che hanno sempre goduto presso i nostri antenati. </p><p>Quello che mi premeva ora era semplicemente fare degli esempi su come, cercando di sintonizzarsi con le erbe e facendo qualche ricerca, i tasselli della medicina, del folklore e della magia si incastrano alla perfezione, e dopo aver preso confidenza con questo metodo non si avrà più bisogno di copiare alla cieca le sterili liste degli usi magici compilate da questo o da quell'autore. Queste potranno essere utili per confrontare le nostre intuizioni ed eventualmente integrarle, o suggerircene di nuove, ma le schede sui poteri delle erbe potremo compilarle da noi, e in questo modo il nostro lavoro magico sarà molto più consapevole. </p><p>In fondo, secondo voi, come avevano fatto le nostre antenate, le guaritrici e le curandere dei<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 232px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX1oO1pJQgPpFxBZjkbuydWZqa19McnHKwpH0vp9iPcYnLmFHzm5CTFJrAjVMvY8GHLYcodf_QUeUI8AyI6izIU943U6n8eTEgfIUhiwOqDbaSEUoCjmLpwkFO72eJSV11ks0xNAU5z5Q/s320/img060+-+Copia.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5433760870104771314" /> tempi passati, a carpire i segreti magici delle piante e delle erbe che usavano per i loro rituali e per i loro incanti? Probabilmente vi si accostarono con amore, stupore e reverenza, e instaurarono con esse un'empatia, cercando di coglierne l'essenza profonda.<br /></p><p><br /></p><p><span style="font-size:78%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:78%;">Le prime due immagini di questo articolo sono state scannerizzate dall' umoristico "Il manuale delle Streghe" di Malcolm Bird e Alan Dart (autore il primo, illustratore il secondo), un fantastico libro che mi ha fatto tanto sognare quand'ero ancora una bambina (edito da Rizzoli ma purtroppo mai più stampato dal 1984). L'ultima immagine è stata scannerizzata dal libro di mia proprietà "Il Tesoro di Masquerade" di Kit Williams, tradotto e reinventato per l'Italia da Joan Arold e Lilli Denon, Emme Edizioni; l'autore dell' illustrazione non è citato nel libro.</span></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-39094494678413750222010-01-24T16:58:00.035+01:002012-09-09T15:41:04.299+02:00La vera storia della strega di "Hansel e Gretel"<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5430445777551559010" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfdrLPUCqj6R3PFrkoLeCWlR3Pk-D67tm-YdJcHYqDCnskGPTD9bRShykRuixDjFrwlEqi7kl7rLq3HYEnd00NlCXFYi4NZ_sWKSezojH7abRdvIh5KmQ2CeguVA7cFMl5STWzDKCpRbU/s320/img052.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 320px; margin: 0 0 10px 10px; width: 226px;" /><br />
<br />
Molti di noi sanno che la maggior parte delle donne processate in passato e torturate e uccise con l'accusa di stregoneria, altro non erano che erbane, levatrici e guaritrici di vario genere.<br />
Oppure donne che non avevano fatto nulla di speciale ma che erano state coinvolte in qualche litigio fra vicini, o che avevano rifiutato qualche spasimante e che erano state denunciate al tribunale secolare per vendetta.<br />
O addirittura, donne che vivevano un'esistenza un po' eccentrica e fuori dalle righe rispetto agli abitanti nel resto del villaggio, e che per questo suscitavano molti sospetti in un' epoca in cui il timore nei confronti della "progenie del maligno" aveva ormai sfondato la soglia della paranoia.<br />
<br />
La storia che vi racconterò oggi riguarda una donna che è passata alla storia con la nota fiaba dei fratelli Grimm "Hansel e Gretel".<br />
Nella fiaba il personaggio è, come tutti sanno, una vecchia sgradevole e malvagia che attira i bambini nella sua casetta di pan pepato, per poi farli ingrassare rinchiusi in una gabbia, cuocerli in un forno e divorarli.<br />
Nella realtà pare che fosse una donna giovane e forse anche avvenente (ti pareva), oltre che un'abilissima... pasticcera di professione!<br />
<br />
Ma andiamo con ordine.<br />
Leggendo un interessantissimo libro intitolato <strong>"Il posto delle favole. Un viaggio nella narrativa popolare europea" di Alberto Mari (edizione Grande Fiabesca, Stampa Alternativa)</strong>, mi sono imbattuta in questa interessante teoria nel capitolo sulle fiabe provenienti dalla Germania.<br />
Secondo l'autore la Foresta dello Spessart , anche se non menzionata dai fratelli Grimm, fa da sfondo sia alla fiaba "Hansel e Gretel" sia alla vicenda realmente accaduta, che in realtà si trattò di un vero e proprio omicidio ai danni della cosiddetta "strega".<br />
Alberto Mari menziona un'opera intitolata "La strega e il panpepato", dove Hans Traxler (illustratore, caricaturista, amante della letteratura di genere) ricostruisce la drammatica storia basandosi sulle intuizioni, sulle indagini e sulle scoperte di George Osseg, un archeologo della fiaba che andò direttamente sul posto ad analizzare la zona dove avvenne il macabro assassinio e a ricercarne tutti i riscontri all'interno del famoso racconto.<br />
Secondo quanto scrive Mari, a condurre Osseg sulla pista giusta sarebbe stata un'incisione in un'edizione delle fiabe dei fratelli Grimm del 1818: quando questi andò per la prima volta nella foresta dello Spessart riconobbe subito il luogo raffigurato nell'incisione, la cui somiglianza era impressionante.<br />
<br />
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5430444152386440770" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyisGKdIKK-lJ5oWT2nhEY1NCTp_sQqbhcq8CkFZ-raigpxUGeXDVmfQcNYoF2Fqbyi7D2fC7fekruHkQ_bXkiEYCz-72xjw2fT0Ilhw-HBRsl5yE8kma-R9_ETU27pbGGX51HAfjncJo/s200/img048.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 115px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" />Se guardate qua di fianco, l'incisione è quella a sinistra, mentre a destra c'è una foto che mostra come la foresta si presentava nel momento in cui vi giunse Osseg. Anche le due immagini qui sotto sono di una somiglianza incredibile: l'incisione, a sinistra, tratta dall'edizione Dorfeldt delle "Fiabe del Focolare"(1818) aiutò Osseg a rintracciare il posto preciso dove sorgeva il rifugio della "strega", mentre a destra c'è una foto (scattata prima degli scavi il 10/7/72) del luogo <img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5430443544456471890" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLxD-1QmgMfZhknGXucxeTsQsZx8gCsbPV_lydcQ53BPZwq6XCKptW6MubYDL8oprAprfSU5e8LIc9L3JNy3M1y9fRj9e8EBcUHgUGuLd998NcnseyY9QualrzGUUPGln1dzRpbvtTAWg/s320/img048+-+Copia.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: left; height: 122px; margin: 0 10px 10px 0; width: 320px;" />dove furono rinvenuti i resti del muro maestro della casa. Il muricciolo in primo piano a sinistra è un resto dell'imboccatura del pozzo (queste immagini sono tratte dal libro di Alberto Mari precedentemente menzionato).<br />
Analizzando il testo della fiaba, il ricercatore fu inoltre in grado di riconoscere il luogo preciso dove sorgeva la casetta della donna misteriosa.<br />
<br />
A questo proposito, è interessante analizzare il dialogo che avviene fra Hansel e il padre mentre i bambini, di primissimo mattino, vengono condotti nella foresta. <br />
Quando il padre chiede a Hansel il motivo per cui lui si sofferma a guardare indietro verso la loro casa, il bambino si giustifica dicendo: "Stavo guardando il mio gattino bianco, seduto sopra il tetto, che mi vuole dire addio." E il padre: "Folle, non vedi che non è il tuo gatto, ma il primo sole che brilla sui comignoli?".<br />
Da questa frase Osseg riuscì a capire che i comignoli erano controluce, e che quindi la famiglia si stava dirigendo nella direzione opposta a quella del sole che sorge: il sentiero da ricercare era un tratto di strada che si addentrasse nella foresta dello Spessart in direzione ovest.<br />
Da diversi altri elementi all'interno della narrazione (che qui sarebbe troppo complesso analizzare) Osseg intuì che il luogo dove più probabilmente sorgeva la casa della strega era un poggio presso una radura dove scorre un corso d'acqua proveniente dal fiume Aschaff, che attraversava "il bosco della strega" (definizione ricavata da un'espressione contadina).<br />
<br />
Grazie agli scavi fu rinvenuto un rudere solitario, una tipica costruzione delle foreste dell'Assia.<br />
In seguito vennero alla luce quattro forni, e in uno di essi fu trovato sepolto uno scheletro di donna.<br />
Gli esperti che accompagnavano Osseg appurarono che la morte della donna avvenne prima che questa venisse parzialmente bruciata, e che la "strega" al momento del fattaccio non doveva avere più di trentacinque anni.<br />
<br />
Cosa poteva aver spinto una donna ancora piuttosto giovane (e non certo obbrobriosa come venne poi descritta nella fiaba dei Grimm) ad andare a vivere in un bosco isolato, lontana da ogni contatto umano? Doveva nascondersi da qualcuno?<br />
Le indagini nel casolare solitario proseguirono, e vennero trovati i resti di una ricetta, degli arnesi da pasticceria e una focaccia bruciacchiata.<br />
Osseg fece cuocere una focaccia secondo la ricetta rinvenuta, vecchia di trecento anni, e il risultato corrispondeva molto da vicino al panpepato tipico di Norimberga.<br />
<br />
Le indagini sembravano a un punto morto, quando Osseg, analizzando la corrispondenza degli stessi fratelli Grimm, trovò una lettera in cui Jacob scriveva al fratello Wilhelm: "Questa storia dei due fratelli mi pare troppo violenta per trovar posto nella nostra raccolta... Se solo la giovane strega fosse una brutta vecchia con la gobba, su cui magari stesse appollaiato un corvo o un gatto, il tutto potrebbe sortire un effetto altamente istruttivo e denso di significato".<br />
<br />
Osseg dedusse quindi che i fratelli Grimm modificarono la storia per motivi "etici", trasformando la donna solitaria in una megera dagli "<em>occhi rossi e la vista corta, con fiuto finissimo come gli animali, capaci si sentire quando un essere umano si avvicina</em>", ma che si tradirono in alcuni punti del testo, rivelando l'idioma puro dei contadini di Harz parlato nei dintorni di Wernigerode.<br />
Osseg andò così a fare ricerche in quella località, e trovò un documento di un processo per stregoneria, in cui una donna, certa Katharina Shraderin, fu accusata nel 1647 con l'assurda imputazione di aver confezionato dolci diabolici, in grado di provocare "bestiali concupiscenze", e di attirare gli uomini nel bosco coprendo il tetto della sua casetta con "<em>pastizeria</em>", per ucciderli e divorarli.<br />
Secondo il verbale la donna resistette alla tortura e non confessò. Venne assolta ma in seguito fece una fine simile a quella della strega nella fiaba: venne strangolata e in seguito mezzo-carbonizzata da Hans Melzler e dalla di questi sorella Greta. I due assassini, ovviamente, non vennero condannati.<br />
Osseg potè infine ricostruire la storia per intero.<br />
<br />
Hans Melzler era un pasticcere della corte ducale che inizialmente avrebbe corteggiato Katherina per riuscire a carpirle la ricetta segreta della sua focaccia speciale. La giovane, dopo averlo rifiutato più volte, a causa della sua insistenza fu costretta a rifugiarsi nel bosco, nella casa dell'Engelesberg. Qui riuscì a trovare un po' di pace e a vivere sfornando i suoi dolci che erano molto apprezzati nelle corti di Fulda e Magonza. Dopo qualche tempo, però, Melzler per vendetta avrebbe denunciato Katherina, accusandola di stregoneria. In seguito, quando la ragazza fu rilasciata, il pasticcere decise di<br />
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5430444341269882098" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh52yNO8P-TyAXpBNiIJLdAGJsk2vsJPhrfYpPy7WdjYxQufUVGeZNf1Lw9LhzsfALhrZKuD1WnQf4srR1ZAA0UuZGrzkfATLH8TYfjJzhJKCffmZxhy2YZMMQO53oorlfOUQ_ST6baxmM/s320/img049.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 320px; margin: 0 0 10px 10px; width: 224px;" />risolvere il problema alla radice: insieme a sua sorella Greta andò a rintracciare di persona Katherina e la uccise.<br />
A quei tempi la foresta dello Spessart era così fitta e intricata, talmente priva di mappe e indicazioni che persino due persone adulte avrebbero dovuto lasciare delle tracce sul percorso per ritrovare la via del ritorno.<br />
E forse fu proprio questo che ispirò ai fratelli Grimm la famosissima fiaba "Hansel e Gretel".<br />
<br />
<br />
<b><u>EDIT:</u> </b>Recentemente, cercando Hans Traxler ho trovato una pagina di Wikipedia in tedesco che parla di lui e della sua produzione letteraria, satirica, vignettistica.<br />
Secondo Wikipedia, Osseg non sarebbe altro che lo pseudonimo con cui Traxler immagina di ricostruire quest'indagine, che in seguito il Prof. Heinz Rölleke (professore di filologia e antropologia) avrebbe definito "Una delle migliori farse fra le ricerche sulle fiabe, se non la migliore di sempre".<br />
Che dire... indipendentemente dal fatto che questa ricerca sia stata inventata per gioco, l'ipotesi della pasticcera assassinata resta comunque affascinante, e probabilmente lo scambio di ruoli immaginato da Traxler rientra in un discorso satirico più ampio. Sarebbe interessante valutare la sua opera da questo punto di vista... se solo si riuscisse a trovare un po' di materiale in più.<br />
<br />
In ogni caso sembra che anche Traxler sia uno che sta dalla parte delle streghe...<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: 78%;">Le immagini di questo post sono state scannerizzate dal libro "Il posto delle favole. Un viaggio nella narrativa popolare europea", di proprietà della biblioteca pubblica di Fontaneto d'Agogna. La prima è un'illustrazione di Arthur Rackham per la favola di Hansel e Gretel. Le immagini al centro mostrano le incisioni dell'edizione Dorfeldt del 1818 di "Fiabe del focolare" e le foto scattate da Osseg al momento degli scavi (vedi testo dell'articolo). L'ultima immagine è il frontespizio del Manoscritto di Wernigerode.</span><br />
<br />
Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-41263022487665795692010-01-17T18:37:00.017+01:002011-03-23T00:12:25.678+01:00"Le Donne Cornute", una fiaba di streghe irlandesi<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5430363411205425922" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDvDJB0a55qGdBD1M43DVASABdm8bG3LmzIhPUYylXr1hevev5CG6LrQCPMsquLOXtEUBIwzRA2UAcQvUvyXzT05Ms3MNdm5NUdyA17uriMpi79b__xSWovIv_SaCxAYW-b5iRd-vWTEI/s200/img055.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 172px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" />Siamo davanti al Focolare, ma è un po' che non vi racconto una bella storia.<br />
"Le Donne Cornute" è un racconto che ho trovato in un libro che mi fu regalato quand'ero bambina. Il libro s'intitola <b>"Le dodici oche selvatiche" (Einaudi)</b> ed è una selezione di racconti tratta da "Fiabe irlandesi", un'antologia curata dal grande <b>William Butler Yeats</b>.<br />
Le Donne Cornute sono streghe ambigue, silenziose e sanguinarie tipiche della tradizione letteraria popolare. Ringrazio di non essere nata in un periodo in cui ai bambini vengono somministrate le fiabe sdolcinate e buoniste come "I racconti della Vecchina del Bosco", o le immagini edulcorate con cui spesso viene tratteggiata la strega in molte fiabe moderne, per renderla più digeribile agli occhi di tutti. E' vero, nella realtà di streghe ce ne sono di ogni specie, ma se nelle fiabe della mia infanzia esse non avessero avuto un aspetto così inquietante, probabilmente la magia non sarebbe stata così seducente ai miei occhi.<br />
Cercherò di raccontarvi questa fiaba senza toglierle il fascino originale, ma anche senza violare le leggi del copyright.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<div align="left"><span style="font-size: 130%;"><b><i>Le Donne Cornute</i></b></span></div><div align="left"><span style="font-size: 130%;"><b><i><br />
</i></b></span></div><div align="left"><span style="font-size: 130%;"><b><i>L</i></b></span>a padrona di una ricca casa, dopo che tutti gli altri abitanti erano andati a dormire, era rimasta a vegliare accanto al focolare per preparare la lana da cardare. <span style="font-size: 130%;"><b><i><br />
</i></b></span></div><div align="left">Mentre lavorava silenziosamente nella quiete della tarda ora, a un tratto sentì bussare alla porta, e una voce che gridava "Aprite! Aprite!". La donna non si mosse, e si limitò a chiedere "Chi è la?". "Sono la Strega a un Corno" rispose la voce.</div><div align="left">La signora, pensando che fosse una vicina di casa che aveva bisogno di qualcosa, andò ad aprire la porta, e si trovò davanti una vecchia donna dall'aspetto alquanto strano: aveva un corno che le spuntava dal mezzo della fronte, e fra le mani dei pettini per cardare la lana.</div><div align="left">Senza dire una parola, la vecchia scostò la signora, e sedutasi accanto al focolare cominciò a cardare furiosamente la lana. A un tratto si fermò e disse: "Dove sono le altre donne? Cominciano a tardare." Proprio in quel momento si sentì alla porta un altro forte bussare. Come la prima volta, una voce disse: "Aprite, aprite!". </div><div align="left">La donna, incapace di opporsi a una misteriosa forza, si sentì costretta ad andare alla porta. Quando l'aprì apparve una seconda vecchia con due corni sulla fronte e in mano un arcolaio per filare la lana. "Sono la Strega a due Corni", disse questa, ed entrata nella stanza con un piglio deciso, si sedette di fianco alla prima strega e incominciò a filare a gran velocità.</div><div align="left">Periodicamente i colpi alla porta continuarono a ripetersi, e ogni volta entrava nella casa una strana donna, che senza tanti complimenti andava a sedersi accanto alle altre finchè davanti al focolare sedevano dodici donne che lavoravano la lana: la prima con un corno, l'ultima con dodici corna sulla fronte.</div><div align="left">Cantavano misteriose nenie e antichi versi, ma non rivolsero mai parola alla padrona di casa. Erano queste dodici donne strane a udirsi e spaventose a vedersi, con le loro corna e i loro arcolai. E la padrona, intanto, aveva scoperto di non riuscire a muoversi nè a proferir parola, e di non poter chiamare aiuto per liberarsi dal misterioso incantesimo con cui le streghe l'avevano vincolata.</div><div align="left">A un tratto una di esse le si rivolse in gaelico e le ordinò: "Donna, alzati e preparaci una focaccia." La signora non riuscì a trovare in casa un recipiente adatto per portare l'acqua dal pozzo e impastare così la focaccia. Dissero le streghe: "Prendi un setaccio e portaci l'acqua con quello".</div><div align="left">La donna prese un setaccio e si avviò al pozzo, ma per quanto cercava di riempire il setaccio, l'acqua continuava a fuoriuscire versandosi a terra. Così si sedette accanto al pozzo e pianse.</div><div align="left">Dal fondo del pozzo uscì una voce che le disse: "Prendi muschio e bionda argilla e impastali assieme. Poi fodera il setaccio in modo che tenga." La donna fece ciò che le era stato detto. Poi la voce disse ancora: "Adesso torna, e quando arrivi al lato nord della casa dì ad alta voce: <i>La montagna delle Donne di Fenian e il cielo sopra di essa sono in fiamme</i>!"</div><div align="left">La donna ubbidì. Al suo grido, la porta si spalancò e le streghe, con urla spaventose, si precipitarono fuori dalla casa e fuggirono verso Slievenamon strepitando e lamentandosi selvaggiamente. Ma lo Spirito del Pozzo chiamò a sè la padrona di casa e le insegnò il modo di sciogliere tutti gli incantesimi delle streghe, e tutte le precauzioni da prendere nel caso queste tornassero.</div><div align="left">Per prima cosa, per spezzare l'incantesimo, sparse sulla soglia di casa l'acqua con cui aveva lavato i piedi del suo bambino; poi prese la focaccia che le megere avevano impastato con il sangue tolto agli abitanti durante il sonno, la sminuzzò e ne mise un pezzetto in bocca ad ogni membro della famiglia, così tutti tornarono a star bene; prese la stoffa che le Streghe avevano intessuto, e la mise in una cassapanca col lucchetto, in modo che sporgesse fuori per metà; infine sbarrò la porta d'entrata con una grossa trave, in modo che le vecchie non potessero più entrare. Poi aspettò.</div><div align="left">Le Streghe non tardarono molto: erano furenti e cercavano vendetta.</div><div align="left">"Apri, apri! Apri, Acqua dei Piedi!!!" urlavano davanti alla porta sbarrata. "Non posso!" disse l'Acqua dei Piedi, "sono sparsa per terra e il mio cammino va verso il Lago".</div><div align="left">"Aprite, aprite! Legno, Alberi e Trave!!!" gridarono ancora le vecchie. "Non posso!" disse la porta, "perchè la trave sbarra l'entrata e io non ho la forza di muovermi!".</div><div align="left">"Apri, apri! Focaccia che abbiamo impastato col sangue dei dormienti!". Rispose la focaccia: "Non posso! Sono stata fatta a pezzi e sbriciolata, e il sangue è ritornato nelle bocche dei bambini addormentati!"</div><div align="left">Allora le Streghe, urlando, si lanciarono in volo fino a Slievenamon, e gettarono un'oscura maledizione allo Spirito del Pozzo che aveva voluto la loro rovina. Ma la donna e la sua casa furono lasciate in pace. </div><div align="left">Un mantello caduto a una delle Streghe in volo fu raccolto e conservato dalla padrona di casa, e appeso a ricordare quella terribile notte di terrore. Da allora quella stessa famiglia continuò a custodire il mantello di generazione in generazione per altri cinquecento anni.</div>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-65247974588495013472010-01-06T14:38:00.018+01:002010-01-15T18:50:58.520+01:00La Befana, un retaggio della Grande Madre<p><br /></p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 150px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGH55EoBp0Zq9WcnYI5DspOknCih7NkJyf-4fcEqivb_nFeTa8BxNGJWxV8GLituSSZayLWkRAYssGy0JNy0My6q6Q3ol7uQYAumuwzub50BnHnfWcbCV5QJazQdNlF-q5nYNJaNWZoXg/s200/Befana+al+lado+del+Adige+di+Juan+Jos%C3%A8+Rinc%C3%B2n.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5425252531406560578" />Se avete letto l'interessante articolo di Andrea Romanazzi (<a href="http://www.lucedistrega.net/documenti/feste-simbologia-natale.htm">"La simbologia natalizia tra antichi rituali e tradizioni"</a>) che vi avevo indicato nel post sulle letture di Natale, avrete notato che nell'ultima parte si parla anche della Befana, figura emblematica in cui, pur con le debite trasformazioni moralistiche dettate dalla cultura cristiana, possiamo ancora riconoscere una delle rappresentazioni pagane della Madre Terra e dei rituali di fertilità e abbondanza a cui essa è legata dalla notte dei tempi.</p><p>Se siete interessati ad approfondire l'argomento e non avete ancora avuto occasione di dare un'occhiata a quell'articolo, vi consiglio caldamente di leggerlo ora. </p><p>Dal canto mio, leggendo "Entità fatate della Padania" di Alberta Dalbosco e Carla Brughi, sono rimasta sorpresa dalla varietà di aspetti sotto cui la figura della Befana, questa via di mezzo fra un'antica dea, una fata e una strega, si presenta in varie località del nord-Italia, a seconda delle tradizioni folkloristiche di ogni zona.</p><p>Secondo le autrici di questo libro (incentrato sulle figure che popolano la fantasia dei contadini del nord-Italia), l'origine della Befana risale alla tradizione germanica, in cui vediamo la dea <strong>Frau Holle</strong> passare con il suo corteo di esseri fatati sopra i campi e le montagne, e presso le dimore degli uomini proprio nel periodo che va dal solstizio d'inverno al sei di gennaio, portando doni e abbondanza dove trovava una degna accoglienza, e disdegnando le case sporche e trasandate.</p><p>Ancora di recente la Befana è rappresentata nelle varie località come una creatura dai poteri soprannaturali.</p><p>Entità femminili legate agli antichi culti di fertilità le troviamo vicino a Brescia, sotto il nome di <strong>Bonae Res</strong>. Queste donne misteriose si aggiravano nella notte, chiedendo ospitalità nelle case dei villaggi, e a seconda dell'ospitalità che ricevevano, proprio come la Dea Frau Holle, portavano prosperità e abbondanza, o miseria e malasorte. Sempre nel bresciano c'era anche la <strong>"</strong><strong>Donnina del Tetto"</strong>, una vecchietta che si appollaiava sui tetti e spiava dalle finestre il comportamento degli abitanti delle case: probabilmente si ricorreva a questa leggenda per esortare i bambini ad essere obbedienti e ad andare a letto presto. </p><p>Altre figure che ricordano molto da vicino la Befana sono le<strong> </strong><strong>Borde</strong>, nel bolognese, che sorprendevano e disorientavano i viandanti con banchi di nebbia venuti dal nulla.</p><p>In Val Camonica troviamo una vecchietta piuttosto curiosa: la<strong> </strong><strong>Mandola,</strong> che insieme al suo corteo di folletti spargeva per prati e boschi una polverina misteriosa in grado di far crescere i funghi porcini in gran quantità.</p><p>Nella provincia di Belluno si incontravano figure molto più paurose delle precedenti: le<strong> </strong><strong>Donazze</strong>, megere che durante l'inverno uscivano dalle loro misteriose dimore, costituite da rocce e spelonche, per visitare le case dei montanari. Si appostavano presso le entrate urlando imperiose: "Deme da filà, se no ve fili le budele!!!". Ovviamente era premura degli abitanti della casa aprir loro la porta e dar subito alle vecchie la lana e tutto l'occorrente per filare.</p><p>Nel comasco abbiamo la <strong>Donnetta Grigia</strong>, anch'essa una figura piuttosto ambigua. In genere appariva di notte, presso le scale che conducevano alla cantina. Come le Bonae Res, se riceveva un trattamento degno si occupava della famiglia, vegliava sulle culle e teneva lontani i malanni. In caso contrario scatenava la sua rabbia terrificante e portava lo sfacelo.</p><p>In Veneto c'erano le <strong>Bele Butele</strong>, che durante il giorno si mostravano nel loro aspetto seducente di belle fanciulle, ma quando sendeva la sera diventavano vecchie orripilanti con zampe di cavallo o di capra.</p><p>Infine in Piemonte, nelle Langhe, la tradizione narra di una vecchia curandera, la <strong>Berghera</strong>, in grado di guarire tutte le malattie degli animali grazie alla conoscenza di erbe, unguenti e rituali particolari. Pare che non si potesse non restare incantati dalla sua saggezza, e mentre lei era all'opera i contadini la guardavano in silenzio e obbedivano alle sue richieste.</p><p>Un'ultima nota interessante: quand'ero alle medie avevo sentito la mia professoressa di italiano, una suora di origine milanese, pronunciare la parola <em>gibigiana</em>, riferendosi a un mio compagno che con il suo orologio le rifletteva in faccia il sole del primo pomeriggio. Poco tempo fa ho scoperto che perfino quel detto è un retaggio di antiche vestigia pagane, che indirettamente si legano ancora una volta alla Befana. Pare infatti che in certe regioni d'Italia le antiche divinità si mostrassero agli uomini durante le prime ore del pomeriggio, quando la luce del sole era più luminosa. </p><p>Nel milanese ancora oggi, quando si vede il barluccichìo del sole pomeridiano sulle superfici riflettenti, si dice "Balla la vegia", e nel pavese quella stessa manifestazione è detta "veggia" o "gibigiana". E quando si parla di "veggia" molto spesso ci si riferisce alla Befana. </p><p>Quella stessa "Vecia" che in Veneto, in Friuli, nella Marca Trevigiana e in moltissime altre parti d'Italia viene<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 150px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfCM4CK00lc1I7lSoSTpkQXAH5dVGFicHK4wz0glZvYN7EVsiJQmcU5-58W3WtXY8LR_oTlEqc6JdPvA7FEbHs7XKaT1Y7fy9e64mKA0_an1w0WZveyHmnp8KySzNYCulQx-T-ozIVIEY/s200/the+witch-la+vecia+di+talba.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5425248687280367634" /> bruciata il 6 di gennaio sotto forma di fantoccio, per rappresentare la fine dei rigori invernali e per propiziare una nuova stagione di abbondanza. </p><p><br /></p><p><br /></p><p><span style="font-size:78%;">La prima foto di questo post è di Juan José Rincón, tratta da Picasa, e s'intitola <a href="http://picasaweb.google.com/lh/view?imglic=creative_commons&psc=G&uname=radriana00&q=befana&filter=1#5380582807590786338">"Befana al lado del Adige"</a>. L'ultima foto è tratta dall'<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/">album di Talba</a> su Flickr, e s'intitola <a href="http://www.flickr.com/photos/talba/3176288181/">"The witch-la vecia"</a>. Come sempre... grazie a tutti i fotografi che pubblicano le loro opere con la licenza "Creative Commons", e un grazie particolare a Talba, l'eccezionale fotografo dal cui album attingo più spesso.</span></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-23277781693257169642010-01-04T12:42:00.030+01:002010-01-10T13:27:00.585+01:00Visualizzare la neve per rallentare il ritmo e combattere l'ansia<p><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-La Neve (versione originale)</em></span><em><br /></em></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-La Neve II (versione con variante)</em><br /></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 134px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTLFfd1d4KMnLIpMh1nk-PmjhsJoU8NImgMlCwhDKUQ9zE7LU01xwd-Mn7ZaPtJO8IqjLrueIPwMbhwUTXWvuaOzO04kpkX7nJblmYouoI1T9sVetRfcHcvhwgWBh7GXM46CFLmkFJfUw/s200/Ski+tracks+-+Le+piste+degli+sci+di+talba.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5422983574986322274" /><strong><span style="font-size:130%;">Q</span></strong>ui a Fontaneto oggi il cielo promette altra neve, e come al solito mi sento emozionata come una bambina in attesa della notte di Natale. </p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal">Ho sempre trovato affascinante l'atmosfera quasi onirica che trasforma ogni paesaggio durante le nevicate. Anche il dopo è pittoresco, ma <i>durante</i> la nevicata un silenzio quasi irreale permea tutto l'ambiente circostante, e lo stesso clima si fa più gradevole (la temperatura si alza leggermente, l'umidità si abbassa): sembra quasi che il mondo intero si voglia prendere una pausa dal rigido freddo umido delle nostre parti e dal tran tran della vita quotidiana, dai pensieri e dalle preoccupazioni. Il tempo sembra fermarsi, e se non si ferma, perlomeno la neve sembra esortare l'universo a rallentare. </p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal">E' da queste sensazioni che l'anno scorso, in un altro periodo di grandi nevicate, aveva preso spunto la mia visualizzazione.</p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"> Il luogo in cui operiamo dev'essere abbastanza silenzioso e intimo. </p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><em><strong><span style="font-size:130%;">La neve</span></strong></em></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><em><strong><span style="font-size:130%;"><br /></span></strong></em></p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"> A occhi chiusi immaginiamo di percorrere un sentiero fra i campi durante una nevicata. Ha nevicato durante la notte e sta nevicando ancora adesso. </p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal">Ci guardiamo intorno e vediamo come il paesaggio ci appare<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 134px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVKfho62YwL9Ew5gQPVeeuLgWHpAvsa6a9ZtkGLPE98Cz96ePjNaTFDxOI9uOKAyfJKGAoDyxwPyjoLeqtZE3LbrMVO3KAkFgwemFn0QxCEPqw2m4Ifc96UdIZ0ZhV-VEPz8zTNFjkch8/s200/neve+da+vicino+di+anna8.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5423003009733661586" /> improvvisamente trasformato dal giorno prima: gli spazi e le distanze fra gli alberi e le case sembrano mutati, le sagome dei rami e degli arbusti si stagliano scuri e sottili in mezzo a tutto questo biancore. Ovattato è il suono dei nostri scarponi che affondano nella neve farinosa, ovattati sono i tonfi dei blocchi di neve che cadono dalle grondaie e dai rami, ovattati sono persino i latrati dei cani in qualche cascina lontana, o il richiamo di una poiana che vola in cerchio sui campi. </p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"> Alziamo la faccia verso l'alto, e tiriamo fuori la lingua per catturare i fiocchi che, voluminosi e calmi, girando intorno intorno, scendono lentamente da quell'impenetrabile distesa di un color grigio metallico che è il cielo. </p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"> <em>Continuiamo a camminare fino a perderci. Non ci sono più case né latrati, ma solo boschi e radure innevate. Ora tutto è silenzio. </em><em>Non sappiamo che ora è, perchè le ore in una giornata di neve hanno tutte la stessa luce. Vogliamo riposarci.</em></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 150px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlLz0VxEzB2FLv56pyTgNei_-l20vpKlB_FG8ChAxKh0GT9DPeViDi-RnTjJxJSa3StZbUAio30hTma75-9_ZyZ3s77eJyr2M0soOk-ANTiPxUQem7NYVhrbZwibGcdJ3aKVYmC7B3lj4/s200/senza+titolo+di+lorenzo.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5422984169759129026" /><em>Arriviamo in un prato dove un ruscello ormai ghiacciato sembra adagiato sul terreno, immobile, come un nastro lucente posato sul terreno accidentato, e non fa più alcun rumore. </em><em>Ci stendiamo lì vicino, nella distesa morbida invitante. Ci sentiamo sempre più rilassati, anche il nostro cuore rallenta, e forse anch'esso si fermerà. Poco c'importa. </em></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal">Continuiamo a osservare il cielo immobile. Tutto è immobile, soltanto i grossi fiocchi continuano a vorticare. Guardiamo il vortice, guardiamo i fiocchi girare intorno a sé stessi, come in una spirale. Con la loro leggera consistenza li vediamo formare una coltre sempre più spessa che copre il mondo intero. Copre, rallenta, ferma. Ferma le ansie, ferma i sospetti, ferma le invidie, ferma le rabbie, ferma i turbamenti, ferma i dolori. Perdiamo la cognizione del tempo. Diventiamo tutt'uno con il resto di questo nuovo mondo innevato, silenzioso e immoto.</p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"> Restiamo in questo stato per un po' di tempo. </p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"> Un rumore ci sveglia. Un leggero rumore di acqua che scorre. E' il ruscello che ha ricominciato a camminare. Sentiamo un calore che pian piano risveglia le nostre membra, una ad una. Sentiamo di nuovo il sangue che lentamente ricomincia a fluire nelle nostre vene. Quando riapriamo gli occhi, il sole accecante nel cielo azzurrissimo di una giornata di vento ci abbaglia lo sguardo, ma ci dà un'energia nuova. La neve che ci ricopriva interamente si è quasi sciolta del tutto, e insieme a<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 150px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheXvS3-mNAll7vJ410yavx9-sJPUXPN_bwsdZUNPRqEI_WxPCHvj3GT3Fy3qAvjd5xGKQ6xtJbadUyfqp9Umnm74g7vUDFssEEJRSAYBkzMgLKSE1fz1abmOPbF3wFsomZaaAXi52_Qa8/s200/Prima+sciata+a+Cogne+di+Igor+Mapelli.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5423026756449205890" /> lei si sono sciolti i dolori, i turbamenti, le rabbie, le invidie, i sospetti, le ansie... e se ne sono andati, scorrendo via insieme all'acqua del ruscello. </p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal">Ci alziamo un po' goffi, ci stiracchiamo e ci incamminiamo in questa fredda, assolata, splendida giornata d'inverno.</p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal">Questa, con qualche piccola variazione, è la versione che scrissi all'inizio. Il mio amico Cordelo di Quart la lesse e la apprezzò molto, ma mi fece notare che, a metà circa della visualizzazione, l'utilizzo di figure come "perderci", "non sappiamo che ora è" e del "cuore che si fermerà" per chi soffre del dramma del controllo avrebbe potuto essere ansiogeno. </p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal">Forse perchè sono una che ama perdersi, forse perchè personalmente ho bisogno di visualizzazioni estreme per mutare il mio stato psicologico, un po' mi dispiaceva cambiare la mia versione originale... Però mi rendo conto che certe persone potrebbero trovare tutt'altro che rilassanti le immagini che ho proposto in quel punto (quello che ho scritto in corsivo). Perciò, per evitare interruzioni durante la visualizzazione, ve la ripropongo per intero con la variazione che propose lui. Scegliete quella che più fa al caso vostro.</p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 150px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0tQxtTFUPp2eGexDIR0GoASkTppELAS1eGtRmNhHKnklO-dKawT58OdojV4sa_qC6nS5EYb_pI3BsSHBkUsazytHIA0mcIe44gfR7N2zIYg3YhFgwwIXhFzF3YEbU_M0hXd7JGagiveQ/s200/neve+di+cristiano.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5422985505837027346" /><em><strong><span style="font-size:130%;">La neve</span></strong></em></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><em><strong><span style="font-size:130%;"><br /></span></strong></em></p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"> A occhi chiusi immaginiamo di percorrere un sentiero fra i campi durante una nevicata. Ha nevicato durante la notte e sta nevicando ancora adesso. </p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal">Ci guardiamo intorno e vediamo come il paesaggio ci appare improvvisamente trasformato dal giorno prima: gli spazi e le distanze fra gli alberi e le case sembrano mutati, le sagome dei rami e degli arbusti si stagliano scuri e sottili in mezzo a tutto questo biancore. Ovattato è il suono dei nostri scarponi che affondano nella neve farinosa, ovattati sono i tonfi dei blocchi di neve che cadono dalle grondaie e dai rami, ovattati sono persino i latrati dei cani in qualche cascina lontana, o il richiamo di una poiana che vola in cerchio sui campi. </p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"> Alziamo la faccia verso l'alto, e tiriamo fuori la lingua per catturare i fiocchi che, voluminosi e calmi, girando intorno intorno, scendono lentamente da quell'impenetrabile distesa di un color grigio metallico che è il cielo.</p> <br /><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><em>Continuiamo a camminare fino ad abbandonarci ed essere tutt'uno con </em><em>il paesaggio. Non ci</em><em> sono più case né latrati, ma solo boschi e radure </em><em>innevate in cui tutto è silenzio. </em><em>Poco importa sapere che ora sia, le ore in una giornata di neve hanno </em><em>tutte la stessa luce e lo stesso ritmo rallentato. </em><em>Pian piano ci abbandoniamo alla bellezza che ci circonda, arriviamo in </em><em>un prato</em><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 150px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeEXV41qPUO4YrC2KaJtGDJkf7TXWYio-UYkCegjxi45t-tTeCe-76YCyNRN_8MM41s-IQWBmH9GniRkjmcWxqSrblEs39vIjOT_ymDKpRS-VFqLMf6qKiNUbBRm8UqaPeMu-U8piVu9U/s200/vipiteno+di+pettorino.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5422985829597965106" /><em> dove un ruscello ghiacciato sembra giacere lì immobile, e non </em><em>fa più alcun rumore. Ci fermiamo lì vicino</em><em>, siamo sempre </em><em>più rilassati, anche il nostro</em><em> cuore rallenta, fino ad un battito </em><em><br /></em><em>impercettibile.</em><em><br /></em></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal">Continuiamo a osservare il cielo immobile. Tutto è immobile, soltanto i grossi fiocchi continuano a vorticare. Guardiamo il vortice, guardiamo i fiocchi girare intorno a sé stessi, come in una spirale. Con la loro leggera consistenza li vediamo formare una coltre sempre più spessa che copre il mondo intero. Copre, rallenta, ferma. Ferma le ansie, ferma i sospetti, ferma le invidie, ferma le rabbie, ferma i turbamenti, ferma i dolori. Perdiamo la cognizione del tempo, diventiamo tutt'uno con il resto di questo nuovo mondo innevato, silenzioso e immoto.</p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"> Restiamo in questo stato per un po' di tempo. </p> <p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"> Un rumore ci sveglia. Un leggero rumore di acqua che scorre. E' il ruscello che ha ricominciato a camminare. Sentiamo un calore che pian piano risveglia le nostre membra, una ad una. Sentiamo di nuovo il sangue che lentamente ricomincia a fluire nelle nostre vene. Quando riapriamo gli occhi, il sole accecante nel cielo azzurrissimo di una giornata di vento ci abbaglia lo sguardo, ma ci dà un'energia nuova. La neve che ci ricopriva interamente si è quasi sciolta del tutto, e insieme a lei si sono sciolti i dolori, i turbamenti, le rabbie, le invidie, i sospetti, le ansie... e se ne sono<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 134px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4yiNh2LGtGfKYKbE6-I2fKOGAVdx86B724gCTzv6jaFEhmlJK7Ay0Ou1iTQjP_OuNOvB6zq1Gmr-bdhkudWNca7Mwt0zarhZ0xtSVkTjbaEsKTy0da22NYvqE3LTo7fEj81sHe6W8kaw/s200/Winter2009+(29)+di+Gunther78.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5422985137584186194" /> andati, scorrendo via insieme all'acqua del ruscello. </p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal">Ci alziamo un po' goffi, ci stiracchiamo e ci incamminiamo in questa fredda, assolata, splendida giornata d'inverno.</p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><span style="font-size:78%;"><br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><span style="font-size:78%;"><br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><span style="font-size:78%;"><br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; font-weight: normal"><span style="font-size:78%;">La prima immagine di questo post è di <a href="http://www.flickr.com/photos/talba/">Talba</a>, scaricata da Flickr, e s'intitola <a href="http://www.flickr.com/photos/talba/3130610677/in/set-72157603754244128/">"Ski tracks - Le piste degli sci"</a>. Tutte le altre immagini, dalla seconda in poi, provengono da Picasa. La seconda è di Igor Mapelli e s'intitola <a href="http://picasaweb.google.com/lh/view?imglic=creative_commons&psc=G&uname=radriana00&q=neve&filter=1#5281584088259865218">"Prima sciata a Cogne"</a>. La terza è di Lorenzo, ed è taggata<a href="http://picasaweb.google.com/lh/view?imglic=creative_commons&psc=G&uname=radriana00&q=neve&filter=1#5417650027247302226">"Neve, dicembre 2009"</a>. La quarta è di Anna8 ed è taggata <a href="http://picasaweb.google.com/lh/view?imglic=creative_commons&psc=G&uname=radriana00&q=neve&filter=1#5284877236563213954">"Neve"</a>. La quinta è di Cristiano ed è taggata <a href="http://picasaweb.google.com/lh/view?imglic=creative_commons&psc=G&uname=radriana00&q=neve&filter=1#5072299585826873122">"Neve"</a>. La sesta è di Pettorino ed è taggata <a href="http://picasaweb.google.com/lh/view?imglic=creative_commons&psc=G&uname=radriana00&q=neve&filter=1#5280805433815637234">"Vipiteno"</a>. L'ultima è di Gunther78, ed è taggata <a href="http://picasaweb.google.com/lh/view?imglic=creative_commons&psc=G&uname=radriana00&q=neve&filter=1#5310392059209823266">"Winter 2009 (9)"</a>.</span></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-65153673810233246112009-12-28T20:30:00.017+01:002010-01-02T18:13:18.344+01:00La Rabdomanzia. Parte III: Strumenti e modalità con cui è praticata in tutto il mondo<p><br /></p><p><span style="font-size:85%;"><em>Sommario:</em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-Tavole di legno, babbucce e vecchie chiavi</em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-Il pendolo nel mondo</em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-Il corpo come strumento di divinazione</em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p><p>Anche se non in tutti i casi si può parlare di rabdomanzia (o di radioestesia), sono rimasta molto colpita nell'apprendere quante tecniche divinatorie con principi simili siano diffuse in tutto il mondo dalla notte dei tempi. </p><p>La rabdomanzia e la radioestesia sono fondamentalmente basate su un sistema binario e su uno strumento il cui equilibrio è precario, caratteristica fondamentale perchè lo strumento in questione risponda prontamente ai movimenti più impercettibili dei muscoli del ricercatore rivelando il responso dato dalla sua consapevolezza superiore (vedi "I principi della rabdomanzia" nell'articolo <a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/11/la-rabdomanzia-i-parte-la-bacchetta-del.html">La Rabdomanzia. Parte I: La Bacchetta del Rabdomante</a>).</p><p>Dopo aver dedicato i post precedenti alla <strong>bacchetta da rabdomante</strong> e al <strong>pendolo</strong>, vediamo come in tutto il mondo sono stati ideati altri strumenti che rispondono a questi requisiti.</p><p><br /></p><p><span style="font-size:130%;"><strong><em>Tavole di legno, babbucce e vecchie chiavi</em></strong></span></p><p>In certe zone dell'Africa troviamo uno strumento molto diverso sia dal pendolo che dalla bacchetta biforcuta: si tratta di una tavola di legno da sfregare sulla mano, o sul determinate parti del corpo. Quando la tavola si blocca, la risposta alla domanda posta all'oracolo è positiva. Se ci pensiamo, anche in questo caso la rottura di un equilibrio è sempre l'elemento rivelatore: la tavola striscia senza interruzione fino a quando un movimento involontario dell'indovino non la frena. Questo metodo è utilizzato in Sudan e nel Congo presso gli Azande, e nello Zimbabwe presso i Bemba. </p><p>In Zaire presso gli Apagibeti le tavole da sfregare sono due, piatte e levigate e larghe come il palmo di una mano. Le tavole sono inumidite con acqua e una mistura di erbe: anche in questo caso vengono sfregate, e quando si bloccano l'indovino ottiene una risposta.</p><p><br /></p><p>Anche in Afghanistan troviamo uno metodo molto particolare: in "Segni e presagi", il libro di cui vi parlavo nel post sul pendolo, l'autore narra un aneddoto affascinante ambientato a Kabul riportato da un testimone oculare, in cui la padrona di una ricca casa intende individuare fra i componenti della servitù l'autore del furto di un calice d'argento. </p><p>Il rituale consiste in questo: chiamata la sorella, la padrona estrae da una borsetta di broccato un paio di pantofole che conserva da parecchio tempo per occasioni come queste. Prima di tutto, con un martello conficca un grosso chiodo in una delle due babbucce. Poi con un pezzo di carbone disegna un cerchio a terra, e lo cancella con l'altra. Quindi lei e la sorella tengono sospesa la prima pantofola in mezzo a loro, ognuna appoggiando gli indici sulle estremità del chiodo.</p><p>Uno ad uno, i servi vengono convocati davanti a loro e la padrona, rivolgendosi alla pantofola, domanda se il servo presente è il colpevole del furto con questa formula: "Oh, Nona, io reco il nome del tuo compagno e ti chiedo chi è il ladro. E' Aqbal?" La babbuccia resta immobile ogni qual volta un servo o una serva innocenti le si parano davanti. Verso la fine, quando al cospetto dell'oracolo si presenta una delle ultime assunte, la pantofola rivela la sua colpevolezza oscillando improvvisamente verso l'alto, e descrivendo un angolo retto perfetto! </p><p><br /></p><p>Nel suo libro "La radiestesia, mezzo di conoscenza universale" il francese R.P.J. Jurion ricordando un episodio della sua infanzia scrive: "Una veggente [...] ricorreva al seguente sistema: inseriva una chiave tra le pagine di un Vangelo di San Giovanni, tenuto chiuso con una cordicella, e reggeva la testa della chiave con gli indici delle due mani, posti l'uno contro l'altro; se si scarta da questo sistema quel tanto di occultistico e superstizioso, si trova un equilibrio fragile, che può rompersi con facilità." In sostanza anche quella guaritrice di campagna aveva ideato una sorta di "pendolo" efficace. </p><p><strong><br /></strong></p><p><span style="font-size:130%;"><strong><em>Il pendolo nel mondo</em></strong></span><strong><br /></strong></p><p>La divinazione con il pendolo è diffusa in tutto il mondo, e lo strumento è costituito dai materiali più vari.</p><p>In Vietnam,sul delta del Tonkin, le donne usano legare un anello a uno dei loro lunghi capelli lisci, e lo tengono sospeso a una mappa per individuare persone scomparse; nel Suriname (Guyana Olandese) si usa un pezzo di tubo appeso a un filo: se il pendolo rimane immobile la risposta è positiva; nell'India settentrionale si usa uno strumento di nome <em>shanam, </em>costituito da una scatola sospesa a una catena: se lo shanam resta immobile la risposta è negativa; nelle Filippine si usa come pendolo una pietra, un pezzo di ferro o un tizzone ardente; gli indovini Eschimesi usano una vasta gamma di materiali da appendere a un filo: ciottoli, teschi di animali, immagini degli Spiriti Guardiani scavate nel legno, persino scarpe o cappelli delle persone che hanno bisogno di un responso; i Cherokee usano una moneta d'oro o d'argento, un pezzo di piombo, o comunque sempre qualcosa che proviene dalla Terra; ad Haiti gli indovini usano un anello appeso a un filo per stabilire l'innocenza o la colpevolezza di una persona: se l'anello oscilla avanti e indietro la persona è innocente, se descrive dei cerchi è colpevole.</p><p>In molte regioni il pendolo è utilizzato nella pratica della guarigione. </p><p>Nella parte più settentrionale di quello che una volta era l'Impero Russo, le guaritrici diagnosticavano le malattie tenendo un crocifisso sospeso su una pagnotta coperta da un setaccio capovolto, sul cui bordo erano incisi i nomi dei mali allora più frequenti. </p><p>In Finlandia le indovine, mentre utilizzavano il pendolo, intonavano a occhi chiusi una cantilena particolare: "Se la malattia è mortale, oscilla in senso orario; se è causata da una maledizione, oscilla in senso antiorario; se viene dall'Acqua, va verso il Lago; se viene dalla Terra, va verso il Nord.".</p><p><br /></p><p><span style="font-size:130%;"><strong><em>Il corpo come strumento di divinazione</em></strong></span></p><p>Anche il nostro corpo può essere usato come strumento per una pratica divinatoria basata sui principi della rabdomanzia.</p><p>Una tecnica diffusa sia in Himalaya che fra i beduini Siwa e Garah della Libia per decidere se intraprendere un viaggio pericoloso è quella di stendere le mani davanti a sè, con le dita degli indici o dei medi distanti che puntano l'uno verso l'altro. A occhi chiusi e lentamente si avvicinano le dita: se queste arrivano a toccarsi il responso sarà favorevole, se invece il contatto non avviene in modo preciso sarà meglio rimandare. Questa sequenza si ripete tre volte e il responso viene sempre rispettato.<span style="font-size:130%;"><strong><em><br /></em></strong></span></p><p>Un altro metodo molto particolare in cui vigono gli stessi principi della rabdomanzia è la <strong>kiniesiologia, </strong>una tecnica diagnostica e terapeutica non riconosciuta dalla medicina convenzionale. Anche la kiniesiologia utilizza come strumento il corpo umano.</p><p>In "Segni e Presagi" ho trovato un esperimento interessante per sperimentare la kiniesiologia, stabilendo quale sarà la cura migliore per una persona indisposta. Per sintetizzare cercherò di spiegarlo a modo mio.</p><p>Bisogna essere in due: la persona indisposta e l'indovino. </p><p>1) Si resta in piedi uno di fronte all'altro. L'indisposto chiude gli occhi.</p><p>2) L'indovino mette nella mano destra dell'indisposto una zolletta di zucchero e gli chiude la mano a pugno.</p><p>3) L'indisposto solleva il braccio fino ad avere il pugno davanti e sè, con il palmo della mano rivolto verso il proprio viso.</p><p>4) L'indovino spinge verso il basso il pugno fino alla posizione di partenza, facendo caso alla resistenza che l'indisposto oppone al suo gesto.</p><p>5) Si ripete la stessa sequenza rispettivamente con un'aspirina, una pasticca di vitamine, una bustina di tè e una di camomilla (o altri oggetti, a seconda dell'indisposizione)</p><p>6) Quando l'indisposto oppone una maggior resistenza alla sollecitazione dell'indovino, l'oggetto che tiene in mano in quel momento è la "medicina" ideale per guarire.</p><p>Una forma simile alla kiniesiologia, anche se non necessariamente utilizzata in ambito terapeutico, si trova presso gli Eschimesi. L'indovino avvolge l'estremità di un filo intorno alla testa di colui che pone la domanda, e lega l'altra estremità a un bastoncino. L'uomo con il filo attorno al collo si stende a terra e pone la domanda anche mentalmente. L'indovino solleva il bastoncino: se la risposta è positiva la testa dell'uomo diventa così leggera da alzarsi quasi da sola, se è negativa diventa così pesante che l'indovino non riesce a sollevarla.</p><p><br /></p><p>Si potrebbe andare avanti per ore a citare tecniche divinatorie che hanno molto in comune con la rabdomanzia. La maggior parte di queste informazioni le ho trovate in "Segni e presagi", il libro che vi ho citato più volte in questi miei articoli. Ho preferito tralasciare molti altri esempi forniti da quel libro, perchè si basavano semplicemente su un sistema binario indipendentemente dallo strumento utilizzato, ma che alla fine con la rabdomanzia non avevano più molto a che vedere visto che il risultato dipendeva da varianti casuali, non legate ai movimenti inconsapevoli del ricercatore.<br /></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-55720034627175669772009-12-27T10:56:00.041+01:002010-01-02T09:53:58.465+01:00Letture di Natale: magia, mistero e brividi<p><em><span style="font-size:85%;"><br /></span></em></p><p><em><span style="font-size:85%;">-"Delitti di Natale" e "Altri delitti di Natale"</span></em><br /></p><p><em><span style="font-size:85%;">-"Leggende delle Alpi"<br /></span></em></p><p><em><span style="font-size:85%;">-"Le veglie alla fattoria di Dikanka"<br /></span></em></p><p><em><span style="font-size:85%;">-"Il mulino dei dodici corvi"</span></em><em><span style="font-size:85%;"><br /></span></em></p><p><em><span style="font-size:85%;"><br /></span></em></p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 198px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvSQbeprhDJYPNBEQhEh_g9AA1WlUXkb9t-UE6dl4yb-P_X8peVry46UDcGeP4l-RfmLfCRsD8FGzJqS85UQfYCXJKUUQHS7oflsEZkbUE7k7rBqt2_5CizVqxJq2_B5JL_azwqEEOF8A/s200/img033+-+Copia.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5420076189101421906" />E' inevitabile, in questi giorni, scrivere un post dedicato al Natale.</p><p>Sicuramente anche una festività speciale come questa avrebbe meritato da parte mia uno sguardo al passato, alle sue origini precristiane e agli aspetti folkloristici che l'hanno sempre caratterizzata, ma purtroppo per mancanza di tempo e di concentrazione non sono riuscita a scrivere nulla in questi giorni. Però voglio indicarvi un contributo interessantissimo apparso in un sito su Stregoneria e Neopaganesimo altrettanto interessante e ben fatto, <strong>Luce di Strega</strong>. L'autore dell'articolo è Andrea Romanazzi, noto folklorista, e l'articolo s'intitola <a href="http://www.lucedistrega.net/documenti/feste-simbologia-natale.htm">"La simbologia natalizia tra antichi rituali e tradizioni"</a>.</p><p>In quanto a me, invece, vorrei dedicare questo post ad alcuni fra i molti libri che hanno regalato ai miei Natali, anche quelli passati, quell'atmosfera particolare che amo tanto: da un lato calda e accogliente, dall'altro inaspettata, coinvolgente, magica e piena di mistero.</p><p>I libri che vi presenterò sono di genere completamente diverso l'uno dall'altro. Inizierò con due raccolte di racconti gialli, l'ideale per rilassarsi e provare qualche brivido senza dover affrontare letture particolarmente impegnative. Passerò poi a una raccolta di leggende da focolare, di grande interesse anche dal punto di vista antropologico. Quindi sarà la volta di un grande classico, e infine di un romanzo indimenticabile.</p><p><br /></p><p><span style="font-size:130%;"><strong><em>"Delitti di Natale" e "Altri delitti di Natale"</em></strong></span></p><p>Partiamo dal Natale di quest'anno: ho appena finito di leggere una bella raccolta di racconti gialli (AA.VV.) esplicitamente dedicata al Natale, attinti alla tradizione anglo-americana che ha caratterizzato il giallo fra gli anni '20 e '40 : "Altri delitti di Natale". </p><p>Quella precedente, "Delitti di Natale", l'avevo letta l'anno scorso in questo stesso periodo, ma sinceramente ho trovato migliore la seconda. Entrambe i libri sono editi da Polillo Editore e fanno parte della collana "I bassotti, Mystery Collector's Edition". Fra gli autori possiamo trovare i famosi Georges Simenon, Agatha Christie e Ellery Queen, insieme a molti altri decisamente meritevoli anche se meno conosciuti. </p><p>A dir la verità non solo di gialli si tratta. Nella seconda raccolta sono presenti due "ghost stories" degne delle raccolte di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco: il misteriosissimo "Un paio di scarpe infangate" è uno di questi, nonchè uno dei miei preferiti. Altri racconti che ho apprezzato molto sono: "La mattina di Natale" di Margery Allingham, simpatico giallo d'atmosfera basato sull'equivoco; "La sorella Bessie" di Cyril Hare, un giallo cinico con un finale davvero inaspettato (in grado di superare tranquillamente i colpi di scena da soap-opera di Agatha Christie...); "Il Natale di Ballerino Dan" di Damon Runyon, tenero e umoristico, ambientato nel mondo degli allibratori, dei piccoli gangsters e dei giocatori d'azzardo tipico della New York degli anni '30; "Un Natale di Maigret" di Georges Simenon, maestro come sempre nel ricavare, dalle ambientazioni più squallide e dalla grettezza dei suoi personaggi, storie di grande suspence.</p><p><br /></p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 142px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHPON-6WrjvFfcmw0oMQtk2c_iR8A6lv1kcRda0oSDL416Rsx6Yu_CThR6Fq12jivnU6zCaLZGjtBhjgznItGwlx3wH9086B3U1tx19r4oS-HLfpp0BzJx3CIcfnI2lDEmeLhkazboFuc/s200/img034.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5420076850796711698" /><span style="font-size:130%;"><strong><em>"Leggende delle Alpi"</em></strong></span></p><p>Cambiando genere, nel Natale di due anni fa mi regalai "Leggende delle Alpi" di Maria Savi-Lopez (editrice Il Punto-Piemonte in Bancarella), un libro di folklore molto particolare la cui prima pubblicazione risale alla fine dell'800. </p><p>L'autrice presenta le leggende del mondo alpino con uno stile poetico e suggestivo che rivela il suo grande talento di scrittrice, e nonostante la presenza di alcuni interventi moraleggianti tipici del suo tempo che possono infastidire il lettore moderno, il suo modo di raccontare mi ha immerso in quel mondo di rocce impervie, di cupe valli stregate, di baite sferzate da venti gelidi, di profondi abissi, di ponti e passaggi incantati... Senza contare ovviamente che quest'opera, oltre che una lettura coinvolgente, è di grande interesse anche dal punto di vista mitico e antropologico. Insomma, sono proprio le classiche leggende ammalianti che nonni e nonne potevano raccontare ai nipoti davanti al focolare, mentre fuori l'ululato del vento fra le rocce e gli strapiombi imperversava, simile ai lamenti delle anime inquiete o degli esseri soprannaturali che popolavano la fantasia dei montanari.</p><p>I capitoli che mi hanno affascinata di più sono stati: Fate Alpine; La Caccia Selvaggia; Demoni Alpini; Draghi e Serpenti; Fantasmi; Montanari e Letterati; Folletti; Dannati; Fuochi Fatui; Alberi e Spiriti dei Boschi; Le Regine delle Nevi e gli Spiriti dell'Acqua; Le Streghe delle Alpi; Leggende sui Castelli; Laghi Alpini. Ma ci sono anche capitoli dedicati ai fiori alpini, alle leggende sulle campane, alle leggende sul Paradiso Terrestre e alle leggende di origine storica.</p><p>E' un libro che consiglio caldamente a coloro che vogliono conoscere gli aspetti mitici e folkloristici dell'arco Alpino, immergendosi nelle radici e nel tipico sentire della cultura montanara.</p><p><br /></p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 116px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdY9NiQ1vHB67Ayl9rvwhN6PhMkQIuZtJdrPdU12nxG-fgDNQWDZXA1eyOkiAHmRnxWX32CDwe2FUF-TIcWUB0fj7umC0D76I1ROmrabFSHSuiJTGd2jAqBRe3Pz4QfbK7P7LyRMPavS8/s200/img035.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5420077357461281794" /><span style="font-size:130%;"><strong><em>"Le veglie alla fattoria di Dikanka"</em></strong></span></p><p>Nelle mie vacanze natalizie del 2003 il libro protagonista fu "Le veglie alla fattoria di Dikanka" di <br />Nikolaj Vasil'evic Gogol' (Einaudi editore). </p><p>In questa raccolta di novelle del grande Gogol', dove i personaggi, figure del mondo rurale tipico della Piccola Russia, sono alle prese con Diavoli e Streghe, c'è un racconto ambientato nella notte di Natale: "La notte prima di Natale". Qui, come nelle altre novelle dell'immaginario apicoltore Rudyj Panko (il narratore), le storie e i rapporti fra esseri umani e soprannaturali sono raccontati con un piglio ironico e scanzonato, sia che la storia abbia un lieto fine, sia che abbia una tragica conclusione. Nonostante l'aspetto umoristico della narrazione, molti dei racconti di Gogol' (vedi anche lo straordinario "Il Vij", che nonostante faccia parte de "I racconti di Mirgorod", un'altra sua raccolta, resta senza dubbio il mio preferito) sono pervasi di atmosfere misteriose, a volte proprio paurose, dove i personaggi si trovano coinvolti in tregende di diavoli e malefiche vecchiacce, voli nella notte a cavallo di fanciulle-vampiro, incantesimi lanciati da stregoni solitari venuti da lontano... solo con il coraggio e il senso pratico tipico del cosacco, o del fabbro, o del comune bracciante (a seconda del racconto) il protagonista potrà imporsi a questo grottesco mondo soprannaturale se non vorrà esserne sopraffatto. </p><p>Comunque, Natale o non Natale, il mio racconto preferito di "Le veglie alla fattoria di Dikanka" è "La tremenda vendetta", seguito da "La sera della vigilia di San Giovanni" (anche se di questo ho trovato una traduzione decisamente migliore in "Storie di Vampiri" a cura di G. Pilo e S. Fusco: "La sera della vigilia di Ivàn Kupàla", perchè più fedele nella trasposizione delle espressioni colorite tipiche del linguaggio popolare ucraino usato da Gogol'), e infine da "Il luogo stregato".<br /></p><p><br /></p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 128px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiICMzZbVTP25sdYWlRX-NtR0kj7mC6TGJOrseqpHMQem09Y9gMjk9LHQyOzPQR9rX5yFiSrT3VK_cpQYDoQK6q85zFBlv_TE-hEp0e0wue5qtm5EmTUzwFp3xS0vreuxwb1AlC_BNsuqU/s200/img036.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5420075433168815490" /><span style="font-size:130%;"><strong><em>"Il Mulino dei dodici corvi"</em></strong></span></p><p>Veniamo ora a un romanzo di magia e mistero: "Il Mulino dei dodici corvi" di Otfried Preussler, Tea edizioni. </p><p>Un libro così avrebbe meritato una recensione a parte, ma non ho resistito a metterlo fra questi libri di Natale. Sarà perchè la prima volta che l'ho letto era durante le vacanze di Natale del 1989 (allora era edito dalla Longanesi), sarà perchè finalmente, dopo tanti anni in cui era rimasto fuori catalogo, nel periodo di Natale del 2007 sono venuta a conoscenza della sua riedizione da parte della Tea, sarà perchè la storia di Krabat (il protagonista) comincia "fra Capodanno e il giorno dell'Epifania" e finisce tre anni dopo, la sera del 24 dicembre... e va bene, ne parlerò brevemente lasciandovi tutta la sorpresa!</p><p>Tempo fa ho dedicato una pagina del Vecchio Focolare a una fiaba russa sul tema della metamorfosi, probabilmente diffusa anche nelle regioni del nord-est europeo, da cui l'autore del "Mulino dei dodici corvi" può aver tratto ispirazione. Ma il romanzo contiene molte tematiche, fra cui, oltre quella della magia, l'importanza della libertà e la forza dell'amicizia e dell'amore. </p><p>La storia è ambientata nel XVIII secolo in Sorabia (l'attuale Lusazia, una regione confinante con la Germania, la Polonia e la Repubblica Ceca settentrionale), una zona ricca di tradizioni, leggende e miti magici, dove le lande desolate e nebbiose, le paludi e le foreste, cupe in estate e innevate in inverno, sono lo scenario inquietante di questo romanzo fiabesco. Krabat è un giovane vagabondo che, dopo aver fatto uno strano sogno, decide di lasciare i suoi due compagni per raggiungere il luogo che gli è stato indicato, e lungo la via trova un misterioso mulino la cui trista fama fa tremare di paura gli abitanti dei dintorni... Pare che il mugnaio e i suoi dodici garzoni si occupino di affari ben più macabri che quello di macinare il grano. Krabat, per seguire il misterioso richiamo, si trova ben presto coinvolto in una vicenda dove magia nera, sparizioni, rituali negromantici, assassinii e maledizioni diventano un circolo senza uscita, da cui potrà essere liberato soltanto grazie alla fedeltà di un amico e alla forza dell'amore di una ragazza.<br /></p><p>La narrazione di Otfried Preussler è lineare ma seducente, la descrizione dei paesaggi è semplice ma superba: in pochi tratti essenziali riesce a portare il lettore in mezzo alle brughiere innevate o nella tenebrosa foresta di Hoyerswerda, a suggerire il profumo del vapore esalato dai mucchi di letame, o del fumo che esce dai comignoli delle cascine di Schwarzkollm, i rumori misteriosi e i sinistri silenzi all'interno del mulino...</p><p>"Il mulino dei dodici corvi" è uno dei romanzi che più mi sono rimasti nel cuore.</p><p><br /></p><p><strong><span style="font-size:130%;">O</span></strong>ra vi lascio, sto per cominciare "Guida alle Streghe in Italia" di Andrea Romanazzi (casa editrice Venexia). </p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 180px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOyFF6tnWZp0r6zrQxjN_4NyjvDHVchMXUc9Xh05xPxTUs47iFQsTPTeKwC7LYQhwgrdFdElb0_I_QCjmW3s4PkMFXVJd-Ueuo5fLARjsmxOzoR9XUy7VuLP9RgxCAd6GAn5P4YRZ1Cco/s200/img032+-+Copia.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5420072208737553698" />E voi? Che cosa vi piace leggere durante le serate del periodo di Natale, magari accoccolati su un divano alla luce soffusa di una vecchia lampada, quando fuori imperversa il gelo notturno o la neve?</p><p><br /></p><p><span style="font-size:78%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:78%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:78%;">La prima e l'ultima immagine sono scannerizzate rispettivamente dalle copertine dei libri di mia proprietà "Delitti di Natale" e "Altri delitti di Natale". Purtroppo il nome dell'autore di questi disegni non è citato. Per le altre immagini ho scannerizzato le copertine dei rispettivi libri.</span></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-58676507162809594372009-12-09T22:16:00.048+01:002013-07-28T15:01:39.682+02:00La Rabdomanzia. Parte II: il Pendolo<br />
<span style="font-size: 85%;"><em>Sommario:</em></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><em>-Procurarsi un pendolo</em></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><em>-Preparazione all'uso del pendolo</em></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><em>-La pratica vera e propria (Quante cose si possono fare con </em></span><span style="font-size: 85%;"><em>il pendolo?; Il diagramma delle categorie)</em></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><em> </em></span><br />
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5415225689367082514" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRXLoAgkyBuYd2ypdVwjMdrMYkXDJ5sF9do_8XjrSQEhi0NKlLf-y7B5XqgNYl9SKhvjdO9-97NA6MAu40cqa_ebiGYgOltaf94K655Gma6eLwdCI-6VfvyAn7CABxVNo4cdLLGME5-_o/s200/img031+-+Copia.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 125px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" /><strong><em><span style="font-size: 130%;">C</span></em></strong>ontinuando a parlare di Rabdomanzia, affrontiamo in questo post lo strumento forse più famoso e versatile in questo campo: <strong>il pendolo</strong>.<br />
A dir la verità, non trovavo l'ispirazione necessaria a incominciare questo post, perchè il pendolo mi ha sempre ispirato una certa avversione. Forse perchè va così tanto di moda anche fra chi si approccia in modo superficiale alla Magia e alla Divinazione, spendendo un sacco di soldi per ninnoli new-age superdecorati, senza capire che il suo funzionamento dipende non tanto dalla pietra che vi si trova attaccata, ma proprio dalla forma di questo strumento e dai principi che regolano la rabdomanzia (vedi <a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/11/la-rabdomanzia-i-parte-la-bacchetta-del.html">La Rabdomanzia. I parte: La Bacchetta del Rabdomante</a>).<br />
Però ho dovuto decidermi perchè l'avevo promesso, e per trovare ispirazione sono andata a risfogliare il libro <strong>"Segni e presagi" di Sarvananda Bluestone (Edizioni Il Punto d'Incontro)</strong>, un testo secondo me davvero geniale perchè invita a sperimentare le varie tecniche di divinazione con lo spirito giocoso del bambino che scopre e osserva, sperimenta e inventa. Stupendo! Riguardando il capitolo sulla rabdomanzia (che anni fa mi aveva trasmesso la passione per le bacchette) in questi giorni mi sono dedicata alla pratica del pendolo, perchè prima di scrivere un post su un certo argomento preferisco sempre sperimentare di persona.<br />
<br />
<span style="font-size: 130%;"><strong><em>Procurarsi un pendolo </em></strong></span><br />
Se il pendolo è costituito da un filo (di qualsiasi materiale) alla cui estremità inferiore è fissato un peso, per avere a disposizione un buon pendolo basta poco: nel delta del Tonkin, per esempio, le donne usavano legare un anello ad uno dei loro lunghissimi<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5414862416191741346" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkfDkW46oeOrC-8ICcUYB2KCSFlMy0dRo8lGF2pYeESVADC_9Zdge4WKZ5WnVonNZmfsYEPo3adpnYP82fAfl3z33G17UMt8r079bERKd3eUjIhBnteRwAlUhrODBHut6fdj4AXG2kNjU/s200/IMG_0828.JPG" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 200px; margin: 0 0 10px 10px; width: 150px;" /> capelli... insomma, basta anche solo avere a disposizione un filo a piombo da muratore per sperimentare la rabdomanzia e la divinazione con il pendolo. Io, lavorando in una rubinetteria, ho portato a casa una piccola sfera di ottone cromato (un componente per montare i "duplex") con un "foro passante" nel centro, vi ho fatto passare attraverso uno spesso filo di cotone, e poi l'ho intrecciato in modo da formare un unico cordino: ecco il mio pendolo.<br />
Una volta che ci siamo procurati il nostro strumento ideale, vediamo come prepararci per utilizzarlo al meglio.<br />
<br />
<em><strong><span style="font-size: 130%;">Preparazione all'uso del pendolo</span></strong></em><br />
L'altra volta avevo accennato all'importanza del formulare una domanda chiusa, cioè una domanda che abbia per risposta un sì o un no, o comunque una sola fra due alternative possibili. Di conseguenza, è necessario stabilire un'intesa fra noi e il nostro pendolo. Stabilire cioè come si muoverà il pendolo in caso di risposta affermativa e in caso di risposta negativa.<br />
Un ottimo modo per stabilirlo può essere questo:<br />
<strong>1)</strong> Sedetevi a un tavolo con la schiena dritta e i piedi ben piantati a terra<br />
<strong>2)</strong> Arrotolate sul dito indice il filo che sorregge il pendolo. Appoggiate il gomito sul tavolo in modo che il pendolo non risenta dei movimenti involontari del vostro braccio.<br />
<strong>3)</strong> Chiudete gli occhi e rilassate progressivamente ogni muscolo del vostro corpo. Io lo faccio pensando ad essi come a dei palloni pieni d'aria che si sgonfiano. Trovo che sia una visualizzazione molto efficace.<br />
<strong>4)</strong> Ora, sempre ad occhi chiusi, fate al vostro pendolo due domande che abbiano una risposta palese: la prima deve avere una risposta positiva, la seconda negativa. Per esempio, se indossate un paio di jeans la prima domanda sarà "Ho un paio di jeans?" e la seconda sarà "Ho un paio di pantaloni di velluto a coste?". Aprite gli occhi e guardate come si comporta.<br />
In questo modo avrete stabilito il movimento che il pendolo assumerà quando vi comunicherà un sì e un no: io interpreto un movimento in senso orario come un sì, antiorario come un no. Ma potreste anche scoprire che il vostro pendolo vi comunica con un movimento in avanti-indietro quando la risposta è sì, destra-sinistra quando la risposta è no. Quando il pendolo resta fermo o oscilla in modo differente da quello previsto la risposta potrebbe essere un "Non so".<br />
Allenandovi con quest'esercizio dovrebbe stabilirsi una buona intesa fra voi e il vostro pendolo. Allora potrete incominciare con la pratica vera e propria.<br />
<br />
<span style="font-size: 130%;"><strong><em>La pratica vera e propria</em></strong></span><br />
Per avere buoni risultati l'importante è evitare di farsi condizionare dalle proprie aspettative. Il libro cui ho accennato prima suggerisce che lo stato d'animo ideale per lavorare con il pendolo è quello del bambino in una mattina di Natale, che vede intorno a sè un sacco di pacchetti chiusi e semplicemente si chiede "Chissà che cosa ci sarà dentro?". E poi, <strong>prima di cominciare qualsiasi ricerca, ricordate quanto vi può essere utile fare l'esercizio della "Fontana"</strong> che avevo descritto in <a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/11/la-rabdomanzia-i-parte-la-bacchetta-del.html">La Bacchetta del Rabdomante </a>.<span style="font-size: 130%;"><strong><em><br /></em></strong></span><br />
Io all'inizio avevo qualche difficoltà: non riuscivo a non influenzare il pendolo con le mie aspettative. Ho adottato questo sistema, e per me funziona a meraviglia:<br />
<strong>1) </strong>Pongo la mia domanda guardando il pendolo, rivolgendomi direttamente a lui<br />
<strong>2)</strong> Chiudo gli occhi, rilasso completamente i muscoli e penso ancora intensamente alla domanda<br />
<strong>3)</strong> Sempre a occhi chiusi faccio l' "esercizio della Fontana" per far sì che la mia razionalità si metta da parte lasciando il campo alla mia consapevolezza superiore<br />
<strong>4)</strong> Dopo un po' riapro gli occhi: il pendolo si sta muovendo, e in tal modo mi fornisce la risposta<br />
<em><strong><span style="font-size: 100%;">Quante cose si possono fare con il pendolo?</span></strong></em><br />
Basta un po' di inventiva. Potete limitarvi a utilizzarlo per rispondere semplicemente a domande chiuse di qualsiasi tipo. Oppure potete utilizzarlo come una bacchetta da rabdomante per cercare erbe, funghi, tane di animali, posti dove la gente ha vissuto in passato (vedi sempre <a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/11/la-rabdomanzia-i-parte-la-bacchetta-del.html">La Rabdomanzia. I parte</a>), solo che invece di andare direttamente sul posto della ricerca con il pendolo è possibile lavorare su una cartina geografica o su una mappa locale. Provate in questo modo, e poi andate sul posto a verificare la percentuale dei vostri successi. Non scoraggiatevi, agite con l'ottica dello sperimentatore.<br />
<strong><em>Il diagramma delle categorie</em></strong><br />
In "Segni e Presagi" ho trovato un altro modo interessante per divinare con il pendolo: creare una sorta di mappa che illustra un certo ambito della nostra vita. Questa mappa è un <strong>diagramma a forma di semicerchio diviso in tanti spicchi</strong>, larghi abbastanza da permettere al pendolo di soffermarsi chiaramente su ognuno di essi. <img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5415223156398860690" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwFS556amT8Q8C5__7Fonb4Z97ehDuh0t1dzI25-O0D2bc1KF2vtXi8U_jwhRGk71fQWjzqlvZWCQCCBTLjGnx6MXGElF0eRy2LVOWq5r1IQkxx8YLsNFHmC7zbselp0nQrbZBu70tMk4/s200/DIAGRAMMA+-+Copia+(6).jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 109px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" />In ognuno di questi spicchi scriverete una risposta diversa. In questo modo si potrà porre al pendolo anche una domanda aperta.<br />
Potete creare diagrammi che rispecchino gli aspetti più comuni della vita quotidiana, come <em>amore, lavoro, salute,</em> ecc., ma potete anche cercare di essere più fantasiosi, facendo dei diagrammi che vi aiuteranno a valutare i vostri rapporti con gli altri, o a risolvere problemi anche più prosaici.<br />
Nel libro è riportato l'esempio di Anne Williams, una rabdomante che ha creato un diagramma contenente le varie parti meccaniche di un'automobile. Quando c'è qualche guasto, in questo modo sarebbe possibile individuare cosa non va nella nostra macchina... Interessante! Inutile dire che è sempre fondamentale, in seguito, verificare di persona (o farlo fare da un meccanico) se le nostre previsioni erano corrette.<br />
<strong>Per utilizzare il diagramma</strong> è sufficiente appoggiarlo su un tavolo o su una superficie piatta, e tenere il pendolo in modo che il peso sia sospeso sul punto in cui convergono le linee che delimitano gli spicchi. Dopo aver posto la domanda al pendolo, questi dovrebbe oscillare sullo spicchio che indica la risposta.<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5415582887754367010" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZcZ8k4DupL8A2H_hr3HNz4c9HXrM7TW-yEAWpr_-Jt0Wo4AfCAFPQBPYjhcPSiP0O-kbtnJWd-x8BtDi-cM17IgZZxs9aznbnBI6Iz1LNNs9c3iDjyxUBC_mf86vnM1R3KdCQfNWpGWk/s320/diagramma+meteo.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 164px; margin: 0 0 10px 10px; width: 300px;" /><br />
Io ne ho creato uno per il <strong>meteo</strong>. Era da sabato sera che le previsioni su internet per Fontaneto d'Agogna davano neve il giorno dopo, ma il mio pendolo dava solo coperto... è da sabato che aspettiamo la neve invano: devo dire che in questo caso la rabdomanzia ha dato dei buoni risultati! <br />
<br />
<strong>T</strong>utte queste pratiche con il pendolo possono essere considerate con scetticismo finchè non si prende in considerazione che lo scopo della rabdomanzia è, attraverso qualsiasi strumento che sia in grado di reagire ai movimenti involontari del nostro corpo, quello di cercare nella nostra consapevolezza superiore, che meglio del nostro intelletto intuisce quali sono le risposte a quesiti di vario genere, anche al di là delle nostre conoscenze razionali. Per questo da molti radiestesisti la rabdomanzia, pur non essendo una scienza esatta, viene considerata un metodo di conoscenza universale, adatto ad investigare nel campo della mineralogia e dell'idrologia come nel campo dell'agricoltura e degli affari.<br />
<br />
<strong><span style="font-size: 130%;">I</span></strong>n questi due post sulla rabdomanzia sono stati presi in considerazione la bacchetta e il pendolo, i due strumenti più comunemente associati a questa pratica. Ma in tutti i tempi e in tutto il mondo la rabdomanzia è sempre stata una tecnica di divinazione molto diffusa, considerata molto<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5414795073768206210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtFPNphPUjRpegLYtf_qrcVcMbpk-NvXJ9NRdl26XttyIlOIX04_dDW2VH55R38pSPJHIlkkkn9DvZtFzR5UTQp1BOownHwXiJ90rSsm92K4LwBC9NcpCAV0_3rC0Gn52c91syG79_5jo/s200/IMG_0833.JPG" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 200px; margin: 0 0 10px 10px; width: 150px;" /> efficace, e gli strumenti con cui è stata attuata sono estremamente vari e incredibilmente fantasiosi. Nel prossimo ed ultimo post ad essa dedicato passerò in rassegna alcune di queste tecniche affascinanti.<br />
<br />
<span style="font-size: 78%;">La prima immagine di questo post è stata tratta dal libro di mia proprietà "La radiestesia" di R.P.J. Jurion, edizioni Hoepli. La seconda e l'ultima immagine sono foto scattate da me del mio pendolo rudimentale (ma perfettamente funzionante, e anche molto natalizio!). La terza e la quarta immagine, quelle dei diagrammi, le ho "disegnate" con Gimp.</span><span style="font-size: 78%;"> </span>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-87645636021124307152009-12-05T00:43:00.041+01:002010-01-01T22:25:23.523+01:00Visualizzare la nebbia come portale per altri mondi<p><br /></p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 150px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigO_HAo9rFOsIjgiNRer3Hu8nRlH2NVtSzhHFPJagt1Fi1khHdfH-F1sJnRGBBAATpOw-KEk71qtkujIWTiQEaUxNCQzWaZR4ZEYERxY3-77OkWE4ziSl4F0z7VGk07KuGBzWwxqSgjdo/s200/La+nebbia+nasconde+la+citt%C3%A0+di+Cassino+allo+sguardo+di+chi+la+cerca.+Foto+scattata+dalla+terrazza+dell%27abbazia+di+Montecassino+di+Rocco.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5411950640897340418" />Avrei voluto scrivere questa visualizzazione a novembre, che nella mia zona rappresenta il mese della nebbia per eccellenza, ma purtroppo non ce l'ho proprio fatta.</p><p>In ogni caso, eccoci ai primi di dicembre di quest'anno. Sono giornate umide, piovose, e spesso non ancora freddissime. </p><p>L'altro sabato mattina però, mentre portavamo giù i nostri cani, uscendo dalla porta di casa ci siamo trovati immersi in una densa bruma misteriosa che confondeva e mutava tutto il paesaggio circostante. Le case nei paraggi erano del tutto scomparse. Si distingueva a malapena la ringhiera. La densità dell'aria si poteva tastare distintamente. E non faceva così freddo, anzi, per essere alla fine di novembre la temperatura si poteva quasi definire gradevole. Regnava uno strano silenzio. La nebbia mi stava invitando in una sorta di intimo abbraccio.</p><p>Mi venne in mente la scena di "Amarcord" di Fellini, quando il nonno varca il cancello e si trova immerso in un'atmosfera fatata. Comincia a camminare borbottando e dopo pochi passi perde l'orientamento, per poi ritrovarsi ancora a due passi da casa sua. Sì, perchè quando ti trovi in mezzo alla nebbia più fitta, in un'ora in cui non c'è in giro anima viva, potresti essere dovunque: in città come in aperta campagna, in riva al mare o sul ciglio di un burrone. A malapena riesci a distinguere i suoni lontani, perchè anch'essi vengono attutiti.</p><p>Nonostante la nebbia generi quasi sempre un senso di insicurezza, io la trovo estremamente seducente, e ho voluto incorporarla nelle mie pratiche di visualizzazione. Il suo scopo è<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 150px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQQz90ZZyhhZLEbzYCXCqk4wr_errzisyDv0yPooApNIi0BPL3lHTBi0g8wUy5wfvoOmZ-7Q3fsikhyphenhyphenwmDg-s4WUbb742SuKj364xiNF7Uzb64Axu_Z_6gcTLUKu6gLq7FIgZep2ZQggM/s200/la+val+d%27Ossola+ripresa+dal+Lusentino+in+una+giornata+di+nebbia+di+Imerio.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5411955324810668994" /> principalmente quello di fungere da portale per penetrare in nuovi mondi: spesso si ricorre a immagini evocative tipo una porta misteriosa, un tronco d'albero cavo, una scala a chiocciola discendente o ascendente, a seconda delle circostanze... la nebbia, con la sua mutevole densità, ha la capacità di celare e di mostrare all'improvviso nuovi luoghi, reali o immaginari.</p><p>Ora vi descriverò la visualizzazione che uso in vari tipi di meditazioni ed esercizi per raggiungere gradualmente il mio luogo incantato: una spelonca in cima a una montagna con al centro un focolare fatto di pietre. Quando lo raggiungo, che sia notte o che sia giorno, accendo il fuoco, o se lo trovo già acceso... ma questa è un'altra storia, qui vi descriverò solo il tragitto che compio immersa nella nebbia. </p><p>Siccome il percorso che faccio per raggiungere il mio luogo segreto è molto accidentato, di solito mi faccio accompagnare da un animale (la scelta dell'animale dipende dal mio stato d'animo o da esigenze rituali particolari). In questa visualizzazione è molto importante la presenza di questo elemento: l'animale in realtà non è solo un di più. Egli rappresenta essenzialmente una parte di noi, ovviamente la parte più intuitiva, più vicina all'essenza primordiale dell'Universo. Il farci guidare da un cane, da un lupo, da una lepre o da ciò che preferiamo ci metterà nelle condizioni migliori per seguire il nostro Sé nei suoi viaggi, lasciando da parte il nostro intelletto (la parte più critica e razionale). In questa visualizzazione partirò da casa mia da sola, per poi incontrare un asinello durante il cammino. La casa da cui parto non è quella attuale: è il grigio condominio dove abitavo da bambina. Ciò renderà meglio l'idea di come, grazie alla visualizzazione della nebbia, si possa facilmente passare da un posto all'altro, anche se diversissimi tra loro.</p><p><br /></p><p><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 133px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLxCMX7N5yvJuHZXTUk9mWlmWVQ2NXtDQjyf3TVwy1UNP6xae_KYGkKw5Brxp8U-gxWOKapAUrMU8WNr6DsUnyL3iB_20do4YtHgQzHbFGmtvSXRTdJnI6sumyhnYcyhlu_XbMIq35z2U/s200/sunset+by+the+small+river+di+talba.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5411955602634430498" /><em><strong><span style="font-size:130%;">In viaggio verso il luogo fatato</span></strong></em></p><p><span style="font-size:100%;">Esco di casa, un condominio uguale a tanti altri nella periferia di una cittadina di provincia uguale a tante altre. Lascio che il portone si chiuda sbattendo alle mie spalle. Mi trovo improvvisamente immersa in una nebbia densa e inquietante, che s'insinua all'interno dei portici e confonde le prospettive. E' primo mattino: in giro non c'è anima viva. Inizio a incamminarmi sotto il portico, per poi dirigermi verso un marciapiede scoperto; e via così verso un incrocio, dove nella nebbia riesco appena a distinguere il lampeggiare intermittente di uno dei pochi semafori rimasti. Mentre cammino la nebbia s'infittisce ancor di più. Posso rendermi conto di dove sono solo perchè sento l'intenso e gradevolissimo profumo del pane provenire da un forno nelle vicinanze. S</span><span style="font-size:100%;">to passando davanti al portone semiaperto di una di quelle case vecchie di cortile, da cui in lontananza si sente, attutito, il canto solitario di un gallo. </span><em><strong><span style="font-size:130%;"><br /></span></strong></em></p><p><span style="font-size:100%;">Mentre continuo ad addentrarmi in quella cortina impenetrabile di vapore, fiancheggio una ringhiera di ferro battuto, i cui eleganti ornamenti cesellati mi sorprendono un poco. Da quando nella via Xxxx ci sono cancellate così belle? Arrivo a quello che sembra essere il cancello principale e lo trovo aperto: capisco di essermi persa, ma l'entrata è così invitante che, senza esitazione, decido di scoprire che cosa c'è dall'altra parte. La nebbia si dirada un pochino, ma io continuo a procedere con cautela su un bel selciato. Dopo qualche decina di metri il viale inizia a mostrarsi nel suo aspetto trascurato; posso distinguere solo poche spanne davanti a me, ma i miei passi incespicano su un viottolo disconnesso e rovinato dalle intemperie. I ciottoli si fanno sempre più rari, e lasciano gradualmente il posto a una strada sterrata in salita. In tutto questo vacuo biancore riesco appena a intravedere i cespugli di more che fiancheggiano il sentiero, invadendolo prepotentemente. Il profumo di terra umida, di funghi, di foglie marce e di sottobosco autunnale è inebriante, e mi rendo conto di essermi inoltrata in aperta campagna. Piccoli tratti di boschetti si alternano ai campi aperti, ma la bruma si fa sempre più fitta. </span></p><p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 150px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdlJS2tifiu-s9uermmcecKQveHyi3fi5VeXBPHJyKSVOkH9V6_RrcSfbDAlOtdZMJtOhyNZ2VxKjOq48GNDJOD3T0qqLJIXAoQEmZgNwevnCXvB2TO7kkYjZQCsJZ_8n6poW6Da8xNM0/s200/La+Riposa+(37)+di+Goaluca.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5411958051264214898" /><span style="font-size:100%;">Con un brivido sottile mi metto a fantasticare sulla</span><span style="font-size:100%;"> sensazione che si prova</span><span style="font-size:100%;"> a starsene in un grande prato, circondati da questo mare di nebbia: niente sentieri, niente alberi, nessun riferimento... Ed ecco che proprio in quel momento sento un respiro umido e caldo sopra la mia spalla. Mi volto. Con piacevole sorpresa mi trovo ad ammirare da vicino il bel testone di un giovane somaro, in vena di scorribande per la campagna. Curioso mi annusa, sporgendo i labbroni grigi e vellutati, e incomincia ad affiancarmi in questo misterioso cammino. <br /></span></p><p><span style="font-size:100%;">La salita si fa sempre più irta. Quel poco di paesaggio che posso distinguere intorno a noi è sempre più selvatico e incontaminato... i profumi della terra arrivano a deliziare le mie narici sempre più sensibili... il non sapere dove sto andando non mi preoccupa più di tanto: il mio compagno sembra perfettamente consapevole del tragitto da percorrere. Il fatto che quando rallento per la stanchezza lui si fermi ad aspettarmi con aria amichevole mi dice di seguirlo senza farmi troppe domande. Nella fitta nebbia spiccano i suoi occhi grandi, pazienti, saggi come quelli di un vecchio eremita e nel contempo vivaci e fiduciosi come quelli di un cucciolo. Sono occhi antichi come l'Universo. Mi parlano, e io riesco a comprendere ogni cosa.</span><span style="font-size:100%;"> Mi sento al sicuro con l'asinello. </span><span style="font-size:100%;">Osservo le gocce di condensa sul suo ispido mantello, e provo un grande senso di aspettativa. </span><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:100%;">Intanto si è fatto buio. La Luna è alta nel cielo, e si riflette nel luminoso mare di nebbia bianco latte, che ci avvolge come un abbraccio misterioso. A volte riesco appena a intravederla fra i rami spogli degli alberi che circondano il tracciato. </span><span style="font-size:100%;">St</span><span style="font-size:100%;">iamo salendo su una montagna. </span><span style="font-size:100%;">Quando il terreno si fa più aspro e scosceso, l'asinello mi fa salire in groppa. Quando il sentiero è più agibile, gli dico di farmi scendere perchè voglio camminare al suo fianco. </span></p><p><span style="font-size:100%;">Intorno a noi sempre la nebbia, ambigua, che a tratti si dirada e a tratti torna densa, quasi fossimo immersi in un mare di nuvole. </span><span style="font-size:100%;">Rocce, arbusti e alberi si intravedono a tratti... Improvvisamente, in alto e in lontananza (ma molto più vicino di quanto mi aspettassi), riesco a scorgere una lieve bagliore. All'inizio ho l'impressione di confondermi, ma mentre continuiamo </span><span style="font-size:100%;">a inerpicarci la luce s'ingrandisce, penetra il muro di nebbia sempre più distintamente. </span><span style="font-size:100%;">Mi chiedo se per caso stiamo raggiungendo qualche paesino di montagna, ma la fonte di quel bagliore è l'unica visibile. Ormai siamo abbastanza vicini per capire che si tratta dello sfavillare di un falò. So che la nostra meta è proprio quella. Mancano pochi passi, ed ecco che arriviamo a un pianoro su cui si affaccia una spelonca scavata nella roccia. Quando entriamo veniamo avvolti dalla luce calda del fuoco, dallo sfavillare delle sue fiamme e dalla fragranza della legna che arde. Sfiniti, ci</span><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 150px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQUyRoDN86NnRU8M04NA0P0wivPPfLqeMAO4VER8ak9aI3QPYFcVwmULrjJzpG7hxtmQyzdbcQshlXuNWcj6CCU-ZMbwgiOvhop6VV6oXKWSAVTwcUpFZUlxLsu4kMET1C3A3EXyWRLRM/s200/luna+2+-+Copia.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5411945893115605650" /><span style="font-size:100%;"> lasciamo alle spalle quella misteriosa nebbia incantata, che forse, con la sua costante presenza, ci ha trasportati fino al nostro luogo fatato.</span><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:78%;">La prima immagine di questo post è una foto scattata da <a href="http://picasaweb.google.it/casaburo.rocco">Rocco</a></span>, <span style="font-size:78%;">l'ho scaricata da Picasa, e s'intitola "<a href="http://picasaweb.google.it/lh/view?imglic=creative_commons&psc=G&uname=jimmi711&q=nebbia&filter=1#5328752896881474066">La nebbia nasconde la città di Cassino allo sguardo di chi la cerca</a>". La seconda immagine è una foto scattata da <a href="http://picasaweb.google.com/ankerite1">Imerio</a>, e s'intitola<a href="http://picasaweb.google.com/lh/view?q=nebbia&uname=radriana00&psc=G&filter=1&imglic=creative_commons#5152682824650423730">"La Val d'Ossola ripresa dal Lusentino in una giornata di nebbia"</a>. Anch'essa è su Picasa</span><span style="font-size:78%;">. La terza immagine è una foto scaricata dall'<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/">album di Talba</a> e s'intitola <a href="http://www.flickr.com/photos/talba/3131816324/?addedcomment=1#preview">"Sunset by the small river"</a>. La quarta immagine è una foto scattata da <a href="http://picasaweb.google.it/goaluca">Goaluca</a>, s'intitola<a href="http://picasaweb.google.it/lh/view?imglic=creative_commons&psc=G&uname=jimmi711&q=nebbia&filter=1#5251434304606110786"> "La riposa"</a>, ed anch'essa, come la prima, è disponibile su Picasa. L'ultima foto l'ho scattata io, in una nebbiosa notte di Luna Piena.</span><span style="font-size:100%;"><br /></span></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-89182051448620253062009-11-26T00:00:00.027+01:002009-12-22T09:52:25.417+01:00La Rabdomanzia. Parte I: La Bacchetta del Rabdomante<p><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>Sommario:</em></span><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-I principi della rabdomanzia</em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-Esperimenti con la bacchetta (Costruire e reggere una bacchetta a Y; La ricerca) </em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-Una semplice tecnica per liberare la mente prima di cominciare</em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p><p><em><strong><span style="font-size:130%;">L</span></strong></em>a rabdomanzia (o radiestesia, per usare un termine più moderno) è una pratica che mi ha sempre affascinato, e già da un po' di tempo avevo voglia di parlarne nel Vecchio Focolare. Il fatto è che scrivere di rabdomanzia in maniera ampia e completa, in un blog sarebbe troppo complesso: in commercio ci sono molti libri validi su quest'argomento. In questo post e in quelli che seguiranno cercherò semplicemente di mettere in luce gli aspetti principali di questa<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 162px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIk5Fz3gnGbQFX70gAen9-9__wrwuNcmeDgRbAmgH2-F8_5V_Ddd45fHnrn7-cOHYQ_rDvI-G2nRnpK-HDvYth2CHTaqGpynjK87Vg6VYIFbvUEBUCEvJt3ICldrmPM6GgUOkCn7UGjLk/s320/RABDOMANTE+ALL%27OPERA.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5408172374677283906" /> tecnica, e senza la pretesa di fare un discorso pseudoscientifico, di invitare chi è curioso e intraprendente a sperimentarne le dinamiche. </p><p>In genere la parola "rabdomanzia" evoca l'immagine del cercatore di acqua, metalli, oggetti nascosti e tesori per mezzo di una particolare verga a forma di Y. In realtà, però, questa tecnica è sempre stata praticata da moltissime popolazioni con gli strumenti più disparati, e con finalità divinatorie: determinare il volere degli Dei, predire il futuro, persino stabilire la colpevolezza dei condannati nei processi o determinare le cause di malattie sconosciute. </p><p>La rabdomanzia fu considerata per lunghissimo tempo come opera diabolica, ma alla fine del XYII secolo L. de Vallemont incominciò ad occuparsi dei primi studi moderni su questa pratica con la sua opera "La physique occulte ou Traité de la baguette divinatoire" (1693). Oggi, per indicare tutti i fenomeni compresi nel termine "rabdomanzia", si usa preferibilmente il nome "radiestesia" (sensibilità a radiazioni), nato probabilmente dai primi tentativi di spiegare scientificamente questo fenomeno con la tesi che dagli oggetti nascosti (acqua e metalli) partissero speciali radiazioni che i rabdomanti riuscivano a captare. Secondo il testo <span style="font-size:100%;">"La radiestesia" di R.P.J. Jurion</span>, che ho trovato molto interessante, questa tesi è ormai superata. Jurion sostiene che la radiestesia sia in realtà un mezzo di conoscenza universale basato sull'intuito del praticante, una teoria simile a quella che espongo più avanti in questo post. Attualmente molti respingono come scientificamente infondate le tesi dei radioestesisti, altri ammettono che entro certi limiti la radioestesia abbia un fondamento. Io parlerò di rabdomanzia con un approccio empirico, ma soprattutto sciamanico. </p><p>Vediamo come funziona, a grandi linee, questa affascinante pratica divinatoria.</p><p><br /></p><p><span style="font-size:130%;"><em><strong>I principi della rabdomanzia</strong></em></span></p><p>Come molte forme di divinazione, anche lo scopo principale della rabdomanzia è quello di comunicare con la propria consapevolezza superiore e con l'inconscio collettivo. In questo caso la risposta perviene attraverso i movimenti più impercettibili del corpo (che in una visione olistica è un tutt'uno con l'anima), movimenti che vengono poi trasmessi a uno strumento.<br /><br />Gli strumenti della rabdomanzia più conosciuti sono il pendolo e la classica bacchetta a Y. Nelle tradizioni di tutto il mondo, però, possiamo trovare anche rabdomanti che utilizzano gusci di tartaruga (in Nigeria), fili avvolti su bastoncini (presso i Kasha, Nord America), aghi galleggianti (presso i Cherokee), tavolette di legno (in Sudan), chiavi infilate nelle bibbie (nelle campagne italiane) e lo stesso corpo umano (in Himalaya).<br /><br />Che cos'hanno in comune tutti questi strumenti? Analizziamo brevemente i più conosciuti: il pendolo e la bacchetta.<br /><br />Il <strong>pendolo</strong> è costituito da un filo (di qualsiasi materiale) alla cui estremità inferiore è fissato un peso (vedi <a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/12/la-rabdomanzia-ii-parte-il-pendolo.html">La Rabdomanzia. Parte II: il Pendolo</a>).<br /><br />La <strong>bacchetta a Y</strong> è costituita da un ramo biforcuto o da due verghe di legno piuttosto flessibile (come quello di nocciolo), di cui due estremità vengono legate fra di loro, mentre le altre due vengono sorrette (non impugnate) nelle mani del rabdomante, in modo che la Y resti puntata in avanti in un equilibrio precario.<br /><br />E' proprio questo il denominatore comune agli strumenti dei rabdomanti: l'equilibrio precario. Il rompersi improvviso di questo equilibrio costituirà la risposta. Il rabdomante pone il quesito: quando il pendolo incomincerà a oscillare o la bacchetta sembrerà essere strattonata improvvisamente verso il basso, in quel momento si avrà la risposta.<br /><br />Se la divinazione viene praticata in modo corretto, la rottura dell'equilibrio è provocata da un movimento impercettibile del rabdomante, impercettibile a lui stesso. La sua mente, durante l'atto, dev'essere completamente libera, così che la sua consapevolezza interiore possa percepire la risposta dall'Universo e comunicarla al corpo. Il corpo, attraverso lievissimi movimenti dei muscoli, comunica il movimento al pendolo (o alla bacchetta, alla tavoletta di legno, al guscio di tartaruga, ecc...), e l'equilibrio precario si rompe.<br /><br />Nella rabdomanzia, la risposta in genere è basata su un sistema binario: è un sì o un no, o comunque <em>una sola fra due possibili scelte</em>. Il quesito che si dovrà porre durante l'atto di divinazione dovrà dunque essere una "domanda chiusa". Se il problema è più complesso, si dovrà scomporlo in più elementi, in modo da andare ad esclusione ed arrivare ancora una volta a poter porre una domanda chiusa (quando parlerò del pendolo spiegherò più dettagliatamente questo concetto).<br /><br />I principi della rabdomanzia si basano quindi sulla capacità del nostro corpo di percepire la risposta corretta a una domanda, e sulla fragilità dell'equilibrio dello strumento che si utilizza.<br /></p><p>In questo primo post sulla rabdomanzia prenderò in considerazione uno dei due metodi più conosciuti, la <strong>bacchetta</strong>, e descriverò una semplice tecnica per liberare la mente in modo da influenzare il meno possibile i risultati con la volontà cosciente, con i propri desideri e le proprie aspettative.</p><p><br /></p><p><em><strong><span style="font-size:130%;">Esperimenti con la bacchetta</span></strong></em></p><p>Anni fa, un po' per gioco un po' sul serio, io e degli amici ci eravamo divertiti a costruire delle bacchette da rabdomanti con rami di nocciolo, dopo che il giardiniere del Parco Marazza di Borgomanero aveva appena finito con la potatura. Ci eravamo prefissati di trovare delle sorgenti sotterranee, e le nostre bacchette si abbassavano sempre nelle vicinanze della fontanella (ma guarda che caso!). Ovviamente quella non era vera rabdomanzia, perchè mentre lo facevamo ci prendevamo in giro a vicenda, e, per quanto mi riguarda, sicuramente non avevo preparato la mente in modo adeguato a liberarla da ogni pensiero, condizionamento o desiderio che fosse di trovare l'acqua. Però in quell'occasione capii come dovevano essere tenute le bacchette, e alla fin fine vi posso confessare che qualcuno dei tentativi di quel giorno fu fatto con serietà: quando tutti gli altri persero l'interesse per quella mattana, io incominciai a gironzolare per conto mio, silenziosa e un po' più concentrata con le mie belle bacchette di nocciolo, cercando di influire il meno possibile sul loro movimento, e trovai diversi punti dove queste si piegavano improvvisamente verso il basso. Non verificai mai se in quelle zone si trovasse effettivamente dell'acqua sotterranea, ma questa fu un'altra utile lezione: quando ci si allena in una pratica come la rabdomanzia, è sempre bene avere la possibilità di verificare se la risposta che si è trovata corrisponde al vero.</p><p>In seguito provai ancora, per conto mio, ad applicarmi più seriamente. Una volta la rabdomanzia mi è stata utile per ritrovare un paio di occhiali da sole che avevo perso durante una passeggiata coi cani, in un campo erboso vastissimo vicino al fiume Sesia. L'erba era molto alta, e cercarli a occhio nudo sarebbe stata una vera impresa. Ma ero certa di averli persi lì, in mezzo a tutto quel verde. Mi dovetti munire di molta pazienza, perchè lavorando con le bacchette bisogna dividere mentalmente il campo in vare sezioni, e passarle in rassegna tutte quante. Ma ritrovai gli occhiali molto prima di quanto mi aspettassi: all'improvviso la bacchetta puntò verso terra, e fui davvero entusiasta quando mi ritrovai davanti i miei begli occhiali da 5 euro!</p><p>Gli esperimenti che vi propongo fra poco li ho provati in diverse occasioni durante le passeggiate che faccio coi miei cani, e anche se non sempre mi sono riusciti devo dire che la percentuale di successo è stata considerevole... e poi mi ci sono divertita!</p><p><strong><em><span style="font-size:100%;">Costruire e reggere una bacchetta a Y</span></em></strong></p><p>Gli usi della bacchetta sono forse più limitati di quelli del pendolo, perchè come strumento è meno adatta a cercare risposte di tipo metafisico, o a fare indagini su una cartina topografica. Però è uno strumento divertente, perchè con essa possiamo tranquillamente agire all'aperto, e allenarci a cercare acqua, metalli, oggetti smarriti e sentieri.<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 194px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwtBHZyiqshFFIQe2Ejc0ueSZ_-19MhwpDY6oMN5d94XqbbytxUVWQ_98nqGL4SxAshMkSkHgPxIM9voLjj1PW7kvSGcmnlcC_TfEXjaqS-r-TCU7X5u74OLooc1NIz7cXNxDIstQOOfo/s200/COSTRUIRE+BACCHETTA.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5408169447861855026" /></p><p><span style="font-size:100%;">Cercate due rami di nocciolo abbastanza sottili, lunghi all'incirca 3</span><span style="font-size:100%;"> spanne. </span><span style="font-size:100%;">Usando uno spago</span><span style="font-size:100%;"> legatene insieme due estremità, molto saldamente. Tenete in ciascuna mano le altre due estremità dei rami, e allargateli in modo da formare una Y (come nel disegno di destra). </span><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 118px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8iM6NB9wnx16dW7XpwqoDvjAV9ApAPWT3XpiGcR4umvkw-V48U14gXGASrvN1qP3XKXjYHHvaoTSdYOpk_QzOx_lRb_1VKUa01yUd7FrZ30J0PPwDJPT5u7xF1-9r8QTAxjKsDtkUxmQ/s200/COME+TENERE+LA+BACCHETTA.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5408170227288705346" /><span style="font-size:100%;">Ora tenete le mani con i palmi verso l'alto, e sorreggete le due estremità, piegando le dita perchè non vi sfuggano di mano, ma in modo tale da lasciar libera la vostra bacchetta di oscillare in </span><span style="font-size:100%;">seguito a qualsiasi sollecitazione. La Y deve puntare davanti a voi.</span><br /></p><p><em><strong><span style="font-size:100%;">La ricerca</span></strong></em><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:100%;">Ora potrete sbizzarrirvi a cercare delle cose intorno a voi. Per esempio, durante una passeggiata potreste mettervi in cerca di un fiore o di un' erba particolare che non balza subito all'occhio, o di una zona dove questa cresce di preferenza. Nel periodo di settembre-ottobre potreste provare a sperimentare la rabdomanzia nel campo della ricerca dei funghi. Potreste cercare anche un sentiero o una strada sterrata che conduce a una certa frazione che si trova nei dintorni. I risultati di questi due tipi di indagini sono facilmente verificabili. Un po' meno la ricerca dei percorsi abituali di certi animali selvatici, anche se sarebbe interessante localizzare le tane e i nidi dellle specie che vivono nella vostra zona. <br /></span></p><p><span style="font-size:100%;">Concentratevi mentalmente sulla questione. Visualizzate l'erba o il fungo da trovare, l'animale di cui vi interessa seguire le tracce (ovviamente dev'essere una specie che vive nella vostra zona), o il segnale stradale con la scritta del paese o della frazione che volete raggiungere. </span></p><p><span style="font-size:100%;">Prima di incominciare la ricerca vera e propria, è importante che stabiliate consciamente una convenzione: per esempio, che appena raggiungerete la direzione giusta per la vostra ricerca la bacchetta incomincerà a oscillare, e che quando arriverete a trovare l'"oggetto" prefissato la bacchetta punterà decisamente verso il basso. </span><span style="font-size:100%;">Questo n</span><span style="font-size:100%;">on interferirà con la veridicità della ricerca: si tratta semplicemente di stabilire un codice d'intesa con il proprio corpo. E' un po' come dirgli: "Quando troverai la strada giusta, dammi questo segnale, e io capirò".</span></p><p><span style="font-size:100%;">Ora potete incominciare a camminare verso le varie direzioni, </span><span style="font-size:100%;">con la punta della vostra bacchetta in avanti. </span><span style="font-size:100%;">Osservate il suo comportamento. </span><span style="font-size:100%;"> </span><span style="font-size:100%;">Questo è il momento di agire con la mente libera dai condizionamenti e dalle aspettative. Fatevi da parte, e lasciate fare al vostro corpo. </span><span style="font-size:100%;">Ci vorrà un po' di pazienza. </span></p><p><span style="font-size:100%;">Osservate semplicemente la bacchetta, seguite le sue</span><span style="font-size:100%;"> oscillazioni </span><span style="font-size:100%;">man mano che diventano più decise. Appena raggiungerete l'erba, la frazione o l'albero su cui si trova il nido dell'uccello (per esempio) che vi eravate prefissati di trovare, la bacchetta potrebbe anche strattonare improvvisamente all'ingiù. Tutto dipende dalla vostra sensibilità, dall'allenamento, e dalla capacità che dimostrete di non farvi condizionare dalla volontà cosciente. </span><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:100%;">Un esercizio più semplice potrebbe essere quello di individuare i quattro punti cardinali. Stabilite di individuarne uno solo, per esempio il Sud. Girate su voi stessi con la vostra bacchetta fra le mani. Dovrete girare molto molto lentamente. Se non vi riesce al primo tentativo provate di nuovo. Quando vi troverete rivolti a Sud, la bacchetta dovrebbe abbassarsi. Questo esercizio mi è riuscito abbastanza spesso. Ovviamente vi conviene portare con voi una bussola per verificare la correttezza del risultato.<br /></span></p><p><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><em><strong><span style="font-size:130%;">Una semplice tecnica per liberare la mente prima di cominciare: "La Fontana"</span></strong></em><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:100%;">Mi sono ispirata a una tecnica proposta nel libro "Segni e presagi" di Sarvananda Bluestone, proprio nel capitolo che parla di pendoli e rabdomanzia. L'ho semplificato di molto, perchè quando si è in giro per boschi è molto più semplice liberare la mente e mettersi in sintonia con l'ambiente vivo che ci circonda, anche senza esercizi elaborati, e perchè penso che dal punto di vista psichico la pratica con le bacchette sia un po' meno difficoltosa di quella con il <a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/12/la-rabdomanzia-ii-parte-il-pendolo.html">pendolo</a>.</span></p><p><span style="font-size:100%;">1)In piedi ed eretti, con le gambe leggermente divaricate e i piedi ben piantati al suolo, chiudete gli occhi.</span></p><p>2)Fate dieci respiri profondi, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca.<span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p>3)Concentratevi sulla sommità della vostra testa. Cercate di far scorrere tutte le vostre energie verso quel punto, e lasciatele uscire verso l'alto come una fontana. Pensieri di qualsiasi tipo, desideri, immagini: buttate fuori tutto dalla vostra testa.</p><p>4)Rimanete per un paio di minuti concentrati sull'immagine della fontana. Ora siete pronti per cominciare a sperimentare con la vostra bacchetta.</p><p>Questo breve esercizio, per quanto semplice, non è da trascurare, perchè sia con la bacchetta, e ancora di più con il pendolo, vi accorgerete di quanto è facile influenzare i risultati secondo le nostre aspettative. Invece, mai come nella rabdomanzia, il nostro intelletto deve farsi da parte e accontentarsi del ruolo di osservatore. Ancora una volta, è il nostro Sè che deve comunicare con il<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 166px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEia8F94yKH4ScsoQ7GWnrTn8drOkgfre_OnUgcdKFWXNEZuVitJRokM8oOodzjpuJZO6wtl84cx-eYf1zBvJlcePYAiUwXEx-odLc5OOSUKpM3bGz2ts2JReSNFc43vNl2gIc1hUidFOoc/s200/RABDOMANTE+DISTESO.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5408178071663259906" /> resto dell'Universo, cogliere i suoi segnali e trasmetterli al corpo, che a sua volta trasmetterà i suoi movimenti impercettibili allo strumento che abbiamo costruito perchè questi possa parlarci in modo chiaro e inequivocabile. <br /></p><p>Nei prossimi post parlerò del <strong>pendolo</strong> (vedi <a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/12/la-rabdomanzia-ii-parte-il-pendolo.html">La Rabdomanzia. Parte II: il Pendolo</a>), che è un metodo un po' più complesso ma anche più versatile, e nella terza puntata dedicata alla rabdomanzia passerò in rassegna la sorprendente varietà di forme che può assumere questa pratica antichissima, e la fantasia con cui è stata applicata presso tutti i popoli della terra.</p><p><br /></p><p><span style="font-size:78%;">La prima e l'ultima immagine di questo post sono state scannerizzate dal libro di mia proprietà "La radiestesia" di R.P.J. Jurion, edito da Hoepli. La prima è una stampa raffigurante un rabdomante nel XVII secolo e s'intitola "La recherche des eaux souterraines" (autore F. Vercelli), l'ultima è un'incisione in legno raffigurante una ricerca di sorgenti presso Vitruvio (dall'edizione "De Architectura", Argentorati, 1543). Le due immagini centrali sono state disegnate dal mio ragazzo Jimmi per illustrare in modo dettagliato com'è fatta una rudimentale bacchetta da rabdomante, e il modo corretto di impugnarla. <strong>Grazie Jimmi, sei un vero artista!!!</strong></span></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-40871581232903581282009-11-19T15:50:00.065+01:002012-06-23T00:26:49.858+02:00"Una stanza tutta per sè" di Virginia Woolf<img alt="" border="0" height="200" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5406150172653985890" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjElIG5B4oQPXvBGe5HQPvw2UOXu1IdQLCM-ou7PCArtmqjGl_a2CPiK75FoOPfgKhw-g-S5ltUm421MLpITl5Ap7S1Po4wewtlyKhIhkONs8CAfVB0GfYgzKvYnZG_50lrs-0yFuOjwOM/s200/img004.jpg" style="float: right; margin-bottom: 10px; margin-left: 10px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;" width="123" /><br />
<br />
Avevo sentito parlare molto di questo libro. L'avevo comprato qualche estate fa in una fiera a Lido Adriano, ma, avendo altre letture in ballo, lo lasciai da parte per un bel po' di tempo, dimenticandomene poi del tutto... Solo di recente, dopo aver letto qualche interessante recensione, l'ho ripreso in mano. Me lo sono gustato in un paio di giorni, e mi ha toccato così nel profondo che adesso voglio parlarvene.<br />
<br />
Per chi non l'avesse ancora letto, "Una stanza tutta per sè" (intitolato originariamente "Le donne e il romanzo") è un racconto-saggio che Virginia Woolf scrisse riunendo gli appunti e i pensieri che aveva aveva annotato durante la preparazione di due conferenze, da lei tenute per le studentesse del Newnham e del Girton College di Cambridge.<br />
E'scritto in modo molto colloquiale, e in esso si alterna, soggettiva e piena di atmosfera, la narrazione dei pochi giorni in cui la scrittrice preparava le conferenze, con il flusso continuo di riflessioni sul rapporto fra le donne e l'arte dello scrivere.<br />
<br />
Perchè partendo da questo argomento Virginia Woolf è arrivata a intitolare il suo saggio "Una stanza tutta per sè"?<br />
La "stanza tutta per sè" è il luogo speciale dove uno scrittore può isolarsi dalla quotidianità, dalle voci esterne, dove può dimenticare la realtà più prosaica per entrare in una dimensione adatta alla creazione. Il libro si incentra sulle condizioni restrittive che la donna ha dovuto subire nei secoli prima di potersi permettere una stanza tutta per sè, che in quest'opera simboleggia sia il grembo in cui avviene il concepimento dell'opera d'arte, sia l'emancipazione in termini di denaro, di proprietà, o perlomeno di opportunità.<br />
<br />
La domanda principale che si pone l'autrice è: quante donne, nel corso dei secoli, hanno potuto avere una stanza tutta per sè? Quante donne hanno avuto le stesse possibilità che venivano offerte agli uomini di sviluppare il proprio talento?<br />
<br />
La donna nella società occidentale, prima del XX secolo, è sempre stata materialmente povera e umanamente sminuita. Relegata esclusivamente al ruolo di prolificatrice (più che di madre) e di serva nelle famiglie più povere, di soprammobile nelle classi più abbienti, e di proprietà dei mariti in generale, se mai prima di sposarsi possedeva qualche ricchezza, questa le veniva automaticamente tolta con il matrimonio, per passare nelle tasche del consorte.<br />
La Woolf fa riferimento alla condizione femminile in particolare a partire dal XVII secolo, periodo in cui l'Inghilterra partorì la genalità di William Shakespeare, e fa notare come il ruolo secondario (per la mentalità del tempo) e la povertà materiale della donna fossero estremamente legati fra di loro.<br />
Se la donna, cui gli unici meriti riconosciuti sono sempre stati solo nell'ambito della conduzione familiare, non ha mai contribuito al sostentamento economico della famiglia o all'evoluzione politica e storica del mondo, come poteva, secondo il pensiero corrente, esprimere in un'opera qualcosa che avesse una minima rilevanza? Che motivo c'era d'incoraggiarla a scrivere? A chi poteva importare di leggere il prodotto banale che scaturiva dai pensieri di un essere tanto insignificante? A chi poteva interessare anche solo preoccuparsi di procurare un'istruzione alla propria figlia?<br />
<br />
Se pure qualche donna in passato avesse trovato il coraggio di affrontare i pregiudizi del proprio tempo, di esprimere pensieri e sentimenti tramite qualche forma d'arte, sarebbe stata sminuita e osteggiata dalla società... persino dalle altre donne.<br />
<br />
L'autrice ci porta a immaginare la storia di un'ipotetica Shakespeare, con un talento pari a quello del fratello: cos'avrebbe potuto fare per esprimere il suo spirito in una società come quella in cui era nata? Avrebbe potuto frequentare la scuola secondaria come il fratello? Avrebbe potuto, come fece lui, partire per Londra, diventare una commediografa di successo e trovarsi al centro della società contemporanea? Avrebbe forse potuto dissetare il suo spirito geniale facendo esperienza sui palcoscenici, e scrivendo commedie che sarebbero state accolte con entusiasmo dal grande pubblico? La vita le avrebbe offerto le stesse opportunità di cui ha potuto valersi William Shakespeare?<br />
No. Al più, immagina la Woolf, per seguire le orme del fratello avrebbe potuto scrivere qualcosa, e leggere qualche suo libro, ma sempre di nascosto; sarebbe poi fuggita da casa dopo essere stata malmenata dal padre per aver rifiutato un matrimonio combinato; avrebbe forse cercato fortuna presso qualche compagnia teatrale, e dopo sventure, rifiuti, dopo essere stata esposta a qualsiasi tipo di violenza, se fortunata sarebbe rimasta incinta di qualche capocomico, di qualche brav'uomo che l'avrebbe poi sposata, destinandola al tanto odiato ruolo che era stato proprio di sua madre, della madre di sua madre e così via... e presa dalla disperazione si sarebbe probabilmente uccisa per rimanere fedele alla strada che aveva cercato di intraprendere, al suo genio selvaggio, perchè il suo unico destino doveva rimanere quello della sottomissione, dell'anonimato, della castrazione di ogni aspirazione che non fosse quella di essere una madre e una moglie.<br />
<br />
Mi fa sempre un grande effetto rileggere questo passo:<br />
"<em>Quando leggo di una strega gettata nel fiume, di una donna posseduta dai diavoli, di una levatrice esperta di erbe, o perfino dell'esistenza della madre di qualche uomo notevole, penso che siamo sulle tracce di un romanziere perduto, di un poeta costretto al silenzio, di qualche muta e ingloriosa Jane Austen, di qualche Emily Bronte che si sarà fracassata il cervello fra le brughiere, oppure avrà vagato gemendo per le strade, resa pazza dalla tortura inflittale dal proprio talento. Infatti sarei capace di scommettere che Anonimo, il quale scrisse tante poesie senza firmarle, spesso era una donna. E' stata una donna, suggerisce Edward Fizgerald, credo, a comporre le ballate e i canti popolari, accordandoli al ritmo della culla, oppure per ingannare il tempo mentre filava, durante le lunghe sere d'inverno.</em>"<br />
<br />
Anche con l'arrivo del '700, quando qualche nobildonna istruita incominciava a lasciar traccia, nei suoi diari e nelle sue lettere, di poesie e di narrazioni degne dei migliori romanzi, certe descrizioni e certi slanci geniali erano destinati a rimanere nascosti negli <em>in folio</em>, o accolti con ironia e con aria condiscendente dagli uomini di corte e dai professori più in vista dell'epoca. <br />
Siamo ancora molto lontani dall'emancipazione della donna come artista: gli scritti sono pervasi di frustrazione, talvolta di rabbia per la condizione femminile, e questi sentimenti soffocano la purezza dell'arte di queste pioniere nello scrivere.<br />
Nel libro è riportato, fra i vari assaggi delle troppo poco declamate scrittrici dell'epoca, un breve passo della poesia geniale, e tuttavia contaminata dalla rabbia della duchessa Margaret di Newcastle, che io trovo emblematico: "<em>Le donne / vivono come pipistrelli o gufi, / lavoran come bestie, muoiono come vermi...</em>"<br />
<br />
Persino nell'800 si riscontra ancora un residuo della ricerca di anonimità, un retaggio del senso di pudore che è sempre stato imposto alla donna dalla società, da parte di molte grandi scrittrici che nascondevano la loro identità dietro pseudonimi maschili: vengono citate Currer Bell (Charlotte Bronte), George Elliott e George Sand. Ognuna di queste donne doveva fare i conti con un sentimento ostile che avrebbe accolto le loro opere, se pubblicate con un nome femminile; con professori e critici che in ogni momento avrebbero ricordato loro che erano fuori posto, che le avrebbero derise per aver preteso di arrivare dove per una donna è impossibile; e tutto questo era da confutare, da contestare... tutto questo, secondo la Woolf, influenzava in modo decisamente negativo i loro scritti, perchè limitava il loro punto di vista di artiste e impediva al loro genio di esprimersi in slanci di pura creazione.<br />
<br />
Perchè è proprio qui che, con "Una stanza tutta per sè", Virginia Woolf vuole arrivare. "Qual'è lo stato d'animo più propizio alla creazione?" si chiede, e ci chiede a un certo punto. E dopo qualche pagina risponde: "<em>[...] la mente dell'artista, per poter compiere lo sforzo prodigioso di liberare nella sua totalità l'opera che è in lui, dev'essere incandescente [...]. Non ci dev'essere in essa alcun ostacolo, alcuna materia non consumata.</em>" <br />
<br />
La "stanza tutta per sè" e la rendita di 500 sterline l'anno a cui la Woolf accenna spesso e volentieri durante tutto il saggio, non si riferiscono esclusivamente all' indipendenza prettamente economica che un'aspirante scrittrice dovrebbe cercare di raggiungere. E' la condizione necessaria per poter gestire la propria vita senza dover giustificare le proprie scelte a nessuno; è strettamente legata a una mente libera dal timore di essere giudicata e contestata in quanto donna che dipende dall'uomo.<br />
<br />
Certamente ci vorrà ben più di una generazione di romanziere, poetesse, saggiste e via dicendo perchè la donna possa scrollarsi di dosso ogni retaggio di dipendenza, ogni complesso di inferiorità provocato da millenni di tentativi, da parte delle varie società, di soffocare le sue velleità artistiche. Perchè smetta di sentirsi osservata e criticata, perchè smetta di sentirsi in dovere di affermare la propria femminilità di fronte all'arroganza di quei professori che l'hanno sempre guardata come "un barbocino che ha imparato a ballare". Perchè smetta di scrivere per dimostrare il proprio valore al sesso opposto.<br />
<br />
L'ultimo capitolo si apre con uno spaccato di Londra, visto dalla finestra della camera dell'autrice. Nella grigia routine di tutti i giorni, una scena significativa si presenta ai suoi (e ai nostri) occhi come una rivelazione. Ricordate quando si parlava della divinazione come della capacità di comprendere i segni che ci appaiono all'improvviso, durante la quotidianità? Sentite come si esprime Virginia:<br />
"<em>A questo punto, come a Londra capita spesso, sopravvenne una calma completa; il traffico cessò. Nulla scendeva per la strada; non passava nessuno. Una foglia si staccò dal platano alla fine della strada, e cadde in mezzo a quella pausa, a quella sospensione. Era come un segnale che cadeva, un segnale che indicava nelle cose una forza inavvertita. Pareva segnalare un fiume che scorreva invisibile lungo la strada, girava l'angolo e sollevava le persone in un turbine [...]. Ora portava, da un lato all'altro della strada, diagonalmente, una ragazza dagli stivaletti lucidi; e poi un giovane dal cappotto marrone; e anche un taxi; tutti e tre si incontrarono in un punto proprio sotto la mia finestra; lì il taxi si fermò; si fermarono la ragazza e il giovane; entrarono nel taxi; e poi la macchina scivolò via, come trascinata altrove dalla corrente.</em>"<br />
<br />
Con la visione della coppia che sale sul taxi La Woolf arriva finalmente al compimento di tutte le riflessioni in cui si è immersa nei giorni precedenti. L'aver compiuto ricerche sui costumi dei tempi passati; l'aver sfogliato saggi scritti da uomini, in cui uomini dissertano sulle donne, sulle loro condizioni, sul senso della loro esistenza; l'aver ragionato sul rapporto che l'uomo ha con la donna, sul rapporto che la donna ha con l'arte, sul rapporto che poetesse, romanziere e saggiste hanno con la società; tutto questo ha fatto sì che la sua mente si sia tesa nello sforzo enorme di ricavare un messaggio per le aspiranti scrittrici che assisteranno alla sua conferenza, che berranno ogni sua parola per distillarne <em>un nocciolo di verità pura</em>...<br />
La visione del taxi, dove un uomo e una donna si riuniscono e partono per chissà dove, scioglie finalmente la tensione di tutte le considerazioni fatte sinora: è un'epifania.<br />
E l'improvvisa soddisfazione con cui la Woolf assiste alla scena, la porta a chiedersi se la mente<em> </em>abbia <em>"due sessi che corrispondono ai sessi del corpo, e se anch'essi debbano unirsi per giungere alla completa soddisfazione e alla felicità</em>".<br />
Il taxi è come un'apparizione, in cui si condensa lo scopo di tutto il saggio.<br />
I due sessi non possono esistere indipendentemente l'uno dall'altro. Nonostante "<em>tutto questo opporre un sesso all'altro, una qualità all'altra; tutto questo rivendicare superiorità e attribuire inferiorità</em>", l'esperienza ha sempre dimostrato che l'uomo ha bisogno della donna, e che la donna ha bisogno dell'uomo, perchè entrambi si completano a vicenda.<br />
E analogamente, che un'opera d'arte profonda e duratura abbia bisogno delle prospettive di entrambe i sessi per essere concepita: solo una mente androgina può creare un'opera d'arte incontaminata, senza ragionamenti tipicamente femminili o maschili che la possano inquinare.<br />
Per la Woolf <em>la mente androgina è</em> <em>risonante e porosa; trasmette l'emozione senza ostacoli; è naturalmente creatrice, incandescente e indivisa. </em><br />
Chi scrive dev'essere solo sè stesso, deve isolare la materia su cui scrive da tutte le possibili corruzioni di carattere sessista, che implicherebbero una visione limitata e piena di risentimento.<br />
Ci vorrà ancora una consistente tradizione di scrittrici prima che le eredi della stessa Virginia Woolf smettano definitivamente di usare la letteratura come metodo di autoespressione femminista.<br />
Perchè, per usare le parole dell'autrice, incomincino sì a scrivere da donna, ma dimenticando di essere donne.<br />
<br />
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5406147813797601282" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipf0d9O7XKXtJCbRae2PDGpFtT7UHTbA2Bp2_mnvfVGu0DI8YRO5KZiUiZ1K3ER2D-ItGAdi-GrkFXtlCIqixbwu9v80v1-w2Wze_rSeB51Bd8if2WLi7uEQ0C9moGioPPL0eg3C-zv8s/s200/img004+-+Copia.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 200px; margin: 0 0 10px 10px; width: 194px;" />E indubbiamente l'avere una stanza tutta per sè, con tutte le sue implicazioni di carattere simbolico, ma anche con l'esortazione di tipo più prosaico "Siate indipendenti, anche economicamente", è la premessa ideale perchè una donna possa scrivere con una mentalità androgina, davvero universale.<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: 78%;">Le immagini di questo post sono state scannerizzate dal libro di mia proprietà "Una stanza tutta per sè" di Virginia Woolf, Newton Compton Editori. L'immagine di copertina è un dipinto di Edward Hopper e s'intitola "Room in Brooklyn" (1932).</span>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-91740292105721751082009-11-10T20:39:00.101+01:002017-08-19T01:14:24.876+02:00Alcuni rimedi naturali per la salute dei nostri cani<span style="font-size: 85%;"><i><b><br /></b></i></span>
<span style="font-size: 85%;"><i><b>Sommario</b>:<br />-Cani che brucano...<br />-Qualche rimedio erboristico per chi non possiede un giardino<br />-Spicchi d'aglio e foglie di noce contro pulci, zecche e parassiti vari<br />-Terra e Acqua per curare molti mali</i></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><i><br /></i></span>
<span style="font-size: 85%;"><i><br /></i></span>
<span style="font-size: 85%;"><u>AVVERTENZA</u>: i consigli che descrivo in questo post sono tratti da varie fonti, perlopiù da libri di erboristeria e da esperienze e osservazioni fatte personalmente. Prima di applicare ognuno di essi, ho sempre parlato con la mia veterinaria di fiducia: raccomando a voi di fare altrettanto, perchè </span><span style="font-size: 14px;"> </span><span style="font-size: 14px;">ogni cane ha le sue peculiarità di razza (anche i meticci), la sua età, il suo stato di salute, e</span><span style="font-size: 85%;"> quello che può andar benissimo per i miei cani potrebbe essere sconsigliato, o persino dannoso, per altri.</span><br />
<span style="font-size: 85%;"><br /></span>
<i><b><span style="font-size: 130%;">Q</span></b></i>ualche anno fa, quando avevo incominciato ad appassionarmi di erboristeria, dopo un po' avevo incominciato a chiedermi se certe cure adatte a noi fossero applicabili anche ai cani.<br />
Volevo essere prudente, perchè i cani hanno un metabolismo abbastanza diverso dal nostro, basti pensare a quanto sono velenosi per loro l'alcool, il caffè e il cioccolato... Per cui anche per quanto riguarda l'argomento erboristeria ci sono andata molto cauta.<br />
Il segreto è osservarli.<br />
<br />
<br />
<b><i><span style="font-size: 130%;">Cani che brucano...</span></i></b><br />
Sappiamo che i cani hanno una capacità incredibile di distinguere ciò che in natura è per loro<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5403980988492132002" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUsc-ZOyBAA8xwl5t4dXSriwK8Lya0MLFD8UUR8JIgdY3SpMWSqQl0mz1TF1aWdqngRIuWALx8hsjTQCVzO7cWp1AXH6F14FpzDQ4wPrRaJIVn-EzUYaTnkUcnMd_5-nPmT6PBIMyZJV0/s200/IMG_0457.JPG" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 150px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" /> nocivo o salutare, e questo riguarda anche le erbe. In passeggiata abbiamo più volte osservato come spesso si fanno certe scorpacciate di gramigna, che è utile per farli andare di corpo.<br />
In giardino, poi, quando avevo incominciato a far crescere le aromatiche come il rosmarino, la menta e il timo, nonostante avessi recintato l'aiuola con dei paletti, li vedevo spesso invadere l'area proibita per frequentarla come fosse una piccola farmacia naturale.<br />
Loro sanno sempre cosa mangiare o dove strusciarsi... spesso li vedo mangiare l'ortica a grandi morsi voraci (mi chiedo come facciano a non irritarsi la lingua!), o se li annuso li sento profumare intensamente di mentuccia. La mia Kina, poi (la lupona fulva della 3° foto), in tarda estate divora tutti i boccioli delle settembrine (arbusti che in settembre darebbero dei graziosissimi fiori rosa e viola), ma lo fa con tanta passione che alla fin fine la lascio fare... con gran disperazione di mia mamma!<br />
Allora decisi di recintare l'aiuola con una rete più alta, altrimenti le erbe che coltivavo si riempivano di peli e diventavano inutilizzabili. Però in compenso piantai in giro per il giardino arbusti e cespugli delle loro erbe preferite, cosicchè potessero servirsi senza problemi delle medicine di cui hanno bisogno.<br />
Se avete la fortuna di avere un piccolo pezzo di terreno, mettete a disposizione anche dei vostri cani le aromatiche di uso più comune (rosmarino, menta, ortica, salvia, timo) circondandone magari il fusto con una protezione di legno o di plastica (da sostituire periodicamente) per evitare che i maschietti vi urinino sopra uccidendo la pianta.<br />
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5404427180996812450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiO8LX8l2oFDvOoXNn5Of3gjkljDl_CFFH3La7RS57Pterm0qqkF3A7xWAedRQ2MOgZ3Zn-s40vVcQWWq4flyvKtywv3moUNoQ82757hWRjPeqUF4qCLqkG0HeTkRgJ89_v882Xrmkn0Ho/s200/IMG_0463.JPG" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: left; height: 150px; margin: 0 10px 10px 0; width: 200px;" />E lasciate in giro anche un pochino di gramigna!<br />
<br />
<span style="font-size: 130%;"><b><i> Qualche rimedio erboristico per chi non possiede un giardino</i></b></span><br />
Vi segnalo comunque qualche rimedio erboristico che si può somministrare senza problemi anche ai cani. Alcuni di questi rimedi li ho trovati nel libro di <b>Marie-France Muller</b> <span style="font-size: 100%;">(psicologa e naturopata) </span><b>"La medicina naturale per i nostri cani"</b>, altri li ho appresi con l'esperienza.<br />
Per <b>congiuntiviti</b> e infiammazioni agli occhi gli impacchi di <i>camomilla</i> o <i>malva </i>(o entrambe) sono l'ideale. Basta impregnare un pezzo di cotone con l'infuso (raffreddato) e tenerlo sull'occhio per circa 5-10 minuti. L' operazione si dovrebbe ripetere ogni 3 o 4 ore.<br />
Per <b>bronchiti e problemi respiratori </b>si possono somministrare ai cani tisane e infusi di <i>eucalipto, timo, cannella e ginepro</i>. Ci si dovrà adeguare a somministrarglieli con un cucchiaio, proprio come coi bambini.<br />
Per <b>regolarizzare il calore</b> della femmina potete dar loro degli infusi di <i>salvia</i> una settimana prima dell'inizio previsto: la salvia è un'erba emmenagoga, e come stimola le mestruazioni nella donna, anche in questo caso avrà lo stesso effetto.<br />
Per la <b>crescita</b> dei cuccioli e come <b>depurativo</b> l<i>'ortica</i> è l'ideale. Si può somministrare sia come infuso che mischiandone le foglie nel pasto, cotte insieme ai legumi.<br />
Inalazioni per i <b>raffreddamenti</b>: bloccate in qualche modo il vostro amico all'interno della cuccia e ponete davanti alla porta un diffusore di aromi dove avrete messo un po' di olio balsamico. Per questo scopo vanno benissimo l'olio di eucalipto, di pino, di timo, di limone o di lavanda. Coprite il tutto con uno spugnone, e non badate troppo alle sue lamentele: la cosa durerà solo qualche minuto... in fondo neanche a noi piace fare l'aerosol!<br />
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5403983572203257666" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvyENOey77v9lZtlU-7HlSumUHERjesGIlyK3NIZSA2tdQYTpouhMcaqSB1YkhSbMaVzVc3DIEAWk7sbnl0M97SPmkDu1pjr7UqO_19iZEtdWvXIVuZzT8MWcFkCysyxc14kcGLcPorcg/s200/kina+3.png" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: left; height: 200px; margin: 0 10px 10px 0; width: 143px;" /><span style="font-size: 130%;"><b><i> </i></b></span><br />
<span style="font-size: 130%;"><b><i>Spicchi d'aglio e foglie di noce contro pulci, zecche e parassiti vari</i></b></span><br />
Molto spesso ci troviamo a dover spendere durante tutta l'estate cifre non indifferenti per comprare le fialette antipulci come il Front Line. Ma per questo problema c'è una soluzione salutare e senza dubbio molto più economica: l'<b>aglio. </b><br />
L'aglio, oltre a essere uno degli antisettici e antitumorali più potenti in natura, è un efficace antipulci, antizanzare e antizecche. Questo è dovuto al fatto che praticamente tutti i parassiti ne detestano il gusto e l'odore. Se nella dieta dei cani è presente l'aglio, il sangue s'impregna di quell'odore e di quel sapore.<br />
Quando venni a conoscenza di questa cosa, domandai alla mia veterinaria se l'aglio potesse essere in qualche modo nocivo per i cani, spiegandole lo scopo per cui avevo intenzione di impiegarlo. Lei mi rispose che non sarebbe stato affatto nocivo, che si poteva darglielo quotidianamente, ma che secondo lei contro pulci e zecche non avrebbe sortito alcun effetto.<br />
Io ci provai, e constatai che invece l'aglio è molto efficace. Ho tre cani, due di taglia media, uno di taglia grossa. Metto in ciascuna delle loro ciotole <b>uno spicchio d'aglio</b> tagliato a pezzettini, mischiato col resto del cibo, <b>un giorno sì e uno no</b>.<br />
I cani non sono schizzinosi: certi, anzi, ci prendono gusto e ne diventano ghiotti!<br />
Noi non sentiremo nessun odore sgradevole sul loro pelo, ma pulci e compagnia bella troveranno il loro sangue disgustoso, e se ne accorgeranno già da lontano.<br />
Adesso durante l'estate gli somministro il Front Line solo un paio di volte, perchè è comunque utile per disinfettare e purificare gli ambienti che i cani frequentano da eventuali uova e dalle pulci più temerarie.<br />
Per tenere lontani i parassiti dalle cucce, inoltre, è molto efficace ricoprirne il pavimento con un tappeto di <b>foglie di noce</b> fresche, da cambiare spesso.<br />
Per il resto l'aglio fa il suo dovere senza bisogno di altro. Senza contare quanto sia benefico per la loro <i>circolazione</i>, per i <i>reumatismi</i>, per eventuali <i>infezioni </i>e per la <i>prevenzione dei tumori</i><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5404427622830316306" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT9oxLV2vg7pgL_y3R9o6wD_HgOq5U26I7P0NRCSEuJyF-nrYDGJCZP8silVfxZHEZZuwW8Ur8wPi0pBg9pvq9Txz-SbDZvjHGbk8Np7XLxK3cAlAAd1j9BGezUdHoB9rCMktkmtxSgjI/s200/img107.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 200px; margin: 0 0 10px 10px; width: 129px;" /><i>.</i><br />
<br />
<span style="font-size: 130%;"><b><i>Terra e Acqua per curare molti mali</i></b></span><br />
<span style="font-size: 100%;">Avete mai notato come, durante le passeggiate in campagna, i cani amino razzolarsi nelle pozzanghere e farcisi dei veri e propri bagni?<br />Il mio Nuvolino se ne sta interi minuti a fare i suoi semicupi, mentre Kina e la Bubi ci sguazzano</span><span style="font-size: 100%;"> appassionatamente impantanandosi da capo a pie</span><span style="font-size: 100%;">di... </span><span style="font-size: 100%;">Dove vivo io il terreno è argilloso, e non mi preoccupo se vanno in giro ad infangarsi tornando irriconoscibilmente melmosi: so che gli fa bene. Il fango dopo un po' si asciuga e si stacca, e dopo una bella spazzolata il pelo è più lucente di prima.</span><span style="font-size: 100%;"><br />I cani vanno a cercare l'<b>argilla</b> per le sue numerose proprietà: favorisce la cicatrizzazione delle ferite, assorbe e drena le sostanze tossiche, i microbi e i batteri, favorisce la ricostruzione del tessuto osseo, è un prezioso medicamento gastrico, riequilibra la flora intestinale, rinforza le difese dell'organismo, combatte l'anemia e rivitalizza gli organismi indeboliti.<br />Anche in casa possiamo curare i nostri cani con l'argilla. La si trova in erboristeria e in farmacia, sia frantumata per le applicazioni esterne sia polverizzata per l'assunzione via orale. </span><br />
<span style="font-size: 100%;"><b><i>Uso interno</i></b></span><br />
<span style="font-size: 100%;">Sempre nel libro "La medicina naturale per i nostri animali" Marie-France Muller consiglia di</span><span style="font-size: 100%;"> aggiungere l'argilla all'acqua nelle ciotole dei nostri animali. La dose è di <b>4 cucchiai per litro d'acqua</b>. Per un animale malato consiglia di somministrarne <b>un cucchiaino in mezzo bicchiere d'acqua</b>.<br />Io ho provato a metterne un po' (di quella polverizzata comprata in erboristeria) nelle ciotole dei miei cani, ma inspiegabilmente essi la ignorano, mentre bevono molto volentieri quella che trovano in natura.<br />In ogni caso potete provare anche voi.<br />Le azioni benefiche dell'argilla assunta per via intern</span><span style="font-size: 100%;">a sono molte, perchè essa non si limita a curare il singolo problema, ma</span><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5404428781549154226" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieiP4xzgZAQ6IH9BkuKLzuiDQD1XDKch7JVp0JMu69kt6G4iEqGE2y8rLp-vz3bG-BpEm6HUPU0PeHVG4AxOHa2lpUeVsD7Qen1gNhG50OAEPzXmZRxPzNhvteWu_xUWy9ZnChsqT23Xw/s200/Bubi+blog.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 200px; margin: 0 0 10px 10px; width: 120px;" /><span style="font-size: 100%;"> agisce su tutto l'organismo, riequilibrandolo e stimolandolo ad assimilare le sostanze che il corpo malato non è in grado di trattenere. </span><span style="font-size: 100%;">Inoltre <i>assorbe ed elimina le tossine</i></span><span style="font-size: 100%;">, e <i>regola il metabolismo </i></span><span style="font-size: 100%;">e l<i>'azione delle ghiandole endocrine.</i></span><span style="font-size: 130%;"><b><i><br /></i></b></span><br />
<span style="font-size: 100%;"><b><i>Uso esterno</i></b></span><span style="font-size: 100%;"><br /></span><br />
<span style="font-size: 100%;">Le preparazioni ideali per l'uso esterno dell'argilla sono il</span><span style="font-size: 100%;"> cataplasma </span><span style="font-size: 100%;">e i fanghi</span><span style="font-size: 100%;">, due trattamenti analoghi ma che differiscono per la loro intensità.<br />Per preparare il <b>cataplasma</b> utilizzo un contenitore </span><span style="font-size: 100%;">di terracotta. </span><span style="font-size: 100%;">Può essere </span><span style="font-size: 100%;">anche di legno o di vetro: l'importante è </span><span style="font-size: 100%;">che non sia di metallo o di plastica.</span><span style="font-size: 100%;"><br />Mi munisco di un panno possibilmente di tessuto naturale (pare che i tessuti sintetici riducano l'efficacia del trattamento). Il panno dev'essere spesso, e parecchio più largo della parte interessata al trattamento.<br />Verso nella ciotola un po' di argilla (anche quella frantumata va benissimo) e la ricopro d'acqua, </span><span style="font-size: 100%;">tenendo </span><span style="font-size: 100%;">da parte </span><span style="font-size: 100%;">un altro po' di argilla nel caso il mio preparato diventi troppo fluido.<br />Lascio riposare il tutto in modo che la terra assorba l'acqua, senza metterci le mani (altrimenti il composto rischia di diventare un pasticcio).<br />Una volta che l'argilla è diventata una pasta liscia e omogenea, con un cucchiaio di legno la spalmo per uno spessore di circa cinque-sette millimetri sul panno o sulla garza.<br />A questo punto applico il cataplasma sulla parte interessata, fissandola con una fasciatura in modo che stia ferma (ma che non sia troppo stretta). Lo lascio per un lasso di tempo che va da qualche minuto a diverse ore, a seconda del trattamento da effettuare.</span><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5404428036423485586" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPuh9AY-wVgYgRa-JIAWp7Wa0dwQi_1UeF2O1FzJ63iRXyMoNLeqC6hY3pBrhrdCxkwDufDDW00lIb5-PZ5Gq0rl8u1yaVpuPc4utKBiACo3bS7IGBYvgjPRgqZOzIQ2FE_IjzPrO-4uE/s200/Bubi+La+Bella+002.JPG" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: left; height: 200px; margin: 0 10px 10px 0; width: 130px;" /><span style="font-size: 100%;">In questo periodo tengo d'occhio i miei cani, perchè spesso cercano di strapparsi di dosso il medicamento. Per questo lo faccio verso sera.</span><span style="font-size: 100%;"><b><i><br /></i></b></span><br />
<span style="font-size: 100%;">Per <b>decongestionare gli organi interni affetti da uno stato infiammatorio o infettivo</b> sono sufficienti due o tre ore: meglio non stressare l'organismo con più cataplasmi al giorno.<br />Quando il mio Nuvolino aveva un'infiammazione ai reni per via di piccoli calcoli (nella pipì erano presenti delle gocce di sangue) ho preferito fargli solo un cataplasma al giorno fino alla completa guarigione. La veterinaria gli aveva prescritto un mangime speciale (e costosissimo) da prendere per due mesi, ma con i cataplasmi di argilla è bastato dargliene solo per un mese: alla fine lui è guarito alla perfezione, e il problema non si è mai più ripresentato.</span><span style="font-size: 100%;"><br /></span><br />
<span style="font-size: 100%;">Per il <b>trattamento di ossa, vertebre e articolazioni</b> (osteoporosi, decalcificazione, rachitismo) il cataplasma va tenuto per tutta la notte. E' un vero toccasana per i cani un po' anzianotti.<br />La mia Bubi ha tredici anni, e fino all'anno scorso incominciava a irrigidirsi nella zona delle anche e nelle zampe posteriori (nonostante fosse ancora in grado di correre come un proiettile, incominciava a far fatica a salire le scale, e non riusciva più a saltare in macchina quando si doveva andare da qualche parte). Durante i week-end ho incominciato ad applicarle i cataplasmi d'argilla, venerdì e sabato notte. Adesso è tornata ad essere agile, e non soffre più.</span><br />
<span style="font-size: 100%;">Per la cura di <b>piaghe o ascessi </b></span><span style="font-size: 100%;">il cataplasma può essere sostituito anche dopo un'ora, ma io preferisco sostituirlo ogni venti minuti-mezz'ora, perchè protrarre una singola applicazione può causare dei danni. </span><br />
<span style="font-size: 100%;">I <b>fanghi </b>possono essere utilizzati quando si teme una reazione troppo forte al cataplasma.<br />Per prepararli basta aggiungere più acqua al preparato iniziale, in modo che diventi molto più fluido, ed immergervi un asciugamano (sempre in tessuto naturale).<br />Quindi, una volta impregnato di fango, applicare sulla parte interessata, ricoprire con un altro asciugamano o panno asciutto e fissare il tutto con una fasciatura.<br />Qualche volta la mia Kina, in estate, ha problemi di allergie e arrossamenti. In quelle occasioni le spalmo un po' fango direttamente sulla parte interessata e la lascio libera di gironzolare in giardino. Dopo un po' il fango si secca e si polverizza, e in qualche giorno Kina guarisce (</span><span style="font-size: 100%;">la veterinaria mi ha consigliato di darle, </span><span style="font-size: 100%;">in quei periodi, </span><span style="font-size: 100%;">un menù a base di carne d'agnello e verdure)</span><span style="font-size: 100%;">. </span><span style="font-size: 100%;"> </span><br />
<span style="font-size: 100%;">Una volta trascorso il tempo previsto, il cataplasma (o il panno impregnato di fango) va tolto e i residui di terra vanno eliminati con acqua tiepida, ma <i>niente sapone</i>.</span><br />
<span style="font-size: 100%;">Ovviamente <b>l'argilla utilizzata va buttata via perchè è piena di sostanze tossiche</b>, e le garze, le fascie e tutti i tessuti utilizzati per l'applicazione vanno lavati bene e fatti asciugare</span><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5404388168533316594" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi11LKq-lgPvYZ00xkewgczpcSAmiFJkdPckTW5B1q4zNuc16Lvz_ycn0FYaPOgKLr70mSiQMF1wGEXqauuNSVeh8anvUKOIeG7JNX4q6ddlEo-811LyDGDwkujoTx1Q9KLHhTbTrS8lXU/s320/img030.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 320px; margin: 0 0 10px 10px; width: 213px;" /><span style="font-size: 100%;"> all'aria aperta.</span><br />
<span style="font-size: 100%;">Nei casi di piaghe e ulcere, in seguito al cataplasma si può riscontrare un apparente</span><span style="font-size: 100%;"> peggioramento del male, come sanguinamento e fuoriuscita di pus, ma non è il caso di impressionarsi, perchè in realtà è così che avviene la guarigione</span><span style="font-size: 100%;">. Come in molte cure olistiche il male viene tolto alla radice: le sostanze nocive e infette devono venire eliminate prima che la ferita si possa cicatrizzare e guarire definitivamente.</span><span style="font-size: 130%;"><b><i><br /></i></b></span><br />
<span style="font-size: 100%;"><br /></span>
<span style="font-size: 78%;"><br /></span>
<span style="font-size: 78%;">I modelli delle foto di questo post sono Nuvolino, di professione attore e ladro, Kina, cagnolona buona e chiacchierona, e quella vecchia canaglia della Bubi. L'ultima immagine è un omaggio al Break, un amico che se n'è andato nel lontano '94 per aver mangiato una polpetta avvelenata. Il gattone bianco si chiamava Pelucco, suo amico inseparabile.</span><span style="font-size: 100%;"><br /></span>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com42tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-3198712391280230542009-10-29T20:44:00.041+01:002012-11-30T01:55:21.919+01:00Halloween: le vere origini di questa festività e il Culto dei Morti nelle tradizioni delle campagne italiane<strong><span style="font-size: 130%;"><br /></span></strong>
<strong><span style="font-size: 130%;"></span></strong><span style="font-size: 85%;"><em><strong>Sommario:</strong></em></span><span style="font-size: 85%;"><em><br /></em></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><em><strong>- </strong></em></span><span style="font-size: 85%;"><em>I primi di novembre: una svolta nel ciclo annuale</em></span><span style="font-size: 85%;"><em><strong><br /></strong></em></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><em>- Le zucche intagliate<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5398787750190477490" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAO0PDWp1ALX5kZ2rD5TEdw4VM_aaVDvT3eMvmgOOU-wP9pGU9FQFDDE78vCJyvjCxNIydY8AT1XJWtYuBnQEFJeFIdCAORvaAjRbsZ8xwKxFD_sj9SJf7vSWx3fr0G1Gv5UBvXACnv8k/s200/pumpkin+ghosts+di+Talba.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 200px; margin: 0 0 10px 10px; width: 134px;" /></em></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><em>- Riti di accoglienza, propiziatori e difensivi</em></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><em>- Il "dodekaemereon"</em></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><em>- Le questue</em></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><em>- I cibi tradizionali</em></span><br />
<span style="font-size: 85%;"><em><br /></em></span>
<strong><span style="font-size: 130%;">N</span></strong>on molto tempo fa in un forum di neopaganesimo si parlava di Samhain, il capodanno celtico, considerato dalle Streghe come una delle feste più importanti. Una ragazza intervenne definendosi "anti-Halloween", poichè la festa è troppo commerciale per i suoi gusti.<br />
La sua osservazione non mi stupì più di tanto: negli ultimi anni in Italia c'è stato il boom di questa festività che la maggior parte delle persone crede sia stata importata dagli Stati Uniti, e ci si limita a vederla come se fosse un moderno carnevale, svuotato di tutti i suoi significati, in cui i bambini si travestono con costumi ispirati ai vari film horror e splatter e girano per le case dicendo "dolcetto o scherzetto"...<br />
A quanto ho sentito persino molti insegnanti d'inglese ne parlano agli alunni come fosse una festa americana ed esclusivamente mondana, senza degnarsi di approfondirne le origini storiche e religiose precristiane. <br />
<br />
In realtà Halloween è una festa molto più antica, e persino molto più italiana di quanto non si pensi... E' questa la scritta che appare sulla copertina di <strong>"Halloween. Nei giorni che i morti ritornano"</strong>, un libro meraviglioso, scritto da <strong>Eraldo Baldini</strong> e <strong>Giuseppe Bellosi</strong>, edito da <strong>Einaudi.</strong><br />
<br />
Molti già conoscono le origini celtiche e la dinamica con cui Halloween è stata esportata negli Stati Uniti e con cui in seguito, sotto le spoglie di un evento puramente mondano, ha fatto ritorno in Europa e in Italia: prima che si affermasse il cristianesimo, la festività si chiamava Samhain ed era il capodanno tipico della religiosità celtica. Cadeva nel periodo in cui, conclusa la stagione dei raccolti, ci si preparava ad affrontare la parte fredda dell'anno, ed era principalmente dedicato al culto dei defunti. Con l'avvento del cristianesimo, a Samhain vennero sovrapposti i festeggiamenti dedicati a tutti i santi (Ognissanti), e si stabilì che la commerorazione dei defunti fosse una celebrazione ad essi secondaria. Halloween significa appunto "Sera di Ognissanti", ed è la contrazione di "All Hallows evening".<br />
La festa fu importata negli Stati Uniti da emigranti irlandesi e scozzesi, e prese piede presso il nuovo mondo trasformandosi poi gradatamente nell'avvenimento mondano che tutti conosciamo.<br />
<span style="font-size: 130%;"><strong><br /></strong></span>
<span style="font-size: 130%;"><strong>M</strong></span>a le sue vere origini potrebbero essere anche preceltiche. Il motivo per cui certe usanze (come quella di intagliare rape e zucche per farne lanterne, come le questue giocose di bambini e mendicanti e la dedicazione dei primi giorni di novembre al culto dei morti) si potessero riscontrare anche in vaste aree dell'Europa e dell'Italia che non vennero mai contaminate in modo significativo dalla cultura celtica, è da ricercare proprio nelle basi di questa interessante teoria.<br />
Riassumerò alcune delle argomentazioni principali con cui Baldini e Bellosi ci portano a riconoscere nelle antiche tradizioni del nostro Paese le vere antenate dell'Halloween odierna.<br />
<br />
<em><strong><span style="font-size: 130%;">I primi di novembre: una svolta nel ciclo annuale</span></strong></em><br />
<em><strong><span style="font-size: 130%;"><br /></span></strong></em>
In tutte le zone in cui la cultura agropastorale è preponderante, i primi di novembre segnano lo spartiacque stagionale fra la metà dell'anno in cui il clima è mite e quella in cui il clima si fa più rigido. <br />
Ai primi di novembre la stagione del raccolto è ormai terminata e i prodotti sono stati<br />
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5398790669118080146" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiM_OZKLEjPKBGKOp8Fucd-oKuX-Muc_Ef33jrE4o92juSAD86Y-7qZcl0S8BCofMcHiAZ-hKeNXnK15FYCxt13yqkQDvHXGV0GGO6yY4YmnjPi43fahJ5YQFrcrpkVAS3lr_c8jOgx9Ms/s200/valle+2+di+selene+farci.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 150px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" /> immagazzinati; gli armenti sono stati già da tempo ricondotti dai pascoli estivi sulle alture, fin nei villaggi, al riparo dal freddo; le ore diurne durano sempre meno, e si sente il desiderio di raccogliersi all'interno delle case, nell'atmosfera accogliente e rassicurante del focolare domestico.<br />
<br />
Per tale motivo, con l'arrivo dei primi freddi, il pensiero va anche agli Antenati, che vengono accolti in casa con motivi tipicamente tradizionali: in molte regioni del nord-Italia, per esempio, era usanza aggiungere un posto a tavola, una sedia vuota destinata al caro defunto che avesse voluto condividere la cena con i parenti ancora in vita.<br />
<br />
Un altro dei motivi per cui il Culto dei Morti assume una grande importanza, in particolare nelle zone dove si coltivano cereali, è che il periodo fra ottobre e novembre è quello in cui avviene la semina, e la speranza di un buon raccolto viene affidato alla dimensione sotterranea, nel grembo della terra in cui trovano dimora le divinità ctonie e gli stessi defunti.<br />
Ecco che allora prendono forma i riti propiziatori con cui ci si assicura un raccolto abbondante per l'anno che verrà.<br />
<br />
Destinatari e protagonisti di questi riti sono proprio i morti: anch'essi, come i semi, sono nella dimensione sotterranea in attesa di tornare a far parte del ciclo della vita (indipendentemente che si parli di reincarnazione, di cicli biologici o di rinnovamento dal punto di vista generazionale).<br />
<br />
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5398777331231606562" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxG77b1OHA77KaqRUd-EEtxWvnyWQfk267uTH1EUJ11dtWO04qqVTp5RKdhMoi6kfwPr-NvTyKK44-IOWqoaONBHNni7jDQJegIuPkEGca3EQvD9ZjaGCG_CBiDtuY9-OTAGqnhCPwlhc/s200/the+apparition+di+talba.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: left; height: 197px; margin: 0 10px 10px 0; width: 200px;" />Bisogna considerare che i morti, nella tradizione e nel folklore, sono da sempre stati considerati entità ambigue.<br />
Nel Culto dei Morti vengono celebrati sia gli Antenati, sia i morti in generale, temuti proprio perchè ormai fanno parte di una dimensione che, dal punto di vista empirico, per i vivi è ancora estranea.<br />
Durante la notte si temeva di incontrare anime di persone morte di morte violenta, o anime che ancora vagavano per i villaggi, impossibilitate a lasciare la nostra dimensione terrena per via di qualche torto subìto o perpetrato in vita, o comunque per qualche conto lasciato in sospeso.<br />
Questa credenza si può ricollegare all'antica immagine della "Caccia selvaggia", rintracciabile già nel Basso Medioevo, per cui si pensava che le anime di persone morte prematuramente non trovassero una precisa collocazione nell'Aldilà, e che fossero condannate a vagare in eterno riunite in una sorta di schiera volante che travolgeva tutto ciò che trovava sulla sua strada, urlando e sibilando in modo spaventoso.<br />
Questo mito, nonostante gli sforzi da parte della Chiesa che cercò di collocare le anime inquiete nel purgatorio, sopravvisse fino agli inizi del ventesimo secolo, e restò diffuso soprattutto nelle credenze dei montanari delle Alpi.<br />
<br />
Ecco che allora le usanze tipiche della tradizione di Ognissanti in Italia assumono tutte un duplice significato: quello devozionale, e quello di placare le entità incontrollabili impersonate dai morti, che nel periodo di novembre, quando i confini fra la dimensione terrena e quella ultraterrena sembrano assottigliarsi, tornano a farci visita nelle nostre case.<br />
Vediamole una per una.<br />
<span class="Apple-style-span" style="font-size: large;"><b><i><br /></i></b></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-size: large;"><b><i>Le zucche intagliate</i></b></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-size: large;"><b><i><br /></i></b></span>
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5399254842295633458" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg4NJ-IoPyqd1_KvJ_tNmT38rU1Xa8X4ppd-bdCPV_31RPKeZv-5XL98Qf5PBCZEx31dNGb9yLxotfjyCojf6vxjPJiMciriYja47Z3qvyj1-kvMQQ9zPKOqtj7BMyrRLMX3X9P77hE7c/s200/IMG_0762.JPG" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: left; height: 150px; margin: 0 10px 10px 0; width: 200px;" />Nell'usanza di intagliare le zucche, dando loro un aspetto insieme grottesco e rassicurante (una lanterna allegra e luminosa nella forma di un teschio stilizzato) possiamo già riconoscere un rito apotropaico, atto cioè ad allontanare le presenze più inquietanti e paurose con la loro stessa rappresentazione.<br />
Nel libro vengono riportate testimonianze varie che confermano che la zucca-lanterna di novembre (una variante era la rapa-lanterna) era già diffusa in molte regioni italiane, sia al nord che al sud, ancora prima che in America venisse importata Halloween.<br />
<br />
Parlando con i miei suoceri (il signor Mario è piemontese, la signora Costanza è sarda), ho avuto conferma che sia in Piemonte sia in Sardegna la notte di Ognissanti si mettevano dei lumini alle finestre perchè i cari defunti potessero trovare la via di casa.<br />
Chi decideva di utilizzare la zucca-lanterna lo faceva sia per far luce ai propri Antenati, durante il loro viaggio di ritorno, sia per scacciare gli "spiriti vendicativi", considerati molesti e pericolosi.<br />
<br />
Spesso le zucche intagliate venivano lasciate di notte ai bordi dei campi, sui muretti e vicino ai crocicchi: si diceva che servissero a spaventare le streghe e gli spiriti malvagi, ma il più delle volte a esserne terrorizzati erano gli stessi viandanti che passavano di lì!<br />
<br />
Dopo la festività le zucche venivano distrutte per simboleggiare la cacciata delle forze inquietanti che avevano rappresentato, e la loro distruzione veniva accompagnata da rumori di vario genere, come grida allegre, canti e scampanii.<br />
<br />
<span class="Apple-style-span" style="font-size: large;"><b><i>Riti di accoglienza, propiziatori e difensivi</i></b></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-size: large;"><b><i><br /></i></b></span>
Nelle campagne italiane erano inoltre diffusi i riti di accoglienza per i defunti, come quello di aggiungere un posto a tavola o di lasciare cibo e bevande sul tavolo all'ora di andare a dormire, o come quello di lasciare il focolare acceso durante la notte e di alzarsi prestissimo la mattina del 2 novembre per cambiare le lenzuola dei letti in modo da far posto ai defunti che tornavano a riposarsi dopo il loro lungo viaggio dall'eternità.<br />
<br />
Anch'essi hanno un duplice significato: oltre alla dimostrazione di affetto e di devozione da parte dei vivi, l'accoglienza veniva vista come un rituale di scongiuro, e innumerevoli erano le precauzioni da prendere per evitare eventuali ritorsioni da parte degli stessi defunti: bisognava, per esempio, evitare assolutamente di "ferire" il pane con forchette e coltelli (onde evitare di essere a propria volta feriti, anche mortalmente), o di alzarsi dal letto durante la notte, perchè l'incontro con le anime trapassate, anche se appartenenti ai propri antenati, poteva essere pericoloso per la propria incolumità.<br />
<br />
Sempre mia suocera, la signora Costanza, mi diceva che quand'era piccola lei e le sue sorelle avevano terrore di alzarsi durante la notte, perchè temevano di incontrare qualche familiare defunto che era tornato a casa per mangiare gli avanzi che la loro mamma aveva lasciato in cucina.<br />
<br />
<b><i><span class="Apple-style-span" style="font-size: large;">Il "dodekaemeron"</span></i></b><br />
<b><i><span class="Apple-style-span" style="font-size: large;"><br /></span></i></b>
Nel loro libro Baldini e Bellosi mettono in evidenza come, nonostante il calendario liturgico avesse fissato la data della commemorazione dei defunti al 2 di novembre, nelle campagne il culto dei morti e i festeggiamenti per l'arrivo del nuovo ciclo annuale si estendevano in realtà in un arco di tempo che andava dal primo di novembre a quello che poi venne identificato con il giorno di San Martino.<br />
<br />
Dodici giorni in cui, oltre ai cambiamenti climatici, si verificavano anche le scadenze dei fitti agrari, i rinnovi dei contratti di mezzadria e i traslochi rurali; dodici giorni che, oltre ai riti<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5398783822315257538" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAx1Lgj2lPU1DDuMJzxDPnoyNJDntOidBxBqJew28WHPN4a4_ghDLPrqWsKhlCpFggADVAdvx2fxaia9RzyJyCkSSsDasaBGZ9rLOGEBbNG6X2W3Z1I2Ux83QYaN8YwGA1YVtC-9NwQTw/s200/il+fal%C3%B2+di+san+michele+di+carloalberto.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 172px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" /> propiziatori di vario genere, venivano anche considerati ideali per varie pratiche di divinazione, come l'osservazione del fumo dei falò con cui si bruciavano le sterpaglie, o l'usanza di nascondere monetine nei dolci tipici, o la credenza che gli stessi defunti si riunissero intorno al desco per parlare del futuro della famiglia.<br />
<br />
In quest'arco di dodici giorni, insieme all'atmosfera raccolta e inquietante ispirata dal culto dei morti, si sovrapponeva anche quella più spensierata e carnevalesca dei festeggiamenti per il rinnovamento stagionale.<br />
E in particolare nel giorno di San Martino, in molte regioni d'Italia si organizzavano nelle piazze giochi e scherzi di vario genere.<br />
Il signor Mario racconta che in Piemonte, per la gente meno abbiente che non poteva permettersi un granaio, c'era l'usanza di raccogliere il granturco in una delle stanze della casa, in cui durante le serate di novembre le famiglie e gli amici si riunivano per sgranare le pannocchie, e dopo essersi raccontati qualche storia di paura, tutti bevevano vino novello e si scambiavano i pettegolezzi di paese, ridendo, scherzando e prendendosi in giro a vicenda.<br />
<br />
Questo periodo di dodici giorni è definito "dodekaemeron", una sorta di sospensione magica del tempo che, nelle tradizioni delle antiche civiltà rurali, si ritrovava ogni volta che si verificava una svolta nel ciclo annuale, e che ha lasciato il suo segno inequivocabile anche una volta affermatosi il calendario liturgico.<br />
<br />
<span class="Apple-style-span" style="font-size: large; font-style: italic; font-weight: bold;">Le questue</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-size: large; font-style: italic; font-weight: bold;"><br /></span>
Le questue rituali, comuni a molte altre festività, erano un'altra delle peculiarità della notte di Ognissanti.<br />
<br />
Gli autori del libro le distinguono in questue attive, dove i bambini e i poveri, in qualità di rappresentanti dei defunti, facevano il giro delle case del villaggio per chiedere pane, fave e legumi bolliti o piatti di minestra, e questue passive in cui i generi alimentari venivano lasciati, sempre per onorare i defunti, come offerta in qualche luogo pubblico o di passaggio.<br />
<br />
Ancora la signora Costanza mi raccontava che lei e i suoi amichetti andavano in giro per i rioni, a bussare di casa in casa gridando "Ai Morti! Ai Morti!", e qualcuno offriva loro mandarini, papassini e castagne bollite, qualcun altro invece gettava in testa ai piccoli visitatori dei catini d'acqua fredda. <br />
<br />
Una mia amica di origine siciliana mi ha detto che invece dalle sue parti la sera di Ognissanti è usanza lasciare in un angolino della casa le scarpe vecchie dei bambini, per poi fargliene trovare un paio nuovo la mattina seguente, pieno di dolciumi e caramelle, che rappresentano un omaggio da parte dei defunti.<br />
<br />
Anche nel libro c'è un riferimento a questa usanza, una sorta di questua passiva presente non solo in Sicilia, ma anche in altre parti del Sud Italia. Secondo la tradizione, gli Antenati premierebbero così i bambini che si sono comportati bene, e questo simboleggia l'atteggiamento protettivo che essi hanno nei confronti dei più piccoli.<br />
<br />
<span class="Apple-style-span" style="font-size: large; font-style: italic; font-weight: bold;">I cibi tradizionali</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-size: large; font-style: italic; font-weight: bold;"><br /></span>
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5399261760765262482" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLp84Alu_AqqN9ppQI7uKWQM7wf2ffe2cNg0fFUvhZ15G5LtuqN3j5VQpfXBTsDlN6ieAcmgXdW66_WqA15j9YHJc76x6CrnFFbtcdP8-_irJSlKkWwrnS-oumwYNq1oQHgmN4s1f7NcA/s400/ossa+3.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: left; height: 100px; margin: 0 10px 10px 0; width: 75px;" />Gli autori si soffermano anche ad analizzare la simbologia dei cibi tipici della tradizione nostrana (le fave e i ceci bolliti sono considerati il "cibo dei morti" per eccellenza) e dei dolciumi, che con i loro nomi particolari, come gli "ossi di morto" in Romagna (qui a Borgomanero si chiamano "ossa da mordere", mia mamma me li comprava sempre quand'ero bambina), sono densi di significato simbolico: mangiare in senso figurato una parte anatomica del defunto significa entrare in comunione con le potenti divinità manistiche che esso rappresenta, e nello stesso tempo riportarlo in vita attraverso il proprio corpo.<br />
<br />
L'Halloween importato dall'America degli ultimi dieci-vent'anni, invece, non ha dolci tipici, se non quelli anonimi di produzione industriale.<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: 130%;"><strong>N</strong></span>ella prima parte del loro meraviglioso libro-viaggio Baldini e Bellosi approfondiscono dal punto di vista antropologico tutti gli aspetti di questi dodici giorni speciali, mentre nella seconda parte ci portano a conoscere tutte le tradizioni nostrane esplorandole regione per regione, fra usanze tipiche, storie, leggende, da quelle tipicamente montane a quelle di mare, in un excursus davvero appassionante fra racconti di paura e rimembranze di una festa che in realtà ci appartiene da millenni...<br />
E' strano però: qualche giorno fa, quando vidi che l'anziana proprietaria del negozietto di via Sant'Antonio (la frazione di Fontaneto d'Agogna dove abito io) vendeva marschmallows a forma di zucca e dolcetti a forma di fantasma, le chiesi se ricordasse come una festività simile ad Halloween già esistesse dalle nostre parti, tanto tempo prima. Lei mi rispose:"Ah, no! Questa festa è venuta di moda solo ultimamente... io prima non ne ho mai sentito parlare."<br />
Forse ha<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5399258447339178354" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaNqXgMwfFo8xL_fc5GlvR8LBr_SDYgzd_xThmo7HVJ7bn205Vhnp1zHWnjBYsReeUCUUj1sKOkT35U4kzgBWcXNlPGFBH6yZ2aWRvQnlHBEdJ90v-rnsNeJlU4m6-PMVIMgxWRVtQ2QY/s200/zukka.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 117px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" /> risposto così perchè Halloween è diventata talmente irriconoscibile rispetto alle antiche tradizioni italiane, che a prima vista è ormai impossibile identificarla con esse e riconoscervi le nostre radici... <br />
<br />
<span style="font-size: 78%;"><br /></span>
<span style="font-size: 78%;"><br /></span>
<span style="font-size: 78%;">Le prima e la terza foto che illustrano questo post sono tratte dall' <a href="http://www.flickr.com/photos/talba/">Album di Talba</a> su Flickr, e s'intitolano "<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/2944502247/">Pumpkin ghost</a>" e "<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/3089882297/">The Apparition</a>". La seconda foto è tratta dall' <a href="http://www.flickr.com/photos/coyolxahuqui/2906182285/">Album di Selene Farci </a>su Flickr e s'intitola "<a href="http://www.flickr.com/photos/coyolxahuqui/2906182285/">Valle</a>" (ho eliminato la cornice nera perchè si accordasse con il resto delle immagini). </span><span style="font-size: 78%;">La quinta foto è tratta dall'<a href="http://www.flickr.com/photos/carloalberto/">Album di CarloAlberto</a> su Flickr e s'intitola "<a href="http://www.flickr.com/photos/carloalberto/2475860676/">Il falò di San Michele</a>". </span><span style="font-size: 78%;">La sesta foto è tratta dall<a href="http://www.flickr.com/photos/degra/">'Album di Degra</a> su Flickr, e s'intitola <a href="http://www.flickr.com/photos/degra/952613833/in/photostream/">"Ossa da mordere"</a>. La foto con le due zucche intagliate l'ho fatta io, e le zucche sono state intagliate da me e dal mio ragazzo Jimmi. L'ultima immagine è un disegno fatto con Paint da Jimmi, e s'intitola "Zukka".</span>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-46112006352737971012009-10-24T10:02:00.001+02:002010-02-06T10:23:07.620+01:00Una tecnica interessante per interpretare i propri sogni<p><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 150px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuk2Bsnuj7cOL_h2avYXphb2F4GNmdD1ilFD0HMTneiquawRCS7yl8vVIc3uG-i7Lyno7lpbPx0fiYLyKtIVWwCY7nDk7KU-ufDFbdVpF2oiW8OlcY99jLpKU3YXhYSBj8tmYv3e8QwEY/s200/IMG_0662.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5396310160254062722" /></p><p><br /></p><p>Esistono diversi modi per interpretare i sogni che facciamo. Molto dipende anche dal ruolo che assegnamo loro nella nostra vita. </p><p>Molti affermano che il sogno sia esclusivamente una proiezione delle nostre paure, dei nostri desideri e delle nostre manie, e gli danno un'importanza relativa, come se fosse una versione caotica degli eventi che abbiamo vissuto nei giorni precedenti, o addirittura negli anni passati, come se il cervello li avesse rielaborati in un modo disordinato, assurdo e irreale. Io credo che il sogno sia molto più di questo.</p><p>Spesso si tende ad attribuire ai sogni le interpretazioni popolari. Purtroppo non ne conosco molte, salvo quella che quando si sogna la morte di un conoscente tutt'ora in vita gli si allunga la vita, che perdere i denti dovrebbe significare la morte imminente di un parente, che se un caro defunto ti invita a partire con lui, presto anche tu lo raggiungerai nell'"aldilà". Sarebbe interessante approfondire l'aspetto delle interpretazioni tradizionali, perchè, come nel discorso delle fiabe, anch'esse si rifanno ad archetipi propri dell'inconscio collettivo, e analizzarne il significato simbolico potrebbe rivelarci molto sulla natura dei sogni. <strong>Quindi, se conoscete qualche credenza popolare legata all'interpretazione dei sogni, postatela pure nei commenti.</strong> <strong><br /></strong></p><p>Io credo che il sogno, oltre a rispecchiare le nostre ansie e i nostri desideri, sia anche il momento in cui il nostro Sè interagisce liberamente con tutte le altre realtà dell'universo, nello spazio e nel tempo, nella grande trama che unisce tutte le esistenze.</p><p>Il nostro Sè, durante il sonno, è in grado di svincolarsi dalla realtà tangibile, dalla quotidianità che, pur fornendoci tramite le esperienze di ogni giorno il "materiale" e le sfide su cui lavorare per evolvere, troppo spesso rischia di intrappolarci in un andirinvieni ripetitivo e monotono, che se viene vissuto come fine a sè stesso immeschinisce e impoverisce la nostra anima.</p><p><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 133px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgk1GoaGrdUAsGBsoD1VWUoVghhU-wkhDHWSkkcPTZ4VjmWRbpXqrxmrUcEq9wIAMf0YqONQ90Q5grpb0_zsKtkWpEU9VFYcDWZC7ck1Rt1P0ZeCM1odEbjmXqiut2aYmuxw03CiQm4ISs/s200/seat+by+the+sea+di+talba.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5396509227005644898" />Il nostro Sè, nei momenti in cui è lasciato libero di espimersi e di viaggiare nelle varie dimensioni spazio-temporali, è in grado di fornirci delle informazioni e dei messaggi importanti. Il sogno (come certi tipi di visualizzazioni e come i viaggi sciamanici) è uno di quei momenti. Il Sè riveste un po' il ruolo del colombo viaggiatore.</p><p>Innanzitutto è importante ricordare i sogni che facciamo. Un metodo efficace? Quando siamo a metà fra lo stato di coscienza ordinaria e il dormi-veglia (in pratica quando incominciamo a sbattere le palpebre per il sonno e ci prepariamo a spegnere la luce sul comodino), dovremmo cercare di esprimere (ad alta voce o metalmente) la volontà di ricordare i nostri sogni l'indomani. E' un po' come raccomandare al nostro Sè di portare indietro i messaggi e le esperienze che vivrà durante il suo viaggio in modo integro e riconoscibile. Come dare istruzioni al nostro piccione viaggiatore. </p><p>Quando ci svegliamo e il sogno è ancora fresco e vivo nella nostra mente, dobbiamo sforzarci di trascrivere tutto quanto ricordiamo, eventi e sensazioni. Se non lo facciamo, il sogno rischia di svanire, o di sopravvivere troppo frammentato. Questo ci indurrebbe a riempirne arbitrariamente le lacune, per trasformare il sogno in una sorta di filmato mentale che abbia un capo e una coda (per come li intendiamo nello stato di coscienza ordinaria), ma sfalseremmo sicuramente il vero messaggio del sogno. </p><p><br /></p><p><span style="font-size:130%;"><strong>L</strong></span>eggendo "Il Sesto Senso" di Stuart Wilde, ho trovato una tecnica interessante per interpretare i messaggi che il nostro Sè ci comunica durante l'attività onirica. L'autore di<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 150px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTAHiMa_MmLCal6LmVMWljWHf9hiiHlF1w6lBnGDSRWZ6gQtXmPkUgVUA8IYnZ3VqKWUBrCHxxjoqtm3n67lP-Rx0GpxSsB6F5pDG8e2eOGYy0tQs8CIlljcf__JnxZh42dSN3GhyQXow/s200/IMG_0665+-+Copia.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5396305077841107826" /> questo libro attribuisce questo metodo a Fritz Perls, uno psicoanalista tedesco che ha dato un notevole contributo nell' ambito della psicoterapia gestaltica.</p><p>E' molto semplice, ma bisogna avere a disposizione un po' di tempo e un luogo tranquillo per mettersi in uno stato meditativo e raggiungere così una bassa frequenza cerebrale. Non avrebbe senso interpretare razionalmente gli elementi del nostro sogno: bisogna lasciar parlare il nostro inconscio. </p><p>Una volta raggiunta la condizione adeguata, si ripercorre il sogno con l'occhio della mente, cercando di impersonarne tutti gli elementi e di "farli parlare" come se fossero dei personaggi (un po' come fa Jodorowsky con gli Arcani Maggiori). </p><p>Per spiegarvi meglio la tecnica di Fritz Perls vi farò un esempio. Nel 2000, tornando a casa in macchina, mia madre fece un tremendo scontro frontale con un furgoncino, provocato principalmente dalla sua stanchezza e dalla sua disattenzione (insegnava ancora alle medie, ed era la fine dell'anno scolastico). Dovette trascorrere una lunga degenza in ospedale. Una notte, nel reparto di fisiatria, fece un sogno strano, in terza persona.</p><p><span style="font-size:130%;"><em><strong><br /></strong></em></span></p><p><span style="font-size:130%;"><em><strong>La barca, la bara e la sposa</strong></em></span></p><p>C'è un fiume. Sopra al fiume c'è una barca che scorre tranquilla seguendo la corrente. Sulla barca c'è una coppia di sposi, simile a quelle statuine di zucchero che si mettono sulle torte nuziali. Davanti a loro, una bara aperta e vuota. Una zoommata ci porta ad inquadrare il primo piano della sposa: da sotto la veletta si intravedono due belle labbra rosso fiammante, che sorridono apertamente. Lo sposo passa nettamente in secondo piano.</p><p>Un sogno un po' inquietante? Mia madre in seguito si riprese benissimo, durante le terapie di riabilitazione incontrò un uomo con cui ebbe una breve storia, ma la cosa principale fu che quel periodo di degenza fu da lei considerato "il suo periodo sabbatico": in quei due anni si ritemprò fisicamente e psicologicamente, sviluppò nuovi interessi artistici e riprese i contatti con molti amici che non vedeva da anni. L'esito positivo di questa vicenda fu sicuramente merito anche dell'atteggiamento fiducioso e ottimista con cui lei affrontò la cosa.</p><p>Ora, indipendentemente dal lieto fine di questa storia, vediamo come mia mamma avrebbe potuto interpretare il suo sogno.</p><p>Come primo elemento, si potrebbe impersonare la barca. Si comincia dicendo: "Io sono la barca del sogno di Xxx (nome di chi ha fatto il sogno). Rappresento (supponiamo) la sua condizione attuale. Galleggio tranquillamente, mi lascio trasportare con fiducia dalla corrente, senza opporre resistenza. Non è il momento di forzare gli eventi". Infatti sulla barca non c'è nessun rematore, nessuna vela che sfrutti la forza del vento, nessun timone. </p><p><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 133px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhALeyhElkHkWqRFl8grFy60yCrrXfQP5vrE6TbmR75pW2CCJYEKY9Iv4hVb0vCuX3XwEy9IAm53B_uQ7-63eL4Uh6Cgb8EnIWbJLa1TEpiRdNrDN1k3Z0jRqjY1vRZQ2ll0JWrzkajz2s/s200/sunset+by+the+small+river+di+talba.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5396526636965213506" />Un altro personaggio importante è il fiume. In genere, nell'immaginario collettivo, il fiume rappresenta lo scorrere della vita. Ma nel nostro lavoro è importante impersonare anche un simbolo che sembra scontato come quello del fiume.</p><p>Veniamo alla bara. "Io sono la bara del sogno di Xxx. Sono vuota. Sono stata preparata nel caso si fosse verificato un tragico epilogo, ma sono rimasta vuota." La bara può rappresentare le paure non solo di chi ha fatto il sogno, ma anche quelle di tutti i suoi cari: ricordiamo che il Sè, durante i sogni, è in grado di interagire anche con altri Sè, in particolare con i Sè di quelli che ci circondano e che ci amano. Di solito, quando succede una tragedia a un nostro parente, ci fasciamo la testa prima di rompercela. Tutti eravamo in ansia per mia mamma. Non solo temevamo che morisse, ma anche nel caso fosse sopravvissuta, che una volta uscita dalla rianimazione le sue lesioni sarebbero state molto gravi. Avevamo involontariamente preparato per lei una bara dove seppellire le sue gambe, la sua capacità di camminare, di essere autosufficiente e indipendente. Ma quella bara è rimasta vuota.</p><p>E la sposa con il sorriso fiammante? "Io sono la sposa del sogno di Xxx. Guardo quella stupida bara vuota con soddisfazione. Il mio sorriso è rosso, vivo, ricco di passione e di vitalità. Di fianco a me c'è un uomo, ma è più che altro un'ombra. La nostra relazione non è che una statuina di zucchero, da gustare al momento, e poi via, si va avanti! Io sono viva, felice e indipendente, e continuo a navigare".</p><p>Se vi viene spontaneo, durante il vostro dialogo con i "personaggi" del sogno potete rivolgere loro anche delle domande. Alla barca potreste chiedere dov'è diretta, per esempio, o alla bara potreste chiedere da chi è stata costruita e con che scopo...</p><p>Ora questo sogno è stato interpretato da me in modo abbastanza semplicistico, e specialmente col senno di poi. Ma era tanto per darvi un'idea di come decodificare il messaggio contenuto nei nostri sogni con la tecnica sopra descritta. </p><p>Mia madre ha fatto davvero questo sogno, ma non ebbe l'occasione di provare questo metodo. Anche se non posso affermarlo con certezza, credo che se l'avesse fatto avrebbe scoperto più o meno queste cose, e comunicando con il proprio inconscio anche molto di più. </p><p>E' stato un sogno premonitore? Oppure il suo Sè voleva semplicemente tranquillizzarla su quello che sarebbe stato? Le aveva riportato la situazione così com'era? Voleva darle un consiglio su come affrontarla? Secondo me sono tutte queste cose insieme. </p><p>Come abbiamo visto, il Sè, durante l'attività onirica, viaggia attraverso lo spazio e il tempo, perchè il tempo e lo spazio sono parte del grande intreccio di energie che compenetrano l'Universo. Quello che noi chiamiamo "futuro" appare chiaramente al nostro Sè, come a noi<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 162px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjG4IIHHu91bwkafUTCLypxaOOOIsO1q6OXL-l78DkBNvN7yJ-WhgovIU-cBn0JVdN7j4nWHcRaTloaMnS6cpTzV1RTLDNpMK1JNBgsV105OC9vLPwQCbmbp9Wsf2tikZwwzYkHJ2Uj3es/s200/trip+to+heaven+di+Talba.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5396530865982965826" /> appare chiaro il presente durante la vita di tutti i giorni. Ecco perchè molto spesso si dice che i sogni rivelano anche ciò che accadrà.</p><p><span style="font-size:78%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:78%;">La seconda e la quarta foto di questo post sono state prese dall'<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/">album di Talba</a> su Flickr e s'intitolano "<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/3918703165/">Seat by the sea</a>" e "<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/3131816324/?addedcomment=1#preview">Sunset by the small river</a>". L'ultima è un particolare della foto "<a href="http://www.flickr.com/photos/talba/3040610715/">Trip to heaven</a>", sempre dall'album di Talba su Flickr. </span><span style="font-size:78%;"> </span><span style="font-size:78%;">La prima e la terza foto, invece, sono state scattate da me durante una passeggiata con i cani, domenica 18 ottobre 2009.</span></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-14297302489811634202009-10-19T23:40:00.004+02:002009-12-06T03:27:59.958+01:00Il rosmarino: una delle piante magiche per eccellenza<p><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>Sommario:</em></span><span style="font-size:85%;"><em><br /></em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-Il rosmarino nell'erboristeria casalinga<br /></em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-Il rosmarino nella tradizione magica<br /></em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em>-Sintonizzarsi con l'energia del rosmarino</em></span></p><p><span style="font-size:85%;"><em> <br /></em></span></p><p><strong><span style="font-size:130%;">I</span></strong>l rosmarino è una pianta che amo. E' sotto gli influssi del Sole, e il suo nome significa "rugiada marina", forse proprio perchè cresce spontaneamente in prossimità del mare.</p><p><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEJbJzw_hW6Dy0gjt61ng3Codju4BJwfV-G4Mdb8Gu1dpL4KEn41wQL0KNNNsP28kqa5WoZc5WsRKfvmS4gK7FAGD54Xn9Pr6ICQg0S610OKUHfxi_5mUtqu2crmKQqX0q1O3aX6R20oA/s200/IMG_0630.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5393992864923045554" style="float: right; margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 10px; margin-left: 10px; cursor: pointer; width: 200px; height: 150px; " />Io l'ho piantato in giardino, accanto all'alloro, e tutti e due stanno crescendo di anno in anno: l'alloro è sempre più alto, pieno, maestoso (ho preferito lasciare che s'innalzasse come l'albero che è, invece che limitarlo al ruolo di siepe), e il rosmarino sta invadendo in larghezza gran parte dello spazio che avevo destinato alle altre aromatiche, quindi mi converrà presto ampliare i confini della rete che avevo messo per evitare che i miei cani frequentassero l'orticello (i cani sono dei veri intenditori nel campo dell'erboristeria). O, meglio ancora, potarlo in maniera radicale...</p><p>Il rosmarino è profumato e piacevole a vedersi. Come molte piante aromatiche, è autonomo, non ha bisogno di grandi cure, non attira parassiti, e tiene lontani questi ultimi anche dalle piante che gli crescono vicino. E anche se predilige le zone assolate e i terreni sabbiosi, cresce bene in ogni zona d'Italia (da me il terreno è argilloso).</p><p>Ho sempre pensato che per imparare ad apprezzare una pianta dal punto di vista magico bisogna approfondire la sua conoscenza anche dal punto di vista erboristico, perchè anche nelle piante, come in tutti gli esseri viventi, la dimensione fisica, energetica e spirituale sono strettamente legate, se non una cosa sola. Per questo prenderemo prima in esame brevemente il suo impiego in erboristeria, starà poi a voi approfondire quest'aspetto consultando libri specializzati.</p><p>Il rosmarino ha una grande varietà d'impieghi in erboristeria, ma spesso questi vengono ignorati proprio perchè è un'erba tanto comune, presente in tutte le dispense e considerata come semplice aromatica, il cui uso viene circoscritto solo nel campo culinario.</p><p>Una delle cose che amo di più nel rosmarino è la sua utilità negli stati di depressione ed esaurimento psicofisico, che fa di lui una pianta che riporta la vitalità e che dona forza, che ristora e che consola.</p><p><br /></p><p><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4qCoPJW2qiWgKdYEXcbT6QQXiBfDA_irIWfs_2qpcA0E8Zii9sJXyZwA92voVGWhLF1Bi7WEdVQRwNAOAAxnbP9ub0n1Gw8Y4LEFtpx9RSKAxAIvBceeCrtrTGblAvVVS1KPDhxcc6qQ/s200/erboristeria+3.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5393992209490232194" style="float: left; margin-top: 0px; margin-right: 10px; margin-bottom: 10px; margin-left: 0px; cursor: pointer; width: 123px; height: 200px; " /><strong><em><span style="font-size:130%;">Il rosmarino nell' erboristeria casalinga</span></em></strong></p><p>Le sue innumerevoli virtù stanno nei principi attivi, che sono in particolare: tannino, olio essenziale, pinene, canfora, e che gli conferiscono proprietà eccitanti, toniche, stimolanti, carminative, emmenagoghe, disinfettanti, aromatiche.</p><p>Foglie e fiori vanno colti nel periodo balsamico: primavera ed estate.</p><p>Non vi elencherò tutti le preparazioni che è possibile fare con il rosmarino. Esso infatti è utile per gli ascessi, per l'asma, per il catarro bronchiale, per la ricrescita dei capelli, come diuretico, per l'emicrania, per la febbre, per le ferite, per l'idropisia, per il catarro intestinale, per i reumatismi, per la stanchezza e per la digestione. Dovrei scrivere un intero capitolo di erboristeria, e, oltre a non averne le competenze, non è questo il mio scopo.</p><p>Vi segnalerò le preparazioni che uso più spesso, e che potrebbero tornare utili anche a voi.</p><p><strong><em>Quando in casa manca il Lasonil</em></strong></p><p>Il Rosmarino è efficacissimo contro botte e contusioni. Con esso si può preparare un unguento che sostituirà degnamente qualsiasi preparato farmaceutico. Io l'ho usato parecchie volte.<strong><em><br /></em></strong></p><p>E' sufficiente tritare finemente le foglie di rosmarino, sia secche che fresche, e metterne un cucchiaio in un pentolino da latte. Aggiungete un giro d'olio d'oliva, e accendete il fuoco a fiamma bassa. Bastano pochi secondi perchè il preparato si scaldi: non deve friggere. Spalmate l'unguento così ottenuto su una garza o su un largo pezzo di cotone, coprite interamente la parte interessata e fasciate per tener ben ferma la medicazione. Basta tenerla su due o tre ore. Tenerla tuta la notte è inutile, e potrebbe causare l'indesiderata crescita di peli superflui dove avevate messo la medicazione (ricordate che il rosmarino favorisce anche la crescita dei capelli?). Se applicate quest'unguento la sera per un paio d'ore, il giorno dopo la parte interessata si sarà notevolmente sgonfiata, e non vi farà più male!</p><p><em><strong>Per i problemi respiratori</strong></em></p><p>Se avete i bronchi pieni di catarro, vi basterà gettare una manciata di foglie secche di rosmarino sulla piastra dove di solito cucinate bistecche e piadine. Deve essere calda, ma non rovente. Aspiratene i fumi.</p><p><em><strong>Per l'esaurimento psicofisico</strong></em></p><p>Potete preparare un gustoso vinello aromatico, versando un litro di vino rosso in un vaso e aggiungendovi 25 gr. di foglie di rosmarino, 20 gr. di foglie di salvia e 15 gr. di miele. Mettete a scaldare il vaso a bagnomaria per 20 minuti, poi lasciate riposare il liquido finchè non si raffredda. Filtrate, versate in una bottiglia e bevetene un bicchierino prima di ogni pasto. <em>Se siete in stato di gravidanza evitate di assumere questo preparato. </em><em><strong><br /></strong></em></p><p><em><strong>Un bagno per la stanchezza</strong></em></p><p>Preparate un decotto per il bagno facendo bollire una manciata di foglie di rosmarino in un litro d'acqua. Dopo la bollitura aggiungete un pugno di sale e, se ne avete, 10-15 gocce di olio essenziale di lavanda. Versate il decotto nella vasca piena d'acqua calda: io lo trovo rilassante e riposante, mi dona forza e vigore anche quando sono proprio a terra.</p><p><em><strong>Per la digestione</strong></em></p><p>Questo è un decotto che bevo spesso, perchè ho problemi di stomaco. Fate bollire per un minuto in un pentolino la quantità d'acqua corrispondente a una tazza, con dentro 10 gr. di foglie di rosmarino e 5 gr. di foglie di basilico. Filtrate, addolcite e bevete dopo ogni pasto.<em><strong><br /></strong></em></p><p><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSQSDN6DhyphenhyphenYlgkSqlpGa7ltOPbH_4PhhVYLHItMjdWRzs3qlpDsITCp04wuqVnsKVdrlQSLWZv7RgxjkGw8XVWRYWld-TjiZnrqcs_rdTQw4ivFVVt8Hj3x9xE-m5m3kj4JDhqV2flJJM/s200/img139.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5393996916402793250" style="float: left; margin-top: 0px; margin-right: 10px; margin-bottom: 10px; margin-left: 0px; cursor: pointer; width: 152px; height: 200px; " /><em><strong><span style="font-size:130%;"><br /></span></strong></em></p><p><em><strong><span style="font-size:130%;">Il rosmarino nella tradizione magica</span></strong></em></p><p><span style="font-size:100%;">Anche per quanto riguarda la tradizione magica possiamo trovare nel rosmarino delle proprietà analoghe a quelle medicamentose. </span><span style="font-size:100%;">Per tutti gli incantesimi di guarigione il rosmarino può essere utilizzato tenendo presente gli usi che abbiamo elencato prima, ma c'è di più.</span></p><p><span style="font-size:100%;">Proprio per le sue <em>proprietà balsamiche e rinvigorenti</em> che hanno una risonanza anche dal punto di vista energetico, è a buon diritto considerato efficace nei rituali di protezione, per la purificazione degli ambienti, per scongiurare il male e per benedire la casa e l'attività lavorativa. Si dice che tenerne un rametto sotto il cuscino assicura un buon sonno ristoratore.</span><span style="font-size:100%;"> Il suo infuso è utile anche per lavarsi le mani, perchè scarica le energie e libera dagli influssi negativi accumulati durante una divinazione o un trattamento di pranoterapia.</span></p><p><span style="font-size:100%;">Essendo una pianta <em>perenne e</em></span><span style="font-size:100%;"><em> sempreverde</em></span><span style="font-size:100%;">, è di buon augurio ogni volta che si incomincia un'attività o un rapporto, di qualunque tipo esso sia, e per assicurarsene la lunga durata. Viene utilizzato negli incantesimi per rafforzare la memoria e per conservare la giovinezza.</span><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:100%;">A proposito di giovinezza, c'è una leggenda su Isabella, Regina d'Ungheria, vissuta a cavallo fra il XIV e il XV secolo. Si narra che ella fece fare dal suo erborista un tonico a base di rosmarino e di altre erbe, che le donò un aspetto fresco e giovanile nonostante avesse più di settant'anni. Purtroppo l'autentica ricetta andò perduta nei secoli, nonostante fosse rinomata per la sua miracolosa efficacia. C'è chi dice che il vero potere di questa lozione si debba attribuire ai fiori di rosmarino fermentati nel miele, altri sostengono invece che tutto il merito vada ai fiori d'arancio (io avevo provato a far fermentare i fiori di rosmarino nel miele di castagno, mai poi finì che lo assaggiai e me lo mangiai tutto, perchè l'aroma e il sapore erano davvero speciali!). </span><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:100%;">Per gli antichi romani il profumo del rosmarino allietava i defunti e li accompagnava nell'oltretomba, e ancora nel XIX secolo veniva considerata una "pianta del ricordo": era usanza portare ai funerali rametti di rosmarino, oltre che margherite, fiori di linaria e salvia.<br /></span></p><p><span style="font-size:100%;">Vista la sua capacità di adattarsi a diversi climi e terreni, la sua caratteristica principale è senz'altro la versatilità:</span><span style="font-size:100%;"> </span><span style="font-size:100%;">nella tradizione il rosmarino è considerato una delle piante magiche per eccellenza. </span><span style="font-size:100%;">In molti libri di Magia Verde e Stregoneria è indicato come sostituto adatto per qualsiasi ingrediente mancante.</span></p><p><span style="font-size:100%;">Nel libro di Charles Leland "Gypsy Sorcery and Fortune Telling" si accenna a una leggenda in cui un gruppetto di Streghe, trasformatesi in gatti, parte in barca per una lunga e avventurosa spedizione, al solo scopo di raggiungere una terra lontana per cogliere il preziosissimo rosmarino.<br /></span></p><p><strong><em><span style="font-size:130%;"><br /></span></em></strong></p><p><strong><em><span style="font-size:130%;">Sintonizzarsi con l'energia del Rosmarino</span></em></strong><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhY-RnDNFj1jpeUcE4QB-LVcCPqw7pA8dL3BnJiO7cZeXZr5a7EyN_3ug6UBlBySv4i7G4vqZ3cbPovwegjHVMaZDlnU7wHraqPLW563dXDa8Z_3S8BzeMDhMjjtNr6d1So82oP5lLCWSY/s200/IMG_0645.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5394042561770119282" style="float: right; margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 10px; margin-left: 10px; cursor: pointer; width: 150px; height: 200px; " /><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:100%;">Per fare Magia con le erbe non basta limitarsi a comprarle in erboristeria e poi seguire alla lettera le istruzioni di un libro di rituali e incantesimi. Bisogna conoscere a fondo la pianta con cui si vuole lavorare, e possibilmente coltivarla, coglierne le foglie e i fiori di persona e instaurare con lei un rapporto di reciproca empatia.</span></p><p><span style="font-size:100%;">Se non avete un giardinetto per coltivare il rosmarino, vi consiglio di tenerne un piccolo esemplare in casa, magari in un vaso, in un posto in cui possa godere della luce del sole per la maggior parte del giorno. Utilizzatela, sia nell'erboristeria casalinga, sia in qualche semplice e spontaneo rituale di protezione e di purificazione.<br /></span></p><p><span style="font-size:100%;">Ma soprattuto comunicate con lei. Sembra una banalità, ma le piante in casa raramente vengono guardate per quello che sono veramente: degli esseri viventi che, come tutto ciò che è vivo, gradiscono interagire con altri esseri viventi. In Natura l'interazione fra terra e piante, aria e piante, sole e piante, acqua e piante,</span><span style="font-size:100%;"> animali e piante</span><span style="font-size:100%;">, e persino fra piante e piante, è una cosa che avviene quotidianamente: gli uni hanno bisogno delle altre per sopravvivere, e viceversa. Ma una pianta in casa è isolata dal suo ambiente naturale, e a parte l'innaffiatura quotidiana, tende ad essere dimenticata, lasciata a sè stessa, come lo sono i tanti oggetti che la circondano.</span><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:100%;"><strong>Una pratica utile per sintonizzarsi con l'energia del rosmarino</strong> (o di qualunque altra pianta o albero) è quella di avvicinarsi, sfiorarla e cercare di percepire la vita che c'è in lei, la sua "personalità", il suo stato di salute. </span><span style="font-size:100%;">Coinvolgete tutti i vostri sensi: ammirate il verde cupo delle foglie alla base, e quello più acceso di quelle all'apice dei rametti, sentite il suo meravigloso profumo pungente e balsamico, tipicamente mediterraneo, tastate delicatamente le sue foglie rugose, </span><span style="font-size:100%;">assaggiatene il sapore amarognolo con la punta della lingua, </span><span style="font-size:100%;">ascoltate il fruscio contro le vostre dita...</span></p><p><span style="font-size:100%;">Le piante, come tutti gli esseri viventi, hanno un'<em>aura</em>, e percepirne lo strato eterico, cioè quello più esterno, non è difficile. Se si avvicina pian piano una mano alla pianta si dovrebbe facilmente </span><span style="font-size:100%;">percepire una sorta di densità maggiore rispetto allo spazio circostante. Se la si guarda con la coda dell'occhio, anche dal punto di vista visivo i suoi contorni presentano una densità maggiore.</span><span style="font-size:100%;"> Non sforzatevi di sentire chissà che cosa, di interpretare. </span><span style="font-size:100%;">Basta aprirsi e mettersi in ascolto, pochi</span><span style="font-size:100%;"> minuti ogni giorno. </span><span style="font-size:100%;">Pian piano imparerete a comunicare con la pianta e a</span><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOkvGD8r6uCAyEorFXLbef_A2B6XzWYC-muFhgAzg3lrLjpZrlnUEcbM9GOUIMtPULT_8LCuHrXkY-m0U75fPoHrbRmH5twPr6T1E2Xi59G5SoFJrHAjFQqoThtsYM5lEpTccUBCNDvAA/s200/fiorellino.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5394032081779414418" style="float: right; margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 10px; margin-left: 10px; cursor: pointer; width: 180px; height: 200px; " /><span style="font-size:100%;"> instaurare un rapporto </span><span style="font-size:100%;">di empatia con lei.</span></p><p><span style="font-size:100%;">Questo vi aprirà le porte a una consapevolezza più acuta delle energie con cui lavorate quando utilizzate le erbe durante un rituale o un incantesimo, ma specialmente vi farà sentire parte integrante della vita che permea l'Universo.</span><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:78%;">Le foto che compaiono in questo post sono state scattate da me. La terza immagine, invece, s'intitola "La cucina delle Streghe", ed è un'incisione da "De lamiis et pythonicis mulieribus" di Ulrich Molitor, Colonia 1489. E' stata scannerizzata dal libro di mia proprietà "Streghe" di Tersilla Gatto Chanu, Newton & Compton Editori.</span></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com46tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-15350618823658971692009-10-16T13:30:00.015+02:002011-07-15T00:17:44.054+02:00"Storie di fantasmi" di Edith Wharton<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid0-jzlQXp614N945UJfM5aG9-ptoLY_G_yOKBdGQ1JoitlFwvtqK7c2BQuqdCPh_wCPzKkWdD1YPeA88VLG4QOexQLtFy5BYmYFMwlW9N3A3hHgINaxrUo2rBeI43vNx6lKi9gxlgM6I/s1600-h/edith+wharton+4.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5393230296150052930" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid0-jzlQXp614N945UJfM5aG9-ptoLY_G_yOKBdGQ1JoitlFwvtqK7c2BQuqdCPh_wCPzKkWdD1YPeA88VLG4QOexQLtFy5BYmYFMwlW9N3A3hHgINaxrUo2rBeI43vNx6lKi9gxlgM6I/s200/edith+wharton+4.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 200px; margin: 0 0 10px 10px; width: 138px;" /></a><br />
<br />
Storie di vampiri, di lupi mannari, di fantasmi, di spettri e di case maledette, ho praticamente collezionato tutte le raccolte della Newton & Compton Editori, e in particolare ho apprezzato quelle curate da Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, grazie a cui ho conosciuto grandi autori come Nikolaj Vasil'evič Gogol' e Joseph Sheridan Le Fanu.<br />
<br />
Ma in particolare sono una patita delle ghost stories che vanno dalla metà dell'ottocento agli inizi del XX secolo, di racconti come "Il fantasma perduto" e "La camera a sud-ovest" di Mary Wilkins Freeman, "Le tre sorelle" di William Wymark Jacobs, "L'ombra nell'angolo" di Mary Elizabeth Braddon, "Celui-là" di Eleanor Scott, "L'ultima casa in C... Street" di Dinah Maria Mulock. Tutti capolavori, secondo me, fra le storie sul soprannaturale.<br />
<br />
In una delle raccolte citate rimasi colpita anche da un paio di racconti di Edith Wharton, l'autrice newyorkese vissuta a cavallo tra il XIX e il XX secolo, più nota per i suoi romanzi ambientati nel New England, fra cui "The Age of Innocence" per cui vinse il premio Pulitzer (nel 1993 Martin Scorsese ne trasse il film "L'età dell'innocenza") e per "Ethan Frome", che la critica considera il suo capolavoro. Ma fu proprio grazie a quei due o tre racconti sul soprannaturale che qualche anno fa mi innamorai di lei e del suo stile.<br />
<br />
In seguito seppi che Edith Wharton aveva scritto ben più di un paio di ghost-stories, e che amava esercitare la sua abilità in questo genere affascinante. Sono due le raccolte in cui lei riunì le sue storie di fantasmi: "Tales of men and ghosts" e "Ghosts". La prima, purtroppo, non è mai stata tradotta in italiano. La seconda è pubblicata in Italia con il titolo "Storie di fantasmi", ed è proprio il libro che intendo presentarvi in questo post.<br />
<br />
Perchè i racconti di Edith Wharton sono così speciali?<br />
Perchè lei è la regina della suspence. Perchè la suspence dura fino alla fine del racconto. Perchè il fantasma (se di fantasma vero e proprio si può parlare) non si rivela mai, ed è questa sospensione che si spinge oltre il finale della narrazione che fa rabbrividire.<br />
Questo elemento nelle sue storie è una costante.<br />
<br />
Inizialmente ci vengono presentati i protagonisti, in genere persone colte dell'alta borghesia, ironiche, dalla mentalità moderna, abituate a vivere in un contesto in cui il pragmatismo fa la parte del leone.<br />
Vivono in case moderne, con caloriferi e corrente elettrica("Ognissanti), oppure ereditano antiche proprietà in cui cercano - invano, si scoprirà più tardi - di introdurre la funzionalità e il comfort moderno tipici del XX secolo ("Il signor Jones"). O ancora, sono dei viaggiatori ("Il trionfo della notte" e "Una bottiglia di Perrier"), o delle pratiche governanti trentenni - che nei primi del '900 e negli ambienti dell'alta borghesia erano ormai considerate vecchie zitelle - in cerca di un impiego ("Il campanello della cameriera"). Non troveremo mai le inverosimili protagoniste romantiche e coraggiose dei romanzi di Ann Radcliffe, nè gli stucchevoli moralisti vittoriani che popolano i lavori di Bram Stocker.<br />
<br />
Le ambientazioni esterne e interne sono a volte in contrasto. Spesso la casa ha il ruolo di confortevole e caldo rifugio dalle intemperie esterne, ma presto si rivela una trappola ("Miss Mary Pask", "Il trionfo della notte"). Non in tutti i racconti è così, ma è certo che la magione svolge un ruolo importantissimo in ognuno di essi, perchè le sue stesse mura proteggono ciò che non dovrebbe essere e che non sarà mai svelato.<br />
<br />
Dopo aver dipinto il protagonista con tratti veloci e sapienti, ci si trova quasi immediatamente di fronte all'anomalia. Ma non è una manifestazione eclatante. Non ci sono presenze... il mistero è nell'assenza... In fondo allo stomaco sentiamo che, come direbbe Stephen King, "qui c'è qualcosa di terribilmente... <em>sbagliato</em>..." . <br />
<br />
In "Ognissanti" l'anziana pragmatica signora scopre che, una mattina, la servitù è improvvisamente scomparsa; in "Una bottiglia di Perrier" il protagonista fa un lungo viaggio per andare a trovare un conoscente, che al suo arrivo si rende misteriosamente irreperibile; in "Dopo" c'è un marito che, dopo una misteriosa visita, non fa più ritorno a casa; ne "Il Signor Jones" (il mio preferito) l'ereditiera cerca invano di sentirsi a casa propria nella nuova proprietà, perchè una misteriosa presenza-assenza, con la complicità dei domestici, vieta a qualunque estraneo di oltrepassare il portone d'ingresso, sia per entrare che per uscire, e custodisce il segreto di un tragico evento accaduto anni prima... <br />
<br />
Un altro elemento che contribuisce alla suspence sono i personaggi secondari, in genere servitori, giardinieri, guardiani, cameriere, cuoche, governanti... il loro ruolo è quello di far sentire ancora più isolato il personaggio principale, sapendo e fingendo di non sapere. Sembrano voler proteggere un qualche mistero insondabile, ma si tradiscono con il loro stesso atteggiamento - un improvviso impallidire, un repentino cambio di discorso... Anche se rispettosi delle convenienze, dimostrano ostilità al nuovo arrivato, perchè la sua curiosità porta scompiglio in una realtà che, pur essendo prigionia, ha da tempo trovato il suo perverso equilibrio, e sconvolgerlo può essere molto pericoloso per tutti coloro che vi sono coinvolti.<br />
<br />
Il racconto procede, accompagnato da una finissima analisi psicologica sui personaggi, fra ricerche e indagini, tra fatti ed eventi inspiegabili, che pian piano si ricollegano e generano l'illusione di avvicinarsi alla soluzione.<br />
<br />
Il finale genera sconcerto. Perchè si arriva a realizzare l'impotenza del protagonista e di tutti gli altri personaggi di fronte a fatti accaduti anni prima, l'impossibilità di cambiare la realtà, di sciogliere la ragnatela in cui tutti sono inesorabilmente imprigionati. Non c'è risoluzione, a volte manca persino la tragedia finale, e quando c'è, non ha certo il ruolo di catarsi. Serve solo a confermare che tutto resterà sempre come sempre è stato.<br />
<br />
I racconti di questa raccolta sono:<br />
-Ognissanti<br />
-Gli occhi<br />
-Dopo<br />
-Il campanello della cameriera<br />
-Kerfol<br />
-Il trionfo della notte<br />
-Miss Mary Pask<br />
-Stregato<br />
-Il signor Jones<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5393219690212337042" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGq8rb0I7PdRwTp5Y-FhBlCAxCI6zTna-2_9aE84cHaa7CrhCf2MoP4EGpFoQckj53s8ECBuSDNMzVs1KyzVg3kRmK4hWLQy2DhsjBJOphFOpsmoNPgelXrmufdf0gBi1_YeRZiBUC9_Q/s200/img137.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 200px; margin: 0 0 10px 10px; width: 121px;" /><br />
-Semi di melograno<br />
-Una bottiglia di Perrier<br />
<br />
Il volume "Storie di fantasmi" è edito da Biblioteca Economica Compton, curato da Gianni Pilo e Sebastiano Fusco. Traduzione di Gianni Pilo.<br />
<br />
<span style="font-size: 78%;"><br />
</span><br />
<span style="font-size: 78%;">Le immagini di questo post sono state scannerizzate dal libro "Storie di fantasmi" di mia proprietà. L'autore della foto "Biglietto d'auguri scritto a lume di candela" non è identificato; la foto proviene da Archivi Alinari, Firenze.</span>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-63216946187597146252009-10-14T16:23:00.004+02:002015-11-30T07:40:58.495+01:00Le fiabe popolari e il linguaggio archetipale<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
<div>
Qualche tempo fa, in un forum che frequento molto spesso, una ragazza introdusse un argomento che purtroppo non ebbe molto seguito, ma che personalmente mi intrigò molto. La discussione si incentrò più che altro sul linguaggio archetipico, ma era impostata in modo abbastanza generico.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Definiamo innanzitutto che cos'è l'archetipo.<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5392463846926284338" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3Itx1es-albYYfgVhgL6xmGh140Yl0oKNqWER6bRBw_xYGXBmnLZDpox-_98loqDMQ2qN-MehLnNO2ycJFDKVtEd5I8wgOkO_z5MOc-1EZLbLRcyINQNA3WYa1WG2euFsIETZn1fnYJE/s200/fiabe+romene+di+magia+2.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 120px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" /> </div>
<div>
In greco il termine "archétypon" significa: immagine primitiva, originale. </div>
<div>
Composto da arché (origine di tutte le cose) e typos (modello, immagine). </div>
<div>
La definizione da dizionario è: "primo esemplare, ciò che è all'inizio e funge da modello". </div>
<div>
Per Kant l'Intellectus archetipus è l'intelletto divino, che non ha bisogno dell'esperienza sensibile per intuire la realtà. </div>
<div>
La definizione che ci interessa di più ai fini del nostro discorso è però quella che ha dato Carl Jung: "L'archetipo è il contenuto dell'inconscio collettivo, le idee innate e la tendenza a organizzare la conoscenza secondo modelli predeterminati innati". </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Nella prima parte di quella discussione ne vennero elencati ventidue. In realtà gli archetipi sono molto più di ventidue, ma leggendo quei primi mi vennero subito in mente gli Arcani Maggiori, è non è un caso se anche il percorso dei Tarocchi sia in realtà una sorta di alfabeto archetipico basato sulle immagini.</div>
<div>
A quel punto il moderatore del forum intervenne elencando i sette typos di base da cui deriverebbero tutti gli altri archetipi: morte-rinascita, viaggio, femminile, maschile, nemico ed eroe, e il Sé, che interagisce con i primi creando gli altri archetipi.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Fin da piccola sono sempre stata un'appassionata di fiabe popolari, e appena sentii nominare quelle sette figure di base mi sovvennero subito le carte di Propp: per chi non lo sapesse Vladimir Jakovlevič Propp fu un linguista russo studioso di folklore che analizzò i meccanismi e le figure principali attorno a cui ruotano tutte le fiabe popolari del mondo. Ne ricavò 31 elementi circa, che vennero poi chiamati "le carte di Propp". Le carte di Propp vengono utilizzate ancora oggi nelle scuole a scopo didattico per far comprendere meglio i meccanismi su cui si basa la fiaba, uno dei generi letterari che ho sempre trovato più affascinanti. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Mi ricordo di un tema sulla fiaba che scrissi con grande passione in prima media, mi pare, su Propp e su queste sue carte da me considerate quasi magiche. </div>
<div>
Se sono stata attratta da sempre dai racconti popolari, forse è proprio perchè inconsciamente già allora cercavo di scoprire i segreti del linguaggio archetipico, già sentivo il bisogno e l'urgenza di imparare a comprendere e padroneggiare un linguaggio che potesse mettermi in comunicazione con tutto l'Universo. Ogni volta che sentivo anche solo nominare le carte di Propp, mi sembrava di entrare in un argomento che aveva del magico.<br />
<div>
A dodici anni mi ero letta e riletta le tre raccolte di Italo Calvino "Fiabe italiane"(Italia settentrionale, centrale, meridionale e insulare), e partendo da lì avevo incominciato ad appassionarmi in modo quasi maniacale alle fiabe popolari di tutto il mondo (quelle rumene, poi, mi avevano affascinato in maniera incredibile).</div>
</div>
<div>
<br /></div>
<div>
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5392464733390361602" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzt93JcY_p2t2KKj83vb6QhJOCD-3dOYkMou6NH9CFk9UVXFeQyhyphenhyphen2-ZFbKIkiC5bQyWu741jsCNZHvoCh5yM5L1MlVM3vNwR4eIcMby4Okn9h1y98rclFxAfZ_ka2ncFX5vwyZp1ctuk/s200/fiabe+romene+di+magia+1.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: left; height: 122px; margin: 0 10px 10px 0; width: 200px;" />Ogni cultura ha archetipi riconducibili alle elaborazioni dei sette typos di base, e le fiabe popolari ne sono la dimostrazione. </div>
<div>
Proprio perchè non si può sapere esattamente quando sono nate, perchè sono state tramandate nelle generazioni e perchè ogni narratore che si accingeva a raccontarne una inevitabilmente variava, aggiungeva o toglieva dei particolari di volta in volta, le fiabe popolari utilizzano un linguaggio archetipico universale.<br />
<div>
In esse manca la contaminazione del pensiero soggettivo di uno specifico autore, per questo possono essere definite a buon diritto delle fonti inesauribili di archetipi. Perchè gli elementi che le compongono sono delle costanti in tutto il mondo: fanno parte dell'inconscio collettivo.</div>
</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Osservando gli elementi delle carte di Propp notiamo che la maggior parte delle fiabe è la cronaca di un' iniziazione : il protagonista, l'allontanamento da casa, il divieto imposto all'eroe (che ricorda molto da vicino il "Geiss", una costante nei miti Celtici), l'infrazione del divieto da parte dell'eroe, l'antagonista, la prova da superare, il superamento della prova, ecc... sono tutti elementi che ricordano molto da vicino i typos sopra indicati: <i>morte-rinascita, viaggio, femminile, maschile, nemico ed eroe. </i></div>
<div>
In alcune fiabe rumene (e chissà in quante altre che io non conosco neanche) avevo trovato addirittura la figura dell' Albero della Vita, un elemento cosmogonico comune ai miti di diversi popoli (Yggdrasil è il primo che mi viene in mente). </div>
<div>
Nella fiaba russa che vi ho presentato in un altro post (vedi "<a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/10/una-fiaba-popolare-russa-sul-tema-della.html">Una fiaba popolare russa sul tema della Metamorfosi</a>") viene affrontato il tema della metamorfosi e della sfida fra alunno e maestro, riconducibile al mito di Ceridwen e Gwion, eppure per quel che ne sappiamo in Russia non si ebbero mai contaminazioni di cultura celtica. Inoltre, fiabe popolari provenienti da diversissime parti del mondo si assomigliano fra di loro in una maniera impressionate.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5392470504122376386" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFMTajyGPbS_Lpv9u8aV-IJtIm4LmTIp3h8Vovnh7LpbMtyK0EJpO2TBMwJeyYGXoihk9QDca73HI3A2OTo0gO0Rm2gFc2Dfs4wKjhO7KGQ5DhFPXZd24AKsoy6iYluPgSwPC2-d3ktBo/s200/fiabe+romene+di+magia+3.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: left; height: 200px; margin: 0 10px 10px 0; width: 120px;" /></div>
<div>
Nei giorni in cui stavo sostenendo la discussione sul linguaggio archetipico, ne parlai con mia madre, perchè la cosa mi intrigava parecchio. Casualmente, proprio in quel periodo lei stava leggendo "Donne che corrono coi lupi" di Clarissa Pinkola Estès, una psicoanalista la cui opera mostra come anche le fiabe popolari, attraverso l'analisi degli archetipi e dei simboli che contengono, possono essere una medicina per l'anima. </div>
<div>
Io non lo sapevo, ma esiste anche una categoria di curanderi e curandere che utilizzano le storie per guarire.</div>
<div>
In "Donne che corrono coi lupi" fiabe provenienti da ogni parte del mondo, dalla russa "Vassilissa e Baba Jaga" alla inuit "La Donna Scheletro", dall'africana "Manawee" alla germanica "Le Scarpette del Demonio", sono analizzate fino all'essenza per trovare gli elementi primari che sorreggono l'intera struttura del racconto, e mettere in evidenza la figura archetipica con cui l'essere umano è entrato in conflitto e che ha bisogno di riconoscere per poter guarire nel profondo dell'anima.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Quando più tardi mia madre mi prestò quel libro, vi trovai tutto quello che avevo intuito in quei giorni e cercato fin da bambina. Attraverso la passione maniacale che a dieci anni avevo per la fiaba, per un certo arco di tempo avevo tentato disperatamente di conoscere me stessa e di guarire le mie ferite. Ricordo come le trascrivevo e le analizzavo per mio conto, in una sorta di goffa e inconsapevole autoterapia, come prediligevo le fiabe dove l'eroe o l'eroina si scontra con lo strano, col macabro e l'inquietante, per realizzare che ciò che inizialmente fa paura è la premessa necessaria per risolvere l'enigma e arrivare a capo della propria iniziazione.</div>
<div>
</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Esistono fiabe che affrontano il tema dell'esilio, altre quello della ricerca, dell'illusione, dell'inganno, della riunione con l'altra metà, del ritorno alle proprie radici (che non necessariamente coincide col ritorno a casa): ogni fiaba è un pozzo profondo millenni, da cui possono venire alla luce tutti gli archetipi esistenti. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Ogni fiaba è uno fra gli innumerevoli frammenti dello specchio della nostra anima. </div>
<div>
Ogni fiaba può aiutarci a trovare il coraggio di riconoscere il nostro lato-ombra, di fronteggiarlo, di accettarne l'indispensabile esistenza. </div>
<div>
Ogni fiaba, proprio come accade agli eroi che ne sono protagonisti,<img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5393609254160756754" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfAUz8bdF-qKXGx6UMMu43o73Snro7voaB1CQ0NKbz89xxprcdqT6amSkclntbOviEwQ3_nHobbRxUWdb7NKDHrvov9dmVGxgNHcJWowUc2a_AXgyR92ycACzuXWaivGNM6nMg57-a32M/s200/drago+rumeno+3.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: right; height: 154px; margin: 0 0 10px 10px; width: 200px;" /> può guidare anche noi nel lungo viaggio per ritrovare le nostre radici. </div>
<div>
Ma va scavata in profondità.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
<div>
<span style="font-size: 78%;">Le immagini di questo post sono state scannerizzate dal libro "Fiabe Romene di Magia" di Marin Mincu, RCS Libri S.p.A., Milano, di proprietà della Biblioteca Marazza di Borgomanero; l'autore delle illustrazioni non è citato nel libro. </span></div>
Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-73852907908947467592009-10-12T09:54:00.005+02:002011-01-24T12:44:18.500+01:00Un esercizio energetico per arrivare alla fine di una giornata sfiancante<p><span style="font-size:130%;"><strong><em><br /></em></strong></span></p><p><span style="font-size:130%;"><strong><em>"Attirare in sè l'energia della Terra"</em></strong></span></p><p>Oggi mi è venuta voglia di condividere un esercizio energetico, che in tantissime occasioni mi ha salvato dall'addormentarmi in piedi sul posto di lavoro (sono operaia di III livello in una rubinetteria), o dall'accasciarmi sulla sedia con la testa ciondolante quando seguivo qualche conferenza o convegno noioso (nella mia ditta sono rappresentante della sicurezza, e spesso devo partecipare a questo genere di eventi). </p><p>Io ho il vizio di andare a letto molto tardi, perchè la giornata lavorativa mi porta via otto ore, e<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 154px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrNynL0ORjM0IaAiik4zs7dbKtq7ZvLYEUH451YC30RVEDfZEUggq7bjNInRfx2AU6Sw4u5nVg3TGHURnZZjInrgtLTc4zNumT5yAhkClEfAkwfWR87JEwRnhlmP0btOIeyaoVahz2ZCM/s200/ATTIRARE+LA+TERRA.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5391685809469182450" /> nelle restanti devo partecipare a certe iniziative FIM, fare la spesa, sistemare la mia casa alla bell'e meglio, preparare la cena e così via... Così sono costretta a dedicarmi a me stessa e a quello che mi piace fare durante le ore notturne. E il giorno dopo crollo. Penso che questo sia un problema di molti, vero?</p><p>L'esercizio che sto per proporvi ha lo scopo di rinvigorirvi <em>momentaneamente. </em>Questo vuol dire che appena avete l'occasione di recuperare un po' di sonno (e vi consiglio di cercarvela al più presto), vi metterete a dormire, chiudendo un attimo la porta su tutto il resto: il sonno è una cosa fisiologicamente fondamentale, non se ne può fare a meno (è' quello che continuo a ripetere anche a me stessa, ma dopo un paio di giorni ricasco sempre nelle mie cattive abitudini).</p><p>Ma veniamo all'esercizio. Io lo chiamo "Attirare in sè l'energia della Terra". Mi sono ispirata a una pratica che Silver RavenWolf nel suo "Calderone Magico" ha battezzato "Il Cerchio di Stelle". So che adesso molti "puristi", al nome di quest'autrice, avranno fatto una smorfia... poco m'importa. A me la RavenWolf piace, le sue tecniche sono semplici ed efficaci e per me hanno funzionato in molte occasioni. Questa pratica più che mai. </p><p>Quest'esercizio può essere utile a tutti: mamme, casalinghe, operai, impiegati, e tutti i lavoratori in generale, che si dedichino alla Magia Naturale oppure no.</p><p><strong>1) </strong>State in piedi ed eretti, con le gambe leggermente divaricate, i piedi ben piantati al suolo.</p><p><strong>2) </strong>Tenete il braccio destro lungo il fianco, con la mano aperta e il palmo rivolto a terra. L'altro braccio è invece proteso in avanti, leggermente inclinato verso il basso: la mano dev'essere all'altezza dell'inguine, aperta con il palmo rivolto verso l'alto. *</p><p><strong>3)</strong> Stringete a pugno la mano sinistra, come se steste impugnando il coperchio di un pentolone.</p><p><strong>4) </strong>Ora incominciate a sollevare lentamente il braccio sinistro davanti a voi, come se aprendo il coperchio del pentolone immaginario, tiraste dentro di voi anche le energie della Terra. La visualizzazione dev'essere spontanea, se chiudete gli occhi vi riuscirà meglio. Il gesto del braccio che si solleva dev'essere comunque molto lento.</p><p><strong>5)</strong> Mentre sollevate il braccio, dovreste sentire un'ondata di energia salire in verticale attraverso il vostro corpo, come se voi foste una piscina che si riempie d'acqua dal basso. Il livello dell'energia sale man mano che sale il vostro pugno (e il coperchio del pentolone) davanti a voi. Potreste sentire un formicolio, un calore, o semplicemente un senso di rigenerazione nel vostro corpo. </p><p><strong>6)</strong> Quando il coperchio arriva all'altezza della vostra faccia, incominciate ad arcuare il braccio. Il coperchio dovrà infatti salire fin sopra la testa. Il vostro pugno alla fine del movimento deve giungere a una distanza di circa 20-30 cm. al di sopra della testa. </p><p><strong>7)</strong> Rimanete così in tensione per una decina di secondi. Sentite la tensione dell'energia salita dalla Terra, che ora vuole "esplodere" fuori dalla vostra testa. Ma voi la terrete lì ferma ancora un pochino, perchè abbia il tempo di rigenerare le vostre energie personali.</p><p><strong>8)</strong> Ora scagliate il braccio in avanti e verso l'alto, proprio come se steste lanciando un sasso in un lago di fronte a voi. Ora che ha compiuto il suo lavoro, l'energia salita dalla Terra può esplodere ed essere restituita all'Universo. Se volete potete immaginare di sentire nella vostra testa il suono di un'esplosione, o potete anche gridare qualcosa come "Buumm!" ((se siete all'interno della toilette del vostro posto di lavoro ve lo sconsiglio per ovvi motivi: in ogni caso gridare non è strettamente necessario ai fini della riuscita dell'esercizio).</p><p><strong>9)</strong> <img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 153px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXma0RB7nX-GPfPou_8aQ-MD1MmXD-JVndPPsobvvgyJYntY3hZD9tRmduP0GS9lDUc0vSTPN_HS_oja2XHxuv-l4zBzzH0mZVV6bcxfVERC1GLZciK6PYlKUl4b6ATVkIsm3aBEVXyvw/s200/ANTICA+COME+LA+TERRA....jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5391683635519695042" />Qualsiasi sia la religione a cui appartenete, dopo aver concluso quest'esercizio non dimenticate di <strong>ringraziare la nostra Madre Terra.</strong> Chi pratica Magia Naturale e chiunque sia abituato a fare esercizi bioenergetici, meditazione o Yoga può radicarsi, centrarsi e così via. Ma credo che anche un semplice ringraziamento mentale possa coronare degnamente la fine di questa pratica.</p><p>Come vi ho già fatto intendere, questo esercizio si può fare in qualsiasi momento della giornata. Basta chiudersi in un bagno e nessuno ci disturberà. Dura meno di una minzione, quindi nessuno vi guarderà in modo strano quando uscirete dalla toilette.</p><p>Esistono in realtà tantissimi altri modi di attirare le energie della Terra dentro di noi. Questo mi è sembrato uno dei più semplici ed efficaci, non richiede grandi capacità di visualizzare, concentrarsi, respirare in modi particolari. Cercate solo di mantenere un respiro regolare, e di concentrarvi sull'immagine di questo enorme coperchio. Credo che chiunque, anche la persona meno allenata possa arrivare alla fine dell'esercizio con la soddisfacente sensazione di essere notevolmente più in forma di quando ha cominciato.</p><p><br /></p><p>* Silver RavenWolf indica la posizione delle braccia invertita: braccio sinistro verso il basso,<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 145px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjb5sTpPq3omfEqDJo_jTJK-XqSCq58467W0Kj4IP8qBGIFpYeiofu9lY-TqZdIHx7z3rPWzB1ZWqoUd0QqSnxFFBiBOEk4kyMfgmGK2dKXVrSQcgxePYdARKu-pPjZQnnXDB27tZefC1o/s200/drago+di+terra.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5391694161546186338" /> braccio destro teso in avanti. Provate in entrambe i modi, e vedete quello che vi si conface di più. Inoltre la RavenWolf non specifica di partire dall'inguine: sembra sottintendere che il movimento di sollevamento debba partire dal plesso solare. Io preferisco farlo partire dalla base della spina dorsale, perchè è lì che si trova il centro energetico che ci collega alla Terra.</p><p><br /></p><p><span style="font-size:78%;">Le prime due immagini di questo post sono state scannerizzate dal libro di mia proprietà "Il Tesoro di Masquerade" di Kit Williams, tradotto e reinventato per l'Italia da Joan Arold e Lilli Denon, Emme Edizioni; l'autore delle illustrazioni non è citato nel libro. La terza immagine è stata scannerizzata da una delle carte di mia proprietà facenti parte de"L'Oracolo dei Druidi" di Phillip e Stephanie Carr-Gomm, Edizioni Il Punto d'Incontro. L'autore dell'illustrazione è Bill Worthington.</span></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-46988856088728229692009-10-10T19:36:00.001+02:002010-01-17T21:19:32.854+01:00Una fiaba popolare russa sul tema della Metamorfosi<div><br /></div><div><br /></div><div>Ho trovato questa antica fiaba russa che, pur non provenendo dalla cultura celtica, nell'ultima<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 154px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFiWu1ALOb3Dlt4NYqbvrTaAGzFHRXXWQazc0fb9Xe7_0vrOvwsT8Lad3y9R9KZGlIiKYCaTBFViwOSprlDPyN28q3NekqVm3j5E8pKP7124wV9Tulg6pI3V1NvWpOsrH5Lp4OZSq8_JQ/s200/METAMORFOSI.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5391086867533506978" /> parte ricorda molto da vicino il mito in cui Ceridwen insegue Gwion, in una continua succesione di metamorfosi, in una sfida fra alunno e maestro. </div><div>Inoltre, se qualcuno di voi ha letto "Il mulino dei dodici corvi", si renderà conto quanto questa fiaba, o forse una sua variante proveniente dal nord della Boemia, abbia ispirato Otfried Preussler, l'autore di quel meraviglioso romanzo, di cui una volta o l'altra farò una recensione.</div><div>Ve la racconto qui, davanti al nostro Vecchio Focolare. </div><div>E' tratta da "Antiche fiabe russe" (Giulio Einaudi editore), una raccolta di fiabe compilata dal 1855 al 1864 dal linguista Aleksandr Nicolaevic Afanasjev e tradotte in questo volume da Gigliola Venturi. </div><div>Ho cercato di riassumerla un po', ma la parte riguardante le metamorfosi l'ho lasciata quasi </div><div>così com'era: era troppo bella per essere amputata qua e là! </div><div>Ho voluto mantenere anche il modo di raccontare ricco di espressioni colloquiali, in cui il tempo presente si mischia con il passato remoto, e certe frasi tipiche come "da non immaginare, nè indovinare, nè con la penna raccontare" che ho trovato più volte in questo volume. </div><div>Da notare anche come la metamorfosi del protagonista avviene sempre </div><div>"contro l'umida terra", a mostrare che anche nelle fiabe popolari, </div><div>come nell'Arte Magica, l'elemento Terra è quello che per eccellenza </div><div>trasmuta, rielabora e trasforma. </div><div><br /></div><div><b><i><span class="Apple-style-span" style="font-size:medium;">L'Arte Magica</span><span class="Apple-style-span" style="font-size:medium;"> </span></i></b></div><div><br /></div><div>C'era una volta una vecchia povera e misera. Aveva un figlio che </div><div>voleva avviare un'arte che gli permettesse, pur non lavorando, di </div><div>mangiare e bere a volontà, e di andare in giro ben messo. </div><div>A chiunque chiedesse, tutti scoppiavano a ridere: "Un'arte simile non </div><div>la troverai mai!" </div><div>Ma la vecchia vendette la sua piccola isba e disse al figlio: </div><div>"Preparati, che andiamo a cercare un guadagno facile!". E così partirono. </div><div>Fosse vicino, fosse lontano, arrivarono ad una tomba. La vecchia, </div><div>stracca dal camminare, si sedette e dalla stanchezza diede un lamento: </div><div>"Oh!". D'improvviso ecco sbucar fuori un vecchio che chiede: "Cosa </div><div>vuoi, che t'occorre? Io sono Oh!" </div><div>Per quanto la vecchia si scusasse, non riuscì a liberarsi del </div><div>misterioso figuro, e dovette alla fine spiegargli il motivo del loro </div><div>viaggio. </div><div>"Dàllo a me il tuo figliolo, lo ingegnerò io. - disse Oh - A un patto </div><div>però: torna qui fra sette anni precisi, e io te lo mostrerò. Se lo </div><div>riconoscerai pigliatelo pure, non ti chiederò un soldo per </div><div>l'insegnamento. Ma se per tre volte non lo riconoscerai, resterà </div><div>sempre con me!" </div><div>Passarono sette anni, e la vecchia si recò alla tomba. Non appena ebbe detto "Oh!" si vide dinanzi il vecchio. </div><div>"Batjuska, sono qui per il mio figliolo" disse la vecchia. Oh mandò un fischio possente, e d'improvviso volarono dodici fringuelli, si posarono a terra e comiciarono a gorgheggiare. </div><div>"Su vecchia, se vuoi tuo figlio riconoscilo e prenditelo!" disse Oh. </div><div>Ma la vecchia pianse, perchè non seppe riconoscere suo figlio. Disse </div><div>Oh: "Tutti questi sono uomini, e non fringuelli: tutti loro, come te, </div><div>cercavano un guadagno facile e son rimasti da me in eterno, perchè i </div><div>loro genitori non seppero riconoscerli. Adesso torna pure fra tre </div><div>anni." </div><div>Dopo tre anni la vecchia tornò alla tomba, e al posto dei fringuelli </div><div>Oh le mostrò dodici colombi. </div><div>E anche questa volta la vecchia non seppe riconoscere il suo figliolo. </div><div>Disse Oh: "Fra tre anni avrai la tua ultima occasione: se non lo </div><div>riconoscerai neanche allora, di' pure addio a tuo figlio!" </div><div>Dopo tre anni la vecchia va per l'ultima volta a cercare il figlio. </div><div>E cosa ti vede: vicino a un'osteria è legato un cavallo a uno steccato, </div><div>che le parla con voce umana: "Salute mammina! Non stupirti, sono tuo figlio! Il padrone è venuto con me all'osteria, e ora sta lì a far baldoria. Quando verrai alla tomba vedrai dodici stalloni, uguali di statura, grossezza e pelame: conta sette da destra, e quello sarò io!" </div><div>Così, arrivata alla tomba, la vecchia riuscì a riconoscere il figlio, </div><div>e per quanto Oh si fosse indispettito dovette lasciarli andar via </div><div>insieme. </div><div>"Ora mammina, io posso tramutarmi in quello che mi pare. Puoi vendermi come stallone a signori e mercanti per tre biglietti da mille, e guadagnare facile! Ma ricorda, non dar via la briglia per niente al mondo, toglila e tienila tu, altrimenti non mi rivedrai più!" </div><div>Per due giorni madre e figlio guadagnarono assai bene, e alla fine </div><div>della giornata il figlio ritornava come se niente fosse. Ma il terzo giorno le venne incontro un mercante che lei non riconobbe. </div><div>Quando la vecchia fa per togliere la briglia al bel morello, il </div><div>mercante dice: "Che fai nonna! Dove s'è mai visto vendere un cavallo </div><div>senza briglia! Basta ingannar la gente!". La buttò a terra, saltò in </div><div>groppa al cavallo e si fece riconoscere: era Oh. Frustò il cavallo e </div><div>sparì. </div><div>Per tre giorni e tre notti Oh cavalcò il suo stallone, lo picchiò e </div><div>speronò a sangue, galoppando senza sosta per monti e colline. Poi </div><div>arrivò a un'osteria, legò il cavallo mezzo morto allo steccato ed </div><div>entrò a bere e a gozzovigliare. </div><div>Proprio in quel momento passava una ragazza, e il cavallo le chiese di </div><div>torgliergli la briglia. Liberato che fu, galoppò in aperta campagna. </div><div>Oh si accorse della fuga, e si lanciò all'inseguimento. </div><div>Il cavallo sente che lo rincorrono, si gettò nell'umida terra, si </div><div>tramutò in un cane levriere e corse più presto di prima. Allora Oh si </div><div>tramutò in un lupo e via, dietro al cane! Per poco non lo raggiunge, </div><div>per poco non lo fa a pezzi! Il cane vede che ha la morte sul naso, si </div><div>getta contro l'umida terra, si tramuta in un orso e vuol strozzare il </div><div>lupo; il lupo indovinò e divenuto leone si lancia arditamente contro </div><div>l'orso. Ma quello era furbo, si gettò contro l'umida terra e un bianco </div><div>cigno volò nell'aria; e Oh dietro, tramutato in falco lucente. </div><div>A lungo volarono, e il falco stava per raggiungere il cigno, ecco che </div><div>lo colpisce! Il cigno vide in basso scorrere il fiume, si lanciò </div><div>dritto nell'acqua, si tramutò in una perca, drizzò le pinne. Allora il </div><div>falco divenne un luccio, non s'allontana dalla perca, le nuota dietro. </div><div>Nuota nuota, finalmente giunsero alla riva, e lì sulla sponda c'era </div><div>una principessa che lavava la biancheria. La perca salta fuori </div><div>dall'acqua e tramutatasi in anello d'oro rotolò ai suoi piedi. La </div><div>principessa raccolse l'anello e rimirandolo se l'infila al dito. Oh si </div><div>tramutò nuovamente in mercante, e le ordina di restituire l'anello, </div><div>come se fosse suo. Lei s'arrabbiò, si tolse l'anello e lo gettò a </div><div>terra. L'anello si frantumò in tanti grani di miglio, e un semino </div><div>capitò nella babbuccia della ragazza. Allora il mercante si tramutò in </div><div>un gallo, beccò il miglio, battè le ali e gridò: "Chicchirichì! Chi </div><div>volevo me lo son pappato!". Qui l'ultimo semino rotolò fuori della </div><div>babbuccia, cadde a terra e divenne un avvoltoio veloce. L'avvoltoio si gettò sul gallo, l'aggranfò con le sue unghie e cominciò a tirare e a strappare: si vedevano solo le penne volare! </div><div>"Non s'è mai visto che un gallo mangiasse un avvoltoio!" disse alla fine, e lo fece in due </div><div>pezzi. Poi si gettò a terra e divenne un così bel giovane da non immaginare, nè indovinare, nè con la penna raccontare; e sposò la principessa. </div><div>Alle nozze anch'io sono stato, birra e idromele ho bevuto, sulla barba </div><div>scivolò, nulla in bocca capitò. Della fiaba il fine si tocca, all'eroe </div><div>di sidro una brocca!</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="font-size:78%;">L'immagine di questo post è stata scannerizzata dal libro di mia proprietà "Il Tesoro di Masquerade" di Kit Williams, tradotto e reinventato per l'Italia da Joan Arold e Lilli Denon, Emme Edizioni; l'autore dell'illustrazione non è citato nel libro.</span> </div>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-20260433696953980632009-10-10T17:25:00.005+02:002009-11-21T09:32:06.434+01:00I Tarocchi: il mazzo classico<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDRRbbOlWd_h_W-beu5khtQ-9aj2UvVXS5p92ltYTqOfXMPS25027xMmRVfp-64_D7KWgGav6ZkkxcLe5u4irASIbdCeE5MK6KZRNsF6hmFHNDg351kg1Mna7DzhBs1NeHstZfPNnMUd8/s1600-h/matto+e+ruota.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 176px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDRRbbOlWd_h_W-beu5khtQ-9aj2UvVXS5p92ltYTqOfXMPS25027xMmRVfp-64_D7KWgGav6ZkkxcLe5u4irASIbdCeE5MK6KZRNsF6hmFHNDg351kg1Mna7DzhBs1NeHstZfPNnMUd8/s200/matto+e+ruota.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5391758360275504082" /></a><br /><br /><div>Fra i mazzi di Tarocchi che si trovano in commercio, nell'ultimo secolo ne sono spuntati di tutti i tipi. </div><div>Molti autori, artisti e occultisti, disegnando nuovi mazzi, hanno apportato delle innovazioni, talune apprezzabili tal'altre molto meno, sia dal punto di vista grafico che da quello simbolico.</div><div>Qualcuno ha voluto reiventare i nomi delle carte, qualcun altro ha addirittura cambiato il valore e di conseguenza la posizione di certe carte nel mazzo, sfalsando perciò il senso del percorso iniziatico rappresentato dagli Arcani Maggiori (vedi il mazzo Rider-Waite, dove il numero VIII de "La Giustizia" è stato scambiato con il XI de "La Forza" per tenere in piedi la corrispondenza con le 22 Vie dell'Albero della Vita). </div><div>Eliphas Levi, seguito poi a ruota da diversi altri occultisti, è persino arrivato a rinnegare i 56 Arcani Minori prendendo in considerazione soltanto i Maggiori per far combaciare a tutti i costi questi ultimi con le lettere dell'alfabeto ebraico. <br />I Tarocchi sono un sistema di archetipi che ha avuto origine indipendente dall'alfabeto ebraico, e le teorie di occultisti come Eliphas Levi e Oswald Wirth vanno prese con le pinze. </div><div>Negli ultimi vent'anni, poi, sono spuntati come funghi anche mazzi molto fantasiosi, ispirati a tormentoni new age o a best-sellers vari... Non mi stupirei se un giorno vedessi in vendita on line e nelle librerie più fornite i "Tarocchi di Harry Potter"! </div><div>A molte persone potranno piacere, ma personalmente tutta questa baraonda di "novità", che in realtà mi sa tanto di minestra riscaldata, mi lascia un po' perplessa...</div><div> </div><div>Per chi non si fosse proprio mai avvicinato all'universo dei Tarocchi, scrivo questo post in cui presento il mazzo più classico che ci sia, il Tarocco di Marsiglia, da un punto di vista puramente descrittivo, in modo da dissipare un po' la confusione che può generare nei "neofiti" il multicolore mondo dell'editoria odierna. </div><div>Non cercherò di mettere vicino ad ogni Arcano il significato simbolico del soggetto in esso rappresentato. Per approfondire quest'argomento ci vorrebbe un' opera di molte pagine, e in un altro post vi ho recensito un libro che secondo me è l'ideale per incominciare uno studio serio sui Tarocchi. </div><div>Solo una raccomandazione: quando leggete e osservate i Tarocchi, cercate sempre di ascoltare il vostro inconscio, perchè è lì che si trova l' "alfabeto" del linguaggio universale degli archetipi. </div><div>Se in una lettura compare "Il Diavolo", cercate di distaccarvi dalle convenzioni religiose che vedono in lui soltanto perversione e distruzione. Pensate che la rappresentazione del Diavolo cristiano è in realtà l'immagine di antiche divinità delle foreste (ad esempio Pan) il cui ruolo predominante era risvegliare la sessualità, gli istinti e la libertà di espressione. Se spunta "L'Eremita" non fermatevi all'aspetto monacale di quel vecchio. Osservate la sua postura, la lanterna che regge per farsi luce, il paesaggio circostante, la direzione del suo sguardo... Meditate sul significato profondo che ogni immagine ha per voi in quel momento.<br /> </div><div><br /></div><div><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 176px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIIuHeoreY489D0ZO6dFIsUyPp2_0DwUTNXbi4rnnEPPjW8vYEKkUVp8TVIY6_bDHLjxNELbelld6JvH-4Hzliyzqo2y0-VwFHhTOosBXP0lACoyA2vEK56ix9QRZigTxXqFr1EdGTc5Y/s200/la+morte+e+la+luna.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5391758527506548002" />Il Tarocco di Marsiglia, e anche la maggior parte di tutti gli altri mazzi, è formato da 78 carte, suddivise in Arcani Maggiori e Arcani Minori. </div><div>Gli Arcani cosiddetti Minori sono tutte quelle carte che poi sono sopravvissute nel classico mazzo da gioco: 14 per ogni seme (spade, bastoni, coppe e denari, che secondo certi, oltre ai quattro elementi Aria, Fuoco, Acqua e Terra, rappresenterebbero le quattro classi sociali del periodo fra il medioevo e il rinascimento: cavalieri, contadini, nobili e mercanti), dieci numerate da 1 a 10 più altre quattro figure: il Fante, il Cavaliere, la Regina e il Re. </div><div>Anzi, per la verità nel mazzo da gioco è stato soppresso il Cavaliere, e in quelli più diffusi i semi sono stati sostituiti con quelli di origine francese: picche, fiori, cuori e quadri.</div><div>Quindi, tornando ai Tarocchi, in tutto abbiamo 56 Arcani minori (14 x 4).</div><div>Gli Arcani Maggiori, detti anche Trionfi, sono le 22 carte i cui disegni emblematici rappresentano soggetti a cui diversi studiosi spesso danno diversi significati.</div><div>Esse sono:</div><div><br /></div><div>0-Il Matto (io lo considero come prima carta perchè è senza numero, altri considerano il Bagatto come la prima e il Matto come l'ultima della serie; a differenza degli altri Arcani, originariamente nel Tarocco di Marsiglia il numero in cima alla carta non compariva)</div><div>I-Il Bagatto (o il Mago)</div><div>II-La Papessa (molti pagani preferiscono chiamarla Sacerdotessa)</div><div>III-L'Imperatrice</div><div>IIII-L'Imperatore</div><div>V-Il Papa (anche qui i pagani preferiscono Sacerdote)</div><div>VI-L'Innamorato (in altri mazzi la carta è chiamata "Gli Amanti")</div><div>VII-Il Carro</div><div>VIII-La Giustizia</div><div>VIIII-L'Eremita</div><div>X-La Ruota di Fortuna</div><div>XI-La Forza</div><div>XII-L'Appeso</div><div>XIII-Arcano XIII o Arcano senza Nome (in altri mazzi è denominata "La Morte". A differenza degli altri Arcani, originariamente nel Tarocco di Marsiglia compariva solo il numero 13 in alto)</div><div>XIIII-Temperanza</div><div>XV-Il Diavolo(i pagani preferiscono in genere "Il Dio Cornuto")</div><div>XVI-La Torre</div><div>XVII-La Stella</div><div>XVIII-La Luna</div><div>XYIIII-Il Sole</div><div>XX-Il Giudizio</div><div>XXI-Il Mondo</div><div><br /></div><div>Ci sono autori che consigliano di cominciare a praticare la lettura dei Tarocchi dagli Arcani <img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 177px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9-c08pj3pHdWv9pG189ziLkH7SBLLGwyt7um28uwU1xR3A8i3jc8v3RFxI4mABurRAyfplYJSr3iP5CmsX7I8PC0Q5Ycjg1O70CCN9L8jS9ZCjTm3z1Raxzu1XHa21_vhrvI6a3-eetc/s200/il+sole+e+il+mondo+2.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5391757758536855314" />Maggiori, perchè le figure sono più facili da memorizzare e i significati sono (in apparenza) più immediati. </div><div>Non mi stancherò mai di ripetere che in realtà ognuna di queste figure contiene un universo di significati. <br />Certi mazzi hanno illustrazioni che, secondo me, tendono a banalizzarli: i Rider-Waite, per esempio, sono abbastanza diffusi, hanno disegni forse più gradevoli, ma io li trovo più scontati e molto meno intriganti del Tarocco di Marsiglia.<br /></div>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1945650315102812093.post-72443680080803150262009-10-10T15:48:00.001+02:002009-11-02T23:42:21.804+01:00Una lettura coi Tarocchi: l'ostacolo che si trasforma in trampolino<p><br /></p><p>Vorrei condividere con voi un modo di leggere i Tarocchi, semplicissimo ed essenziale ma molto significativo. La dinamica è la stessa di quello che Jodorowsky nel suo libro "La Via dei Tarocchi" ha battezzato "il conflitto", ma per via del significato leggermente diverso che attribuisco a questo tipo di lettura, io preferisco chiamarlo "L'ostacolo che si trasforma in trampolino".</p><p>Gli arcani da estrarre sono soltanto due: il primo rappresenterà, in una data situazione, lo scopo che ci siamo prefissi, il nostro traguardo, o il nostro desiderio. Il secondo rappresenta l'ostacolo principale che si frappone fra noi e la nostra realizzazione.</p><p>Mi piace disporli come indicato nel "conflitto" di Jodorowsky: sotto lo scopo, sopra l'ostacolo.</p><p><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 194px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWS9vbE7zYxAc7lZU2Svpi4H7fvnwBJclVxvZ-OuSjc-VlbUA6W27c8v7kcI8DCGfZziqHR97ixNPgCeBIc6muB2XWsqBeFYpwFGZrc9Hm8BthRxQLJqts5gZMTdhY5wAQXYFtCfrD-p8/s200/l'ostacolo+sopra.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5391689286499082162" />Osserviamo ciò che le carte sembrano comunicarci a prima vista. Quali sono i simboli, le immagini che subito ci riportano alla nostra situazione? Cos'è che rappresenta, nel primo arcano, il nostro desiderio? E nel secondo arcano, quello sovrapposto, dov'è che possiamo individuare il vero ostacolo che ci divide dalla manifestazione del nostro scopo? Ci avevamo mai pensato? E' possibile che avessimo attribuito la causa degli impedimenti a qualcosa di più superficiale di ciò che stiamo trovando su queste immagini? O, al contrario, a qualcosa che pensavamo fosse troppo difficile per noi da affrontare? Spesso i Tarocchi ci invitano a guardare la situazione da un punto di vista nuovo, che non avevamo mai preso in considerazione.</p><p>Ora scambiamo il posto delle due carte. Posizionando il primo arcano in cima, vedremo finalmente il nostro desiderio risalire in superficie, alla luce del sole. E' un po' come vedere la propria situazione realizzata. Come ci insegna il pensiero Magico, dobbiamo imparare a pensare e a vivere come se la soluzione dei nostri problemi si fosse materializzata nel presente. Questo non significa ignorare i problemi. Significa semplicemente mutare il proprio atteggiamento, il proprio animo da uno stato di disperazione a uno stato di calma, di tranquillità.</p><p>E il secondo arcano dov'è finito? Proprio sotto alla realizzazione del nostro scopo. Ne è diventata<img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 194px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFurlwBgfYT0fnzq5oitItbc4lSdnpIX962m4OU8PFzjrNiJE6CNob3f7bFwfben_YGTnuuS27cd0225LSPfdR2QrZHdSSVIbIvwUohjN_XdFRqxu_-WIS0oCSXyJ2eX7DB3BG0K87Q9M/s200/lo+scopo+sopra.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5391689543831637378" /> <em>la base, la premessa necessaria</em> affinchè la nostra realizzazione trovi adempimento. Quello che prima rappresentava semplicemente un ostacolo insormontabile, è diventato ora il nostro trampolino di lancio. Dobbiamo imparare a utilizzarlo come se lo fosse, approfittarne come se fosse un'occasione imperdibile per cogliere l'attimo e andare in avanti. Guardatelo come più vi piace: come un trampolino, appunto, o come un muro da scalare, una porta da aprire, o anche come un segnaletica rudimentale, lasciata da qualcuno che ha deciso di aiutarvi nel momento in cui vi siete persi nella foresta intricata della vita.</p><p>Osservate le carte, date spazio alla vostra immaginazione, perchè soltanto così potrete individuare i simboli che hanno davvero significato per voi, solo per voi, in questo preciso istante, in questa situazione. Lasciate perdere le interpretazioni tradizionali alla Vanna Marchi, dove la regina di picche è sempre e solo una maliarda dai capelli bruni, dove La Torre è sempre e solo un simbolo di distruzione e rovina, e "L'Appeso" è simbolo di impotenza. In commercio esistono addirittura mazzi di Tarocchi per principianti, dove vicino al nome dell'arcano c'è il significato da attribuire alle carte, cose come "rabbia", "invidia", "felicità"... se state utilizzando uno di questi, per favore, cercate di ignorare quelle fastidiose scritte in fondo alla carta, che in teoria dovrebbero facilitare la consultazione, ma che personalmente trovo limitanti, adirittura castranti. E cambiate mazzo al più presto. </p><p>Cosa vedete <strong><em>voi </em></strong>in quelle immagini? Cos'è che sta parlando direttamente a voi, ora? Lasciate che sia il vostro cuore ad ascoltare. Cercate di comprendere il Linguaggio dell'Universo. (vedi "<a href="http://ilvecchiofocolare.blogspot.com/2009/10/che-cose-in-realta-la-divinazione_10.html">Che cos'è la Divinazione</a>?")</p><p><br /></p>Arcanahttp://www.blogger.com/profile/01885642501833478271noreply@blogger.com1