lunedì 28 dicembre 2009

La Rabdomanzia. Parte III: Strumenti e modalità con cui è praticata in tutto il mondo


Sommario:

-Tavole di legno, babbucce e vecchie chiavi

-Il pendolo nel mondo

-Il corpo come strumento di divinazione


Anche se non in tutti i casi si può parlare di rabdomanzia (o di radioestesia), sono rimasta molto colpita nell'apprendere quante tecniche divinatorie con principi simili siano diffuse in tutto il mondo dalla notte dei tempi. 

La rabdomanzia e la radioestesia sono fondamentalmente basate su un sistema binario e su uno strumento il cui equilibrio è precario, caratteristica fondamentale perchè lo strumento in questione risponda prontamente ai movimenti più impercettibili dei muscoli del ricercatore rivelando il responso dato dalla sua consapevolezza superiore (vedi "I principi della rabdomanzia" nell'articolo La Rabdomanzia. Parte I: La Bacchetta del Rabdomante).

Dopo aver dedicato i post precedenti alla bacchetta da rabdomante e al pendolo, vediamo come in tutto il mondo sono stati ideati altri strumenti che rispondono a questi requisiti.


Tavole di legno, babbucce e vecchie chiavi

In certe zone dell'Africa troviamo uno strumento molto diverso sia dal pendolo che dalla bacchetta biforcuta: si tratta di una tavola di legno da sfregare sulla mano, o sul determinate parti del corpo. Quando la tavola si blocca, la risposta alla domanda posta all'oracolo è positiva. Se ci pensiamo, anche in questo caso la rottura di un equilibrio è sempre l'elemento rivelatore: la tavola striscia senza interruzione fino a quando un movimento involontario dell'indovino non la frena. Questo metodo è utilizzato in Sudan e nel Congo presso gli Azande, e nello Zimbabwe presso i Bemba. 

In Zaire presso gli Apagibeti le tavole da sfregare sono due, piatte e levigate e larghe come il palmo di una mano. Le tavole sono inumidite con acqua e una mistura di erbe: anche in questo caso vengono sfregate, e quando si bloccano l'indovino ottiene una risposta.


Anche in Afghanistan troviamo uno metodo molto particolare: in "Segni e presagi", il libro di cui vi parlavo nel post sul pendolo, l'autore narra un aneddoto affascinante ambientato a Kabul riportato da un testimone oculare, in cui la padrona di una ricca casa intende individuare fra i componenti della servitù l'autore del furto di un calice d'argento. 

Il rituale consiste in questo: chiamata la sorella, la padrona estrae da una borsetta di broccato un paio di pantofole che conserva da parecchio tempo per occasioni come queste. Prima di tutto, con un martello conficca un grosso chiodo in una delle due babbucce. Poi con un pezzo di carbone disegna un cerchio a terra, e lo cancella con l'altra. Quindi lei e la sorella tengono sospesa la prima pantofola in mezzo a loro, ognuna appoggiando gli indici sulle estremità del chiodo.

Uno ad uno, i servi vengono convocati davanti a loro e la padrona, rivolgendosi alla pantofola, domanda se il servo presente è il colpevole del furto con questa formula: "Oh, Nona, io reco il nome del tuo compagno e ti chiedo chi è il ladro. E' Aqbal?" La babbuccia resta immobile ogni qual volta un servo o una serva innocenti le si parano davanti. Verso la fine, quando al cospetto dell'oracolo  si presenta una delle ultime assunte, la pantofola rivela la sua colpevolezza oscillando improvvisamente verso l'alto, e descrivendo un angolo retto perfetto! 


Nel suo libro "La radiestesia, mezzo di conoscenza universale" il francese R.P.J. Jurion ricordando un episodio della sua infanzia scrive:  "Una veggente [...] ricorreva al seguente sistema: inseriva una chiave tra le pagine di un Vangelo di San Giovanni, tenuto chiuso con una cordicella, e reggeva la testa della chiave con gli indici delle due mani, posti l'uno contro l'altro; se si scarta da questo sistema quel tanto di occultistico e superstizioso, si trova un equilibrio fragile, che può rompersi con facilità." In sostanza anche quella guaritrice di campagna aveva ideato una sorta di "pendolo" efficace. 


Il pendolo nel mondo

La divinazione con il pendolo è diffusa in tutto il mondo, e lo strumento è costituito dai materiali più vari.

In Vietnam,sul delta del Tonkin, le donne usano legare un anello a uno dei loro lunghi capelli lisci, e lo tengono sospeso a una mappa per individuare persone scomparse; nel Suriname (Guyana Olandese) si usa un pezzo di tubo appeso a un filo: se il pendolo rimane immobile la risposta è positiva; nell'India settentrionale si usa uno strumento di nome shanam, costituito da una scatola sospesa a una catena: se lo shanam resta immobile la risposta è negativa; nelle Filippine si usa come pendolo una pietra, un pezzo di ferro o un tizzone ardente; gli indovini Eschimesi usano una vasta gamma di materiali da appendere a un filo: ciottoli, teschi di animali, immagini degli Spiriti Guardiani scavate nel legno, persino scarpe o cappelli delle persone che hanno bisogno di un responso; i Cherokee usano una moneta d'oro o d'argento, un pezzo di piombo, o comunque sempre qualcosa che proviene dalla Terra; ad Haiti gli indovini usano un anello appeso a un filo per stabilire l'innocenza o la colpevolezza di una persona: se l'anello oscilla avanti e indietro la persona è innocente, se descrive dei cerchi è colpevole.

In molte regioni il pendolo è utilizzato nella pratica della guarigione. 

Nella parte più settentrionale di quello che una volta era l'Impero Russo, le guaritrici diagnosticavano le malattie tenendo un crocifisso sospeso su una pagnotta coperta da un setaccio capovolto, sul cui bordo erano incisi i nomi dei mali allora più frequenti.

In Finlandia le indovine, mentre utilizzavano il pendolo, intonavano a occhi chiusi una cantilena particolare: "Se la malattia è mortale, oscilla in senso orario; se è causata da una maledizione, oscilla in senso antiorario; se viene dall'Acqua, va verso il Lago; se viene dalla Terra, va verso il Nord.".


Il corpo come strumento di divinazione

Anche il nostro corpo può essere usato come strumento per una pratica divinatoria basata sui principi della rabdomanzia.

Una tecnica diffusa sia in Himalaya che fra i beduini Siwa e Garah della Libia  per decidere se intraprendere un viaggio pericoloso è  quella di stendere le mani davanti a sè, con le dita degli indici o dei medi distanti che puntano l'uno verso l'altro. A occhi chiusi e lentamente si avvicinano le dita: se queste arrivano a toccarsi il responso sarà favorevole, se invece il contatto non avviene in modo preciso sarà meglio rimandare. Questa sequenza si ripete tre volte e il responso viene sempre rispettato.

Un altro metodo molto particolare in cui vigono gli stessi principi della rabdomanzia è la kiniesiologia, una tecnica diagnostica e terapeutica non riconosciuta dalla medicina convenzionale. Anche la kiniesiologia utilizza come strumento il corpo umano.

In "Segni e Presagi" ho trovato un esperimento interessante per sperimentare la kiniesiologia, stabilendo quale sarà la cura migliore per una persona indisposta. Per sintetizzare cercherò di spiegarlo a modo mio.

Bisogna essere in due: la persona indisposta e l'indovino. 

1) Si resta in piedi uno di fronte all'altro. L'indisposto chiude gli occhi.

2) L'indovino mette nella mano destra dell'indisposto una zolletta di zucchero e gli chiude la mano a pugno.

3) L'indisposto solleva il braccio fino ad avere il pugno davanti e sè, con il palmo della mano rivolto verso il proprio viso.

4) L'indovino spinge verso il basso il pugno fino alla posizione di partenza, facendo caso alla resistenza che l'indisposto oppone al suo gesto.

5) Si ripete la stessa sequenza rispettivamente con un'aspirina, una pasticca di vitamine, una bustina di tè e una di camomilla (o altri oggetti, a seconda dell'indisposizione)

6) Quando l'indisposto oppone una maggior resistenza alla sollecitazione dell'indovino, l'oggetto che tiene in mano in quel momento è la "medicina" ideale per guarire.

Una forma simile alla kiniesiologia, anche se non necessariamente utilizzata in ambito terapeutico, si trova presso gli Eschimesi. L'indovino avvolge l'estremità di un filo intorno alla testa di colui che pone la domanda, e lega l'altra estremità a un bastoncino. L'uomo con il filo attorno al collo si stende a terra e pone la domanda anche mentalmente. L'indovino solleva il bastoncino: se la risposta è positiva la testa dell'uomo diventa così leggera da alzarsi quasi da sola, se è negativa diventa così pesante che l'indovino non riesce a sollevarla.


Si potrebbe andare avanti per ore a citare tecniche divinatorie che hanno molto in comune con la rabdomanzia. La maggior parte di queste informazioni le ho trovate in "Segni e presagi", il libro che vi ho citato più volte in questi miei articoli. Ho preferito tralasciare molti altri esempi forniti da quel libro, perchè si basavano semplicemente su un sistema binario indipendentemente dallo strumento utilizzato, ma che alla fine con la rabdomanzia non avevano più molto a che vedere visto che il risultato dipendeva da varianti casuali, non legate ai movimenti inconsapevoli del ricercatore.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails