Sommario:
-I principi della rabdomanzia
-Esperimenti con la bacchetta (Costruire e reggere una bacchetta a Y; La ricerca)
-Una semplice tecnica per liberare la mente prima di cominciare
La rabdomanzia (o radiestesia, per usare un termine più moderno) è una pratica che mi ha sempre affascinato, e già da un po' di tempo avevo voglia di parlarne nel Vecchio Focolare. Il fatto è che scrivere di rabdomanzia in maniera ampia e completa, in un blog sarebbe troppo complesso: in commercio ci sono molti libri validi su quest'argomento. In questo post e in quelli che seguiranno cercherò semplicemente di mettere in luce gli aspetti principali di questa tecnica, e senza la pretesa di fare un discorso pseudoscientifico, di invitare chi è curioso e intraprendente a sperimentarne le dinamiche.
In genere la parola "rabdomanzia" evoca l'immagine del cercatore di acqua, metalli, oggetti nascosti e tesori per mezzo di una particolare verga a forma di Y. In realtà, però, questa tecnica è sempre stata praticata da moltissime popolazioni con gli strumenti più disparati, e con finalità divinatorie: determinare il volere degli Dei, predire il futuro, persino stabilire la colpevolezza dei condannati nei processi o determinare le cause di malattie sconosciute.
La rabdomanzia fu considerata per lunghissimo tempo come opera diabolica, ma alla fine del XYII secolo L. de Vallemont incominciò ad occuparsi dei primi studi moderni su questa pratica con la sua opera "La physique occulte ou Traité de la baguette divinatoire" (1693). Oggi, per indicare tutti i fenomeni compresi nel termine "rabdomanzia", si usa preferibilmente il nome "radiestesia" (sensibilità a radiazioni), nato probabilmente dai primi tentativi di spiegare scientificamente questo fenomeno con la tesi che dagli oggetti nascosti (acqua e metalli) partissero speciali radiazioni che i rabdomanti riuscivano a captare. Secondo il testo "La radiestesia" di R.P.J. Jurion, che ho trovato molto interessante, questa tesi è ormai superata. Jurion sostiene che la radiestesia sia in realtà un mezzo di conoscenza universale basato sull'intuito del praticante, una teoria simile a quella che espongo più avanti in questo post. Attualmente molti respingono come scientificamente infondate le tesi dei radioestesisti, altri ammettono che entro certi limiti la radioestesia abbia un fondamento. Io parlerò di rabdomanzia con un approccio empirico, ma soprattutto sciamanico.
Vediamo come funziona, a grandi linee, questa affascinante pratica divinatoria.
I principi della rabdomanzia
Come molte forme di divinazione, anche lo scopo principale della rabdomanzia è quello di comunicare con la propria consapevolezza superiore e con l'inconscio collettivo. In questo caso la risposta perviene attraverso i movimenti più impercettibili del corpo (che in una visione olistica è un tutt'uno con l'anima), movimenti che vengono poi trasmessi a uno strumento.
Gli strumenti della rabdomanzia più conosciuti sono il pendolo e la classica bacchetta a Y. Nelle tradizioni di tutto il mondo, però, possiamo trovare anche rabdomanti che utilizzano gusci di tartaruga (in Nigeria), fili avvolti su bastoncini (presso i Kasha, Nord America), aghi galleggianti (presso i Cherokee), tavolette di legno (in Sudan), chiavi infilate nelle bibbie (nelle campagne italiane) e lo stesso corpo umano (in Himalaya).
Che cos'hanno in comune tutti questi strumenti? Analizziamo brevemente i più conosciuti: il pendolo e la bacchetta.
Il pendolo è costituito da un filo (di qualsiasi materiale) alla cui estremità inferiore è fissato un peso (vedi La Rabdomanzia. Parte II: il Pendolo).
La bacchetta a Y è costituita da un ramo biforcuto o da due verghe di legno piuttosto flessibile (come quello di nocciolo), di cui due estremità vengono legate fra di loro, mentre le altre due vengono sorrette (non impugnate) nelle mani del rabdomante, in modo che la Y resti puntata in avanti in un equilibrio precario.
E' proprio questo il denominatore comune agli strumenti dei rabdomanti: l'equilibrio precario. Il rompersi improvviso di questo equilibrio costituirà la risposta. Il rabdomante pone il quesito: quando il pendolo incomincerà a oscillare o la bacchetta sembrerà essere strattonata improvvisamente verso il basso, in quel momento si avrà la risposta.
Se la divinazione viene praticata in modo corretto, la rottura dell'equilibrio è provocata da un movimento impercettibile del rabdomante, impercettibile a lui stesso. La sua mente, durante l'atto, dev'essere completamente libera, così che la sua consapevolezza interiore possa percepire la risposta dall'Universo e comunicarla al corpo. Il corpo, attraverso lievissimi movimenti dei muscoli, comunica il movimento al pendolo (o alla bacchetta, alla tavoletta di legno, al guscio di tartaruga, ecc...), e l'equilibrio precario si rompe.
Nella rabdomanzia, la risposta in genere è basata su un sistema binario: è un sì o un no, o comunque una sola fra due possibili scelte. Il quesito che si dovrà porre durante l'atto di divinazione dovrà dunque essere una "domanda chiusa". Se il problema è più complesso, si dovrà scomporlo in più elementi, in modo da andare ad esclusione ed arrivare ancora una volta a poter porre una domanda chiusa (quando parlerò del pendolo spiegherò più dettagliatamente questo concetto).
I principi della rabdomanzia si basano quindi sulla capacità del nostro corpo di percepire la risposta corretta a una domanda, e sulla fragilità dell'equilibrio dello strumento che si utilizza.
In questo primo post sulla rabdomanzia prenderò in considerazione uno dei due metodi più conosciuti, la bacchetta, e descriverò una semplice tecnica per liberare la mente in modo da influenzare il meno possibile i risultati con la volontà cosciente, con i propri desideri e le proprie aspettative.
Esperimenti con la bacchetta
Anni fa, un po' per gioco un po' sul serio, io e degli amici ci eravamo divertiti a costruire delle bacchette da rabdomanti con rami di nocciolo, dopo che il giardiniere del Parco Marazza di Borgomanero aveva appena finito con la potatura. Ci eravamo prefissati di trovare delle sorgenti sotterranee, e le nostre bacchette si abbassavano sempre nelle vicinanze della fontanella (ma guarda che caso!). Ovviamente quella non era vera rabdomanzia, perchè mentre lo facevamo ci prendevamo in giro a vicenda, e, per quanto mi riguarda, sicuramente non avevo preparato la mente in modo adeguato a liberarla da ogni pensiero, condizionamento o desiderio che fosse di trovare l'acqua. Però in quell'occasione capii come dovevano essere tenute le bacchette, e alla fin fine vi posso confessare che qualcuno dei tentativi di quel giorno fu fatto con serietà: quando tutti gli altri persero l'interesse per quella mattana, io incominciai a gironzolare per conto mio, silenziosa e un po' più concentrata con le mie belle bacchette di nocciolo, cercando di influire il meno possibile sul loro movimento, e trovai diversi punti dove queste si piegavano improvvisamente verso il basso. Non verificai mai se in quelle zone si trovasse effettivamente dell'acqua sotterranea, ma questa fu un'altra utile lezione: quando ci si allena in una pratica come la rabdomanzia, è sempre bene avere la possibilità di verificare se la risposta che si è trovata corrisponde al vero.
In seguito provai ancora, per conto mio, ad applicarmi più seriamente. Una volta la rabdomanzia mi è stata utile per ritrovare un paio di occhiali da sole che avevo perso durante una passeggiata coi cani, in un campo erboso vastissimo vicino al fiume Sesia. L'erba era molto alta, e cercarli a occhio nudo sarebbe stata una vera impresa. Ma ero certa di averli persi lì, in mezzo a tutto quel verde. Mi dovetti munire di molta pazienza, perchè lavorando con le bacchette bisogna dividere mentalmente il campo in vare sezioni, e passarle in rassegna tutte quante. Ma ritrovai gli occhiali molto prima di quanto mi aspettassi: all'improvviso la bacchetta puntò verso terra, e fui davvero entusiasta quando mi ritrovai davanti i miei begli occhiali da 5 euro!
Gli esperimenti che vi propongo fra poco li ho provati in diverse occasioni durante le passeggiate che faccio coi miei cani, e anche se non sempre mi sono riusciti devo dire che la percentuale di successo è stata considerevole... e poi mi ci sono divertita!
Costruire e reggere una bacchetta a Y
Gli usi della bacchetta sono forse più limitati di quelli del pendolo, perchè come strumento è meno adatta a cercare risposte di tipo metafisico, o a fare indagini su una cartina topografica. Però è uno strumento divertente, perchè con essa possiamo tranquillamente agire all'aperto, e allenarci a cercare acqua, metalli, oggetti smarriti e sentieri.
Cercate due rami di nocciolo abbastanza sottili, lunghi all'incirca 3 spanne. Usando uno spago legatene insieme due estremità, molto saldamente. Tenete in ciascuna mano le altre due estremità dei rami, e allargateli in modo da formare una Y (come nel disegno di destra). Ora tenete le mani con i palmi verso l'alto, e sorreggete le due estremità, piegando le dita perchè non vi sfuggano di mano, ma in modo tale da lasciar libera la vostra bacchetta di oscillare in seguito a qualsiasi sollecitazione. La Y deve puntare davanti a voi.
La ricerca
Ora potrete sbizzarrirvi a cercare delle cose intorno a voi. Per esempio, durante una passeggiata potreste mettervi in cerca di un fiore o di un' erba particolare che non balza subito all'occhio, o di una zona dove questa cresce di preferenza. Nel periodo di settembre-ottobre potreste provare a sperimentare la rabdomanzia nel campo della ricerca dei funghi. Potreste cercare anche un sentiero o una strada sterrata che conduce a una certa frazione che si trova nei dintorni. I risultati di questi due tipi di indagini sono facilmente verificabili. Un po' meno la ricerca dei percorsi abituali di certi animali selvatici, anche se sarebbe interessante localizzare le tane e i nidi dellle specie che vivono nella vostra zona.
Concentratevi mentalmente sulla questione. Visualizzate l'erba o il fungo da trovare, l'animale di cui vi interessa seguire le tracce (ovviamente dev'essere una specie che vive nella vostra zona), o il segnale stradale con la scritta del paese o della frazione che volete raggiungere.
Prima di incominciare la ricerca vera e propria, è importante che stabiliate consciamente una convenzione: per esempio, che appena raggiungerete la direzione giusta per la vostra ricerca la bacchetta incomincerà a oscillare, e che quando arriverete a trovare l'"oggetto" prefissato la bacchetta punterà decisamente verso il basso. Questo non interferirà con la veridicità della ricerca: si tratta semplicemente di stabilire un codice d'intesa con il proprio corpo. E' un po' come dirgli: "Quando troverai la strada giusta, dammi questo segnale, e io capirò".
Ora potete incominciare a camminare verso le varie direzioni, con la punta della vostra bacchetta in avanti. Osservate il suo comportamento. Questo è il momento di agire con la mente libera dai condizionamenti e dalle aspettative. Fatevi da parte, e lasciate fare al vostro corpo. Ci vorrà un po' di pazienza.
Osservate semplicemente la bacchetta, seguite le sue oscillazioni man mano che diventano più decise. Appena raggiungerete l'erba, la frazione o l'albero su cui si trova il nido dell'uccello (per esempio) che vi eravate prefissati di trovare, la bacchetta potrebbe anche strattonare improvvisamente all'ingiù. Tutto dipende dalla vostra sensibilità, dall'allenamento, e dalla capacità che dimostrete di non farvi condizionare dalla volontà cosciente.
Un esercizio più semplice potrebbe essere quello di individuare i quattro punti cardinali. Stabilite di individuarne uno solo, per esempio il Sud. Girate su voi stessi con la vostra bacchetta fra le mani. Dovrete girare molto molto lentamente. Se non vi riesce al primo tentativo provate di nuovo. Quando vi troverete rivolti a Sud, la bacchetta dovrebbe abbassarsi. Questo esercizio mi è riuscito abbastanza spesso. Ovviamente vi conviene portare con voi una bussola per verificare la correttezza del risultato.
Una semplice tecnica per liberare la mente prima di cominciare: "La Fontana"
Mi sono ispirata a una tecnica proposta nel libro "Segni e presagi" di Sarvananda Bluestone, proprio nel capitolo che parla di pendoli e rabdomanzia. L'ho semplificato di molto, perchè quando si è in giro per boschi è molto più semplice liberare la mente e mettersi in sintonia con l'ambiente vivo che ci circonda, anche senza esercizi elaborati, e perchè penso che dal punto di vista psichico la pratica con le bacchette sia un po' meno difficoltosa di quella con il pendolo.
1)In piedi ed eretti, con le gambe leggermente divaricate e i piedi ben piantati al suolo, chiudete gli occhi.
2)Fate dieci respiri profondi, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca.
3)Concentratevi sulla sommità della vostra testa. Cercate di far scorrere tutte le vostre energie verso quel punto, e lasciatele uscire verso l'alto come una fontana. Pensieri di qualsiasi tipo, desideri, immagini: buttate fuori tutto dalla vostra testa.
4)Rimanete per un paio di minuti concentrati sull'immagine della fontana. Ora siete pronti per cominciare a sperimentare con la vostra bacchetta.
Questo breve esercizio, per quanto semplice, non è da trascurare, perchè sia con la bacchetta, e ancora di più con il pendolo, vi accorgerete di quanto è facile influenzare i risultati secondo le nostre aspettative. Invece, mai come nella rabdomanzia, il nostro intelletto deve farsi da parte e accontentarsi del ruolo di osservatore. Ancora una volta, è il nostro Sè che deve comunicare con il resto dell'Universo, cogliere i suoi segnali e trasmetterli al corpo, che a sua volta trasmetterà i suoi movimenti impercettibili allo strumento che abbiamo costruito perchè questi possa parlarci in modo chiaro e inequivocabile.
Nei prossimi post parlerò del pendolo (vedi La Rabdomanzia. Parte II: il Pendolo), che è un metodo un po' più complesso ma anche più versatile, e nella terza puntata dedicata alla rabdomanzia passerò in rassegna la sorprendente varietà di forme che può assumere questa pratica antichissima, e la fantasia con cui è stata applicata presso tutti i popoli della terra.
La prima e l'ultima immagine di questo post sono state scannerizzate dal libro di mia proprietà "La radiestesia" di R.P.J. Jurion, edito da Hoepli. La prima è una stampa raffigurante un rabdomante nel XVII secolo e s'intitola "La recherche des eaux souterraines" (autore F. Vercelli), l'ultima è un'incisione in legno raffigurante una ricerca di sorgenti presso Vitruvio (dall'edizione "De Architectura", Argentorati, 1543). Le due immagini centrali sono state disegnate dal mio ragazzo Jimmi per illustrare in modo dettagliato com'è fatta una rudimentale bacchetta da rabdomante, e il modo corretto di impugnarla. Grazie Jimmi, sei un vero artista!!!